Italia e Cina sono due paesi caratterizzati da una storia millenaria. Storicamente entrambi sono stati veri e propri bacini culturali rispettivamente dell’Asia e del mondo occidentale allora conosciuto. Pensiamo al grande splendore della dinastia Tang e al ruolo della cultura italiana nella storia europea. Entrambe queste culture hanno saputo assorbire le culture dei popoli limitrofi, diventando, così, nel corso degli anni, vere e proprie civiltà pluraliste.
Questa sorta di autorevolezza storica fa in modo che i due paesi siano inclini a guardare alle rispettive esperienze e ad interagire.
Nel concreto, le due culture condividono aspetti importanti, primo fra tutti il ruolo e l’importanza della famiglia. E’ proprio su questo nucleo che si fondano il senso di appartenenza e l’idea di comunità di entrambe le culture.
Sodalizio culturale
Ma non solo. Sono tanti gli aspetti che accomunano questi due Paesi, al punto da creare dei veri e propri sodalizi culturali. Sodalizi, che danno vita a realtà importanti e significative, come l’Associazione degli Accademici Italiani in Cina (AAIIC).
Si tratta di una comunità che riunisce professori e ricercatori italiani, attivi nel territorio cinese. Tutti impegnati nelle attività di docenza, ricerca e coordinamento di progetti scientifici nazionali e internazionali.
Contando ad oggi 120 soci attivi in 12 città e 42 università, l’AAIIC rappresenta una qualificata presenza professionale di italiani di talento. Sono bene inseriti con efficacia nel sistema universitario cinese.
Ma quali sono i presupposti culturali che uniscono, proprio sul fronte culturale, due paesi così profondamente diversi tra di loro?
Ne parliamo con Ivan Cardillo, presidente dell’Associazione degli Accademici Italiani in Cina.
Una vera comunità
Presidente, in cosa si estrinseca la vostra attività culturale in Cina e quella cinese in Italia?
C0ntando ad oggi oltre 100 soci attivi in più di 12 città e 42 università,
L’AAIIC si propone di creare una piattaforma d’incontro e coordinamento degli esperti italiani in Cina, di facilitare la cooperazione accademica, scientifica e tecnologica, di agevolare lo scambio d’informazioni tra centri di ricerca e università italiane e cinesi. Ma anche di sostenere con opportune iniziative l’interscambio accademico, di organizzare incontri, seminari e conferenze in collaborazione con università, centri di ricerca e industrie, con potenzialità accademiche, economiche e sociali per il sistema Italia in Cina.
La cooperazione universitaria è una delle più importanti collaborazioni in corso tra Italia e Cina con oltre 700 accordi siglati ed un crescente numero di pubblicazioni scientifiche, aumentato negli scorsi anni del 250 per cento.
Chi è l’intellettuale che va in Cina?
Possiamo tracciare un profilo dell’italiano intellettuale che va a fare cultura in Cina e viceversa?
Fare cultura in Cina è un’attività molto più ampia di quanto si possa pensare. In Cina c’è il mondo intero e bisogna confrontarsi con l’America, l’Africa, la Russia, l’Europa e l’Asia intera. Nell’AAIIC abbiamo soci che insegnano in cinese a studenti cinesi in università cinesi. Soci che insegnano in inglese a studenti cinesi in università cinesi e non. C’è chi insegna a studenti stranieri in soggiorno di scambio in Cina, c’è chi lavora presso sedi distaccate di atenei stranieri.
La Cina sta diventando sempre più un bacino di attrazione di talenti stranieri, offrendo tante possibilità di ricerca e di lavoro: laboratori, attrezzature scientifiche, fondi.
Queste condizioni di lavoro ratterizzano il profilo dell’intellettuale italiano impegnato in Cina.
Cosa spinge un italiano verso la Cina?
Le opportunità offerte dal mercato del lavoro cinese sono sicuramente una delle cause principali, che non si esauriscono in una posizione d’insegnamento ma vanno ben oltre, offrendo laboratori attrezzati, ruoli di responsabilità, direzione di progetti di ricerca. Oltre alle figure lavorative legate al mondo accademico e della ricerca, ci sono molti italiani impegnati nella promozione dell’Italia e della cultura italiana nelle sue molteplici forme, dal cibo al design, dalla tecnologia al turismo. La società cinese è in costante mutamento. Il tentativo di conservare un equilibrio tra tradizione e modernità unito al desiderio di diventare una società moderna d’avanguardia rendono la Cina estremamente interessante per gli italiani che desiderano mettersi in discussione e sperimentare.
