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Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

La Bioarchitettura aiuta a sostenere il mondo

di Redazione

 

Dalla alimentazione a km 0 al riciclo dei rifiuti fino all’architettura bio.

 

di Claudia Ferreri 

L’importanza della sostenibilità è cresciuta nella società civile. Grazie ad internet la gente è più consapevole e a conoscenza di quanto la propria opera incida sulla qualità della vita. Da qui la scelta di un vivere più consapevole e rispettoso. Ad impatto zero. Dalla spesa alimentare con la scelta di produzioni locali al riciclo dei rifiuti fino all’ architettura bio.           Butera

E  proprio su quest’ultimo argomento ci vogliamo soffermare per capire come rendere più ecocompatibili le nostre case. Per questo abbiamo intervistato l’architetto Mario Butera, esperto che da anni si occupa di sviluppo sostenibile –  autore, fra gli altri, di un progetto per la riqualificazione 100% solare di un insediamento residenziale (Villaggio dei Pescatori) a Ustica, del progetto di riqualificazione “net zero energy” di un centro conferenze ed uffici a Budapest (inaugurato nel 2008 e per il quale ha ricevuto l’Eurosolar Prize 2011), del progetto di un centro direzionale e di ricerca e sviluppo NZEB a Niamey in Niger .

 

Cos’è e cosa intendiamo per Bioarchitettura?


Non credo sia possibile dare una spiegazione definitiva al termine, a meno che non consideriamo il termine bio come indicativo di tutto ciò che proviene dalla natura. Utilizzando questo criterio nessuna architettura contemporanea potrebbe definirsi bio, essendo comunque in qualche maniera “corrotta” da materie trasformate dall’uomo. L’Istituto Nazionale di BioArchitettura (INBAR) nel suo statuto definisce Bioarchitettura “l’insieme delle discipline che attuano e presuppongono un atteggiamento ecologicamente corretto nei confronti dell’ecosistema ambientale. In una visione caratterizzata dalla più ampia interdisciplinarità e da un utilizzo razionale e ottimale delle risorse, la Bioarchitettura tende alla conciliazione ed integrazione delle attività e dei comportamenti umani con le preesistenze ambientali ed i fenomeni naturali. Ciò al fine di realizzare un miglioramento della qualità della vita attuale e futura.”

Va detto che questa definizione – molto amplia e inclusiva – potrebbe essere utilizzata per una qualsiasi delle tendenze architettoniche che pongono l’attenzione agli impatti ambientali del mondo costruito: architettura sostenibile, eco-architettura, architettura verde, architettura bioecologica, architettura bioclimatica…

Del resto in tutti gli ambiti merceologici il rispetto dell’ambiente ha diversi nomi e ha sempre più spazio, che sia conscio e reale o meno.

Quando nasce e come si sviluppa la Bioarchitettura?
Si potrebbe dire che l’architettura sia sempre stata bio (o sostenibile o l’aggettivo che più piace) sino alla rivoluzione industriale, e che abbia perso questa caratteristica definitivamente con il movimento moderno a cavallo della seconda guerra mondiale. Genericamente si fa nascere il movimento dell’architettura sostenibile come risposta alla crisi petrolifera nei primi anni settanta, ma le sue origini possono essere rintracciate anche precedentemente. La nascita- nei primi anni settanta – dell’ecologia come movimento sociale e politico supporta questa tesi.

In Italia qual è il suo sviluppo? Ed in Sicilia?  A che punto siamo?
Difficile identificare a che punto siamo in Italia e ancor più in Sicilia, evidentemente l’interesse per le tematiche bio è al suo massimo storico in ogni campo e anche in architettura se ne parla molto, la legislazione specifica si sta adeguando e anche le università ormai integrano insegnamenti specifici.

Nella pratica professionale però non siamo ancora arrivati allo stesso livello del resto del mondo occidentale, sia perché si costruisce di meno sia perché scontiamo dei limiti rispetto a investimenti da valutare sul lungo periodo. bioarchitettura

Quali sono le caratteristiche di un progetto bio?
Un edificio è un insieme di decine di migliaia di elementi singoli, semplificare le caratteristiche di un progetto bio non è facile. Volendo dare una risposta potremmo genericamente dire che al fine di definire bio un edificio, realizzata una analisi del suo ciclo di vita, dovremmo ottenere un impatto sull’ambiente nullo. Nella pratica ritengo quasi impossibile riuscire a ottenere un risultato del genere.

Possiamo trasformare le nostre case?
Sicuramente esistono dei metodi e degli strumenti per ridurre l’impatto sull’ambiente delle nostre case. Ovviamente le strategie sono differenti se ci approcciamo agli edifici esistenti rispetto alle nuove costruzioni.

Dal momento che in Italia il patrimonio edilizio già costruito è dominante, le principali azioni che possiamo intraprendere riguardano la salubrità degli ambienti, la riduzione dei consumi energetici, la riduzione dei consumi idrici, la gestione dei rifiuti e degli scarti. La trasformazione di un edificio per ottemperare a questi obiettivi coinvolge non soltanto l’organismo edilizio, ma anche i modi di viverlo. Le soluzioni tecnologiche sono ormai facilmente reperibili, bisogna però individuare un professionista capace che valuti cosa possa essere veramente utile al di là delle soluzioni facili proposte commercialmente. La sostenibilità va declinata caso per caso, non ci sono soluzioni universali.

Esistono incentivi?
I principali incentivi disponibili attualmente riguardano l’efficientamento energetico degli edifici e allo stato attuale sono le detrazioni fiscali e il conto termico. Il primo meccanismo incentivante permette una detrazione dalle tasse di un corrispettivo pari al 65% della spesa sostenuta spalmata su 10 anni, il secondo restituisce una quota parte dell’investimento sostenuto (per i privati non più al 40%) in due o cinque anni in funzione della tipologia di intervento. Entrambi i meccanismi hanno delle specifiche procedure da rispettare sia nella richiesta sia negli interventi. Esistono poi anche degli incentivi sulle fonti energetiche rinnovabili elettriche e i titoli di efficienza energetica che però hanno una struttura un po’ più complessa. Va citata infine la possibilità di detrarre il 50% del costo di un impianto fotovoltaico dalle tasse sempre in 10 anni.

 

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