L’ippica in Sicilia sta cominciando a muovere i primi passi verso la ripresa con la ristrutturazione e la nascita di nuove strutture. Ma la crisi che imperversa da anni nel settore rende tutto più complesso.
La Redazione
Dopo anni di incuria, abbandono e degrado, riapre a Palermo il campo a ostacoli. Finalmente, ritorna alla città la struttura equestre della Favorita di Palermo. Il Comune ha riqualificato l’intera area, che torna a risplendere in una veste nuova, sia sotto l’aspetto del decoro sia sotto quello della sicurezza. Sono stati ripristinati gli impianti di illuminazione, gli impianti idrici e fognari e gli scarichi piovani. Si tratta di una delle aree destinate a campo a ostacoli più belle d’Europa.
Contestualmente, nasce il Cin, il Comitato ippico nazionale, che riunisce tutta la filiera ippica, categoria del galoppo, del trotto, società di corse e organizzazioni sindacali del comparto.
Nonostante questi segnali positivi, al centro di eclatanti celebrazioni, il percorso dell’attività e delle strutture ippiche, però, non sarà certo semplice. Anzi, è un percorso, ancora, tutto in salita.
In primo luogo, bisognerà lottare duramente, affinché non venga confermato il paventato taglio del 10 per cento, pari a venti milioni di euro, previsto dalla legge di stabilità. Non dimentichiamo che questo taglio, provocherebbe il totale blocco degli ippodromi, compromettendo l’intero settore. Pertanto, sarebbe, già, un buon traguardo, mantenerlo agli stessi livelli dello scorso anno.
In secondo luogo, il Cin chiede la riforma della ‘governance’ ippica, nonché un piano di rilancio del settore adeguatamente finanziato e sostenuto. Da anni, si chiede una riforma del settore a partire dalle scommesse, ma nulla.
Un dato da sottolineare è che il montepremi destinato alla Sicilia è inferiore rispetto a quello previsto in altre regioni d’Italia.
In media, la Sicilia produce il 9 per cento delle scommesse. Lo Stato stabilisce premi pari al 4 per cento dell’intero nazionale.
Fino a ora, il governo ha negato la riforma delle scommesse. Ottenerla, rappresenterebbe, quindi, un obiettivo molto importante per un rilancio. Queste ultime, rappresentano una fonte fondamentale e importante affinché l’ippica resti a galla.
Insomma, la crisi negli ultimi anni, ha imperversato nel settore, senza scampo.
Cosa dire, poi, dell’indotto. La crisi dell’ippica non riguarda solo gli operai diretti, ma anche l’indotto, come il settore agricolo, con il fieno, il mangime, le industrie, o, ancora, il settore dell’abbigliamento, quello veterinario, eccetera.
Il numero delle famiglie che risentono della crisi cresce vertiginosamente.
Il Cin ha presentato le linee guida attraverso le quali cercherà di perseguire gli obiettivi e gli impegni per il rilancio dell’impianto di viale del Fante. Ma quanto sono sufficienti a garantire la sopravvivenza di questa antica e avvincente disciplina?
I posti di lavoro a rischio, come accennavamo, sono numerosi. Non solo…., in realtà, tutto è a rischio.
Sino a ora, la passione dei proprietari ha rappresentato il motore di tutte le cose. Ma oggi, la passione da sola non basta. E’ diventata del tutto insufficiente per mantenere a galla questo sport. Anche la stessa riqualificazione dell’ippodromo potrebbe non essere sufficiente a portare nuove forze se non vengono offerte altre garanzie.
Non si può negare, che questo in corso, rappresenta il periodo più brutto per l’ippica in Sicilia. Le forze in gioco, però, lo abbiamo già visto, si stanno sforzando per cambiare le sorti dell’ippodromo palermitano e, quindi, per rilanciare tutto il settore, rispondendo ai primi segnali di ripresa in funzione della riqualificazione delle strutture. La riqualificazione dell’ippodromo è, infatti, proprio al centro di questi sforzi.
Sono stati intrapresi contatti con i paesi arabi e quelli che si affacciano sul Mediterraneo e la Russia per poter effettuare corse internazionali, cercando di promuovere importanti eventi internazionali per il prossimo anno.
Si cercherà, pure, di fare entrare all’interno dell’ippodromo anche attività non ippiche come concerti, mostre, sfilate di moda, creando, così, qualcosa di veramente alternativo.
Ritornando alla crisi, non possiamo negare che, negli ultimi anni, il bilancio del comparto ippico siciliano è stato decisamente drammatico. Sino a ora, duemila e cinquecento famiglie, 300 i dipendenti soltanto a Palermo, più l’indotto, sono stati a rischio. Per anni, si è andati avanti senza premi al traguardo e senza soldi per gli operatori del settore. Questo, grazie al taglio varato dal governo nazionale pari al 42 per cento delle risorse ippiche, che ha influito sul montepremi.
Il rischio per la Sicilia è stato, sino a ora, addirittura, la chiusura degli ippodromi siciliani.
Il governo regionale deve intervenire presso il governo nazionale affinché sia riveduto al ribasso il sistema della trattenute nei riguardi delle scommesse sul trotto e sulle corse di galoppo, al momento di troppo superiore alle aliquote applicate sui pronostici sportivi, e perché siano pagati i premi con sistematicità.
Il lavoro è sempre andato a rilento perché la maggior parte dei proprietari di cavalli non riesce a pagare la pensione mensile.
Anche i cavalli vivono uno stato di sofferenza. Un singolo cavallo costa circa 800 euro al mese tra la pensione mensile dei proprietari che comprende l’operaio, la paglia, finimenti, rotabili per l’allenamento. Quindi i costi sono molto elevati.