I cinesi amano l’Italia?
Qual è la risposta del popolo cinese a questo connubio culturale con l’Italia? Cosa lo attrae? Cosa lo affascina?
I cinesi sono molto incuriositi dall’Italia, dalla sua storia, dalla sua bellezza, dal suo fascino. L’Italia, agli occhi degli amici cinesi, rappresenta un modo di vivere, fatto di cultura, storia, arte, paesaggi, moda, cibo, high-tech. Ogni italiano in un certo senso può sentirsi ambasciatore del proprio paese. Sicuramente c’è molta voglia di conoscere e studiare. I corsi di lingua italiana diventano sempre più popolari, così come i corsi di moda, di cucina, di letteratura, di filosofia, eccetera.
Questo interesse si è tradotto in un aumento dei voli diretti disponibili tra varie città cinesi e italiane.
All’interesse intellettuale fa seguito la voglia di conoscere in prima persona, di sperimentare, di guardare, di toccare.
Scienza ed estetica
Qual è il settore in cui si trova prevalentemente il trait d’union culturale?
I settori della collaborazione scientifica tra Italia e Cina maggiormente sviluppati, soprattutto per l’entità dei finanziamenti, sono quelli della fisica e della scienza spaziale. Basti pensare ai grandi esperimenti di fisica JUNO e BESIII, al recente lancio del satellite CSES ed al completamento del progetto di mappatura della luna. La capacità di coordinamento e di sinergia manifestata dal successo di questi progetti è indice di un’innata capacità di interagire, di capirsi. Ma ciò esiste laddove c’è un collegamento culturale, un sostrato culturale comune.
Questa sinergia è visibile in ogni settore di collaborazione, fisica, diritto, filosofa, design, estetica, medicina, economia eccetera e vive proprio della cultura del bello.
La cultura del bello
L’Italia è il paese della cultura del bello, della convivenza con il bello, è il bel paese. La bellezza ispira ogni attività di ricerca, di lavoro, dona quel valore aggiunto alle cose che ci rende, come italiani, unici agli occhi degli altri.
Proprio questo gusto per il bello ci avvicina al popolo cinese, ci rende amici, e rende piacevole fare quello che al momento ci unisce; un progetto spaziale o una mostra d’arte. La Cina ha recentemente inserito nella sua carta costituzionale il concetto di “bello”, l’impegno a costruire un paese moderno e bello.
L’Italia e la Cina, in virtù delle tradizioni, cultura, sono inclini al bello, alla ricerca della bellezza in tutto,
Non solo affari….
Possiamo sfatare la convinzione che il popolo cinese guardi soltanto all’aspetto commerciale nei rapporti con l’estero?
Certamente sì. E’ bene che l’interazione tra i paesi sia a tutto tondo e a tutti i livelli. Questo permette una reale conoscenza reciproca e quindi un abbattimento reale di pregiudizi e ostacoli di ogni sorta. Il commercio continuerà ad essere uno dei settori importanti nella relazione tra paesi. Ma sicuramente non esaurisce le possibilità di dialogo. Sempre più cinesi ad esempio vanno in Italia per studiare il bel canto. La fase storica che stiamo vivendo è caratterizzata proprio da questa completezza nella relazione tra popoli. I popoli dialogano a tutto tondo e collaborano con spirito di condivisione e sacrificio comune. Siamo lontani, ma non del tutto al sicuro, da atteggiamenti orientalistici di carattere coloniale.
Dialogo tra i popoli
La migliore prevenzione è proprio il dialogo tra i popoli, la conoscenza reciproca. Prendendo in prestito le parole pronunciate dal presidente Mattarella, ‘la costruzione di una Via della Conoscenza’, che oggi diventa sempre più un progetto concreto. Ciò, grazie alla firma dell’Italia del Memorandum d’intesa per l’ingresso nella Belt&Road Initiative, reso possibile grazie al lavoro delle nostre istituzioni. In particolare, il Sottosegretario Michele Geraci, S.E. Ettore Sequi, Ambasciatore d’Italia in Cina e di tutti i collaboratori.