“Ho denunciato gli estortori che sono stati condannati, ma con loro sono stato condannato anche io a un isolamento sociale e a restare senza lavoro”: Bennardo Mario Raimondi si sfoga così ripensando a tutte le sue vicissitudini. Da artigiano ceramista molto apprezzato a quasi senza lavoro, il passo è stato breve.
“Avevo una bella fabbrica a Borgo Molara e il negozio in via Malaspina a Palermo. Ho avuto varie vicissitudini per cui ho avuto la necessità di chiedere soldi a degli usurai – racconta Raimondi – e, dato che il lavoro allora c’era e potevo pagare, non mi preoccupai più di tanto convinto di poter far fronte alle loro richieste con tassi di interesse esorbitanti. Del resto le banche, quando hai veramente bisogno, ti chiudono le porte in faccia”.
“Poi ci sono state delle disgrazie in famiglia: la morte del mio unico fratello, la morte di un mio figlio a 4 mesi di vita – continua Raimondi -, mia moglie con problemi di salute seri tanto da tentare il suicidio a causa del dolore per la perdita del bambino. Tutti questi problemi familiari mi hanno rallentato il lavoro”.
Gli usurai dietro la porta
Ed è allora che sono cominciati i guai?
“Praticamente. Non sono stato più in grado di pagare gli strozzini che mi hanno anche minacciato. Ma sono anche diventati estortori, tanto da esser costretto a vendere la casa che avevo a Borgo Molara . Con il ricavato dalla vendita della casa ho saldato i debiti con gli usurai, ma ho chiuso l’attività, licenziato gli operai e ho visto svanire tutto”.
Ha potuto quindi riprendersi?
“No. Perché non era finita la mia odissea. Perché è facile dire denunciate, sarete aiutati, non è così. Io oggi, se tornassi indietro, credo che non denuncerei nessuno. Prenderei tutto ciò che mi è rimasto e me ne andrei a lavorare al Nord Italia. Perché con la mia manualità, con quello che è il mio lavoro, non dico che sarei diventato ricco, ma oggi potrei stare bene e star tranquillo. Qui a Palermo non ha avuto il supporto che mi sarei aspettato, a cominciare dal Sindaco dal quale non ho mai avuto il piacere di essere ricevuto”.
Abbandonato dalle istituzioni
Ma dopo aver denunciato gli estortori ha ricevuto aiuti di Stato?
“Io ho ricevuto dallo Stato solo 20mila Euro, su un danno di quasi 300mila euro. Ho dovuto ricomprare un minimo di attrezzature, la macchina che mi era stata rubata… questi soldi sono stati niente. Ho maturato la convinzione che un boss è più gradito di uno come me alla società. Ho perso amici, clienti, parenti. Al funerale di mio padre, giorni addietro, c’erano una quindicina di persone, la chiesa vuota. Ma a prescindere dal funerale, che si può pensare che sia stato per il Covid, a casa non abbiamo visto nessuno, nessuna visita di condoglianze.
“Quando io stavo bene economicamente, tutti venivano a bussare alla mia porta, inclusi i parenti. Oggi non viene a bussare nessuno, nemmeno una telefonata anzi, se telefono io, mi chiudono il telefono in faccia. Ho lottato a lungo per migliorare la mia situazione. Mia figlia ha dovuto trasferirsi al nord Italia, sia perché le opportunità di lavoro erano lì, sia perché era minacciata. L’altro mio figlio è ancora al liceo, studia con profitto.
I problemi economici
Ora è morto mio padre: io ho 300€ di pensione d’invalidità, riesco a vendere 100/200€ di materiale al mese, che è niente, 150€ pago questo piccolo garage che ho trasformato in laboratorio, 650€ l’affitto di casa poi ci sono le utenze….diciamo francamente che si tirava avanti grazie alla pensione di mio padre. Se anche volessi cercare una casa più piccola, non sono in grado di offrire le garanzie che vengono richieste. Ho chiesto al Comune una casa, anche piccola, di quelle tra i beni confiscati alla mafia. Ho chiesto aiuto al parrocco, ma ancora aspetto risposte. Ho chiesto aiuto per pagare le spese del funerale di mio padre e ho avuto più riscontro da un tam tam di Fb che dai conoscenti”.
