Oggi la comunità cinese in Sicilia è prima in classifica per numero di iscritti ai registri delle imprese regionali, ed è quella che più frequentemente richiede permessi di soggiorno per ‘motivi commerciali’ anziché per ‘lavoro subordinato’
di Fabio Vento
Tra le numerose comunità immigrate che ormai da decenni arricchiscono il panorama demografico della Sicilia, la comunità cinese si accinge a rivestire un ruolo di primo piano. Sempre più cinesi – dati ISTAT alla mano – scelgono di migrare nelle regioni dell’Italia meridionale e, in particolare, nella nostra Regione che da sempre è una porta sul Mediterraneo. Le ultime stastiche, infatti, danno i cinesi residenti in Sicilia in numero pari ad oltre il 3 per cento del totale nazionale, rendendo quella cinese la sesta popolazione per numero di residenti nella regione.
Un afflusso migratorio che segue di parecchi anni quella che fu la prima ondata ‘gialla’ in Italia: nella seconda metà degli anni Ottanta parecchi migranti cinesi si stabilirono nelle regioni dell’Italia Settentrionale e Centrale, promuovendo con successo imprese nei settori manifatturiero, dell’artigianato e della subfornitura. Dall’inizio del Duemila, l’avvenuta saturazione del mercato, determinata dal continuo afflusso di migranti, ha portato molti cittadini cinesi a ricercare nel Meridione d’Italia nuovi spazi di insediamento e di imprenditorialità. Una imprenditorialità che, favorita dall’ingresso della Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), ha iniziato a spostarsi prevalentemente sull’importazione e la commercializzazione di prodotti cinesi in Italia: prevalentemente beni per la persona e per la casa. Oggi la comunità cinese in Sicilia è prima in classifica per numero di iscritti ai registri delle imprese regionali, ed è quella che più frequentemente richiede permessi di soggiorno per ‘motivi commerciali’ anziché per ‘lavoro subordinato’ com’è più frequente nel caso dei cittadini stranieri in generale.
Lo Zhejiang è la provincia da cui proviene la maggior parte dei cinesi che risiedono nei tre capoluoghi siciliani. Una regione che, già dagli anni Ottanta, è stata protagonista di un notevole sviluppo economico e che ha visto nascere una capace classe imprenditoriale: i cinesi che giungono in Sicilia non sfuggono a condizioni di indigenza, ma ricercano al contrario nuove opportunità di ricchezza.
Sono i centri di Palermo, Catania e Messina, quelli che ospitano la più grande percentuale di cittadini cinesi. Nella provincia di Catania si concentra il 25 per cento circa del totale residente in regione; Palermo è la seconda provincia per numero di presenze con il 20 per cento, mentre la terza provincia è quella di Messina (13 per cento) circa dei cinesi. Le tre province insieme accolgono circa il 60 per cento del totale regionale, mentre nella provincia di Enna si registra la densità più bassa. Molto diversificata anche la distribuzione nelle tre principali aree metropolitane: se a Palermo e Catania sorgono veri e propri ‘quartieri’ densamente popolati da cinesi, nella città di Messina si ha una distribuzione molto meno coesa.
Quanto allo stato civile, gli immigrati cinesi in Sicilia sono per lo più coniugati: il più delle volte è l’intera famiglia a migrare e poi, in terra ‘straniera’, a partecipare ai vari aspetti dell’attività lavorativa e imprenditoriale. La solidità dei legami parentali tiene in vita, fra l’altro, una fitta rete di assistenza e di aiuto reciproco all’interno della comunità. Dal punto di vista demografico, non a caso, è bilanciato il rapporto fra i sessi, con una leggera prevalenza della componente femminile. Sono quelle fra 0 e 9 anni e fra 20 e 50 anni le fasce di età prevalenti: un dato legato al costume di mandare in Cina i figli in età scolare, affidandoli alle cure dei nonni, e a quello di far ritorno in patria nella terza età. Per questo motivo, rispetto alle altre comunità immigrate, è minore la presenza cinese nelle scuole siciliane, fatta salva la sola provincia di Catania.