Aumento di peso, astenia, gonfiore, stitichezza, difficoltà a concentrarsi, alterazioni del ritmo cardiaco, turbe mestruali, depressione dell’umore, astenia, sensibilità al freddo
di Arianna Zito
Sono questi alcuni sintomi dell’ipotiroidismo, una patologia che interessa prevalentemente il genere femminile ed è una delle malattie endocrinologiche più comuni colpendo circa 5 milioni di italiani e, il più delle volte, è causato da una tiroidite cronica autoimmune e può essere associato ad altre malattie autoimmuni tra cui diabete mellito di tipo 1 e celiachia o ad aumento del rischio di sviluppare un cancro alla tiroide.
“È una malattia che colpisce la tiroide – afferma l’endocrinologo Giovanni Savoia – e quindi di ipofunzione della tiroide. Si manifesta con sintomi che possono essere di altre malattie. Poi piano piano questi sintomi diventano sempre più preponderanti e, teoricamente, per una serie di effetti correlati alla patologia stessa si potrebbe arrivare alla morte. Questo avverrebbe se l’ipotiroidismo non venisse trattato. Ma – sottolinea Savoia – a questo non ci si arriva mai perché il paziente, quasi sempre, si accorge dei sintomi”.
Il Italia ci sono aree caratterizzate da gradi variabili di carenza iodica ed endemia gozzigena. Qual è la situazione in Sicilia?
“La carenza iodica è una patologia che in Sicilia è manifesta in tutto il territorio. Da questo ne consegue che tutti dovrebbero assumere sale iodato. Ci sono veramente pochissimi casi in cui non è consigliato”.
Attualmente il trattamento dell’ipotiroidismo è basato sulla somministrazione di un prodotto sostanzialmente identico all’ormone tiroideo naturale, ovvero la levotiroxina sodica (L-T4) che abitualmente è commercializzato in formulazione solida sotto forma di compresse. Anche se nel 2012 si è arrivati anche alla commercializzazione della forma liquida ed in seguito, anche delle capsule molli.
“Per diversi anni – spiega Vincenzo Toscano, presidente dell’AME, Associazione Medici Endocrinologi – le compressa di tiroxina (Eutirox), declinata in due unici dosaggi, è stato l’unico prodotto presente sul mercato italiano e non poche difficoltà si sono avute in quel 30-40% dei casi dove non si riusciva ad ottenere un compenso adeguato per problemi correlati con l’assorbimento a causa di gastriti, celiachia, intolleranze al lattosio e assunzione di altri farmaci interferenti e per quanti non riuscivano a rispettare la assoluta necessità di assumere il farmaco a digiuno e privarsi dell’immediata assunzione del caffè, per il quale erano costretti ad aspettare un minimo di mezz’ora quindi con una sottrazione di sonno che spesso diventava pesante per il paziente, più frequentemente donna e quindi, specialmente in post-menopausa, più soggetta a disturbi del sonno”.
La levotiroxina liquida è dunque utile anche nei bambini o nei soggetti affetti da disfagia (difficoltà o disagio al momento della deglutizione) ed anche nei pazienti con problemi di malassorbimento da malattia celiaca o intolleranza al lattosio nei quali, la formulazione liquida, consentirebbe un migliore assorbimento. “Avere un farmaco liquido – sottolinea Giovanni Savoia – significa riuscire ad avere una costanza nei parametri che noi chiaramente valutiamo per capire se realmente l’ipotiroidismo è ben trattato o meno. E questa è la cosa principale per noi medici e per i pazienti stessi”.
Poco meno di un mese fa poi è stata comunicata dall’azienda farmaceutica IBSA la concessione da parte dell’FDA, l’agenzia regolatoria americana per i farmaci, dell’autorizzazione all’immissione in commercio (NDA, New Drug Application) della levotiroxina in formulazione liquida per il trattamento dell’ipotiroidismo. “Per una volta, – afferma Andrea Lenzi, Presidente SIE, Società Italiana di Endocrinologia- il mondo farmacologico e il paradigma del regolatorio (prima FDA, poi EMA poi AIFA) si capovolge, perché questa volta la novità terapeutica dall’Italia sbarca negli States solo successivamente ad una larga e diffusa sperimentazione sul campo”.
L’ipotiroidismo è una patologia non grave ma con cui fare i conti ogni giorno, ricordando per tutta la vita l’assunzione dell’ormone tiroideo con le limitazioni previste dal trattamento tradizionale e le difficoltà che possono intervenire nel corso degli anni. “Dall’ipotiroidismo non si guarisce – dice l’endocrinologo Giovanni Savoia – ma se i pazienti fanno la terapia e questa è quella giusta la qualità di vita sarà assolutamente normale”.
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