Lei ha provato a creare laboratori per bambini o per ragazzi?
“Io ho chiesto più volte alle scuole di farmi fare dei laboratori, sono disposto a farli gratuitamente, poi col passa parola nelle famiglie sono certo che qualcosina riuscirei a venderla. Tra l’altro c’è una legge regionale che mi consentirebbe, facendo il laboratorio in una scuola, di vendere contestualmente qualcosa”.
Insegnare un mestiere
“Sono disposto a spiegare dall’inizio alla fine, pezzo per pezzo, come si fanno le statuine in argilla. Di fatto è trasferire un mestiere. Ho avuto fatte promesse, anche da Amministratori pubblici, ma non si è mai concretizzato nulla. Ho chiesto al Comune la possibilità di lavorare, non voglio regalato niente….solo lavorare. Avevo fatto un accordo con Aeroviaggi per andare nei villaggi a insegnare come si lavora l’argilla, allo stesso tempo avrei avuto la possibilità di farmi conoscere e di vendere qualcosa. Ma col Covid è stato tutto bloccato e spero che sia solo rimandato all’anno prossimo. Io voglio lavorare, ribadisco, non voglio regalato niente, solo lavorare. Anche perché per me non è solo il lavoro per il guadagno. La mia è una passione, un’arte. A me piace, quando vengono i bambini, ad esempio, regalare loro qualcosa per farli avvicinare a quest’arte.
Le associazioni antiracket
Ma le associazioni antiracket?
“Nemmeno le associazioni antiracket mi hanno sostenuto. Delle 7 associazioni antiracket che ci sono a Palermo, l’unica che una volta ha acquistato degli oggetti per Natale è stata Solidaria. Ogni anno, poi, Salvatore Borsellino, con le Agende Rosse, mi ha dato la possibilità di mettere un banchetto alle manifestazioni, anche il 19 luglio, e vendere qualcosa. Quest’anno, a causa del Coronavirus, non è stato possibile”.
Come realizza le sue statuette? Ha gli stampi?
“No! Le statuette sono tutti pezzi unici, fatti pezzo per pezzo a mano. Ho realizzato una natività in stoffa e terracotta, il San Giuseppe è alto 80 cm ed è interamente fatto a mano. Sono Maria, Giuseppe, Gesù e un pastorello, per il lavoro che c’è dietro e l’accuratezza, dovrebbe avere un valore commerciale di circa 3000 €. Ho detto che son disposto a darlo per la metà, ma non l’ho venduto. Ho regalato una Natività anche a Papa Francesco.
Ricordo che nel 2009, l’anno in cui morì mia madre, il Presidente della Regione, Lombardo, mi fece avere un piccolo stanziamento di 10 mila €. Soldi che se ne sono andati per sistemare alcune cose, tra cui il funerale di mia mamma. Non so più come fare, Io ho anche tentato il suicidio nel 2013, sono stato fermato dai Carabinieri mentre mi stavo buttando dal ponte Corleone”.
Il futuro nel web?
Mentre racconta tutte queste cose, Bennardo cammina per il piccolo garage adibito a laboratorio, mostrandoci con orgoglio i suoi lavori. Ma ha uno sguardo triste. Prende ora una statuetta, ora un’altra, spiega i particolari, si entusiasma. Poi ci dice di aver venduto qualcosa grazie a internet, poca cosa ma meglio che niente e vorrebbe che l’attività ritrovasse un po’ di tranquillità e uno sbocco commerciale grazie al web. Noi ci auguriamo che qualcuno legga questa intervista e decida di acquistare da Bennardo i suoi lavori, per ridargli un po’ di fiducia e serenità e consentirgli di vivere e lavorare dignitosamente.