Lanciati dal Consiglio europeo nel 1987, gli Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa hanno l’obiettivo di dimostrare come il patrimonio di un paese europeo e della sua cultura contribuisca a creare un patrimonio culturale condiviso.
In maniera più tecnica, gli itinerari culturali del Consiglio d’Europa rappresentano una certificazione rilasciata dal Consiglio d’Europa a reti di Paesi che promuovono la cultura, la storia e la memoria europee in maniera condivisa.
Requisiti riciesti dal Consiglio d’Europa
Queste rotte devono corrispondere ad alcuni valori fondamentali promossi dal Consiglio d’Europa. Primo tra tutti, la democrazia, i diritti umani e gli scambi interculturali nel quadro del turismo culturale.
Una rotta culturale del Consiglio d’Europa non è necessariamente un percorso fisico da percorrere. Inoltre, può essere composta da elementi culturali interessanti, come musei, comuni o enti locali raggruppati in un’unica associazione “ombrello”.
Essere insigniti del titolo di Itinerari culturali del Consiglio d’Europa apre la strada a una maggiore visibilità.
Cenni storici degli Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa
Il programma è stato avviato dal Consiglio d’Europa nel 1987. Ha sede dal 1998 a Lussemburgo. Mentre, dal 2010, il processo di valutazione e assegnazione della certificazione è gestito dall’Accordo parziale allargato sugli itinerari culturali (APE).
I 47 Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa riconosciuti
Nell’ultimo aggiornamento, nel maggio 2023, risultavano riconosciuti 47 Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa.
Alcuni itinerari sono assimilabili a percorsi turistici. Altri sono proposte escursionistiche percorribili prevalentemente a piedi o in bicicletta.
L’esempio principale e più famoso è il Cammino di Santiago. Una buona parte è più facilmente percorribile con veicoli a motore o con mezzi pubblici. In alcuni casi anche con natanti (ad esempio le rotte dei vichinghi).
Best practices innovative
Best practices innovative, nasce proprio per la valorizzazione del patrimonio culturale. Una valorizzazione che non passa soltanto dagli strumenti tradizionali, ma punta su linguaggi innovativi, esperienze, tecnologie già sperimentate con successo.
Dopo la pandemia, musei e siti archeologici hanno virtualmente preso coscienza della distanza in atto con il pubblico. Pertanto, sono corsi ai ripari, potenziando un percorso già in atto, ma che giocoforza ha ricevuto una grossa spinta in avanti, creando ambienti e linguaggi differenti che colmassero il divario tra istituzione culturale, personale e visitatori, sia turisti sia comunità locale.
Nextroutes
E’ proprio in questo campo si muove NEXTROUTES, progetto innovativo, finanziato dal programma Erasmus Plus. Il suo obiettivo è rafforzare le competenze digitali e creative del personale degli Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa. L’iniziativa supporta la transizione digitale delle Cultural Routes del Consiglio d’Europa, promuovendo una gestione più efficace e più coinvolgente dei contenuti. Tutto, grazie a nuovi strumenti digitali e tecniche di gamification (utilizzare giochi e videogiochi – punti, livelli, premi, beni virtuali, classifiche – per rendere i visitatori partecipi delle attività di un sito e interessarli ai servizi offerti).
Partendo dalla convinzione che il coinvolgimento del visitatore sia il primo passo verso una fruizione più consapevole del luogo, sono stati sviluppati giochi ambientati in spazi virtuali (Playable City). Giochi che riproducono i siti storici e archeologici. Il modello è quello sviluppato al Museo Archeologico di Napoli per il progetto Father and Son (80 mila visitatori in più nel sito e un incasso di un milione di euro).
Parco Archeologico di Selinunte e di Marsala: un esempio di innovazione
Un itinerario che ci riguarda da vicino è il Parco Archeologico di Selinunte e di Marsala. In questo caso, il visitatore potrà partecipare e salire di livello. Ma anche acquisire nuove informazioni dettagliate, dati storici, personaggi. Inoltre, potrà veicolare immagini che attirano nuovo pubblico. Insomma, una sorta di circolo virtuoso che coinvolgerà l’intero territorio, ma anche le Cantine Pellegrino e le Saline Genna, partner del progetto.
Proprio nei giorni scorsi Pellegrino e La Rotta dei Fenici hanno firmato una convenzione per interventi mirati per la valorizzazione e promozione del territorio della Sicilia occidentale.