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Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

La dipendenza? È una malattia del cervello, anche la ludopatia

La dipendenza è una malattia del cervello e come tale va trattata. Non sottovalutare mai i primi segnali che già il bambino ci manda. Nuovo appuntamento, venerdì 18 febbraio, col ciclo di seminari "Gioco o Malattia?"

di Clara Di Palermo

“Ci hanno rubato la parola gioco… ce l’hanno rubata per trasformarla in malattia”. Chi parla è il dottor Giuseppe Mustile, Responsabile dell’unità complessa dipendenze patologiche, Sert. Asp Ragusa.
“Oggi chi ha un problema di gioco è un malato – dice il dottor Mustile -, e questo è un paradosso, perché il gioco dovrebbe essere divertimento e relax, non malattia”.
L’affermazione è ricorrente nei vari appuntamenti del ciclo di seminari “Gioco o Malattia” che, promosso dall’associazione Elementi APS, vuole dare a famiglie e docenti gli strumenti per intercettare e contrastare la ludopatia, ossia la dipendenza da gioco. 

All’inseguimento della rivincita

Una dipendenza che porta il giocatore d’azzardo a perdere tanti soldi, in attesa di rifarsi e all’inseguimento della rivincita, ma che non è meno insidiosa e pericolosa anche quando è una semplice (si fa per dire) dipendenza da giochi elettronici, quelli stessi che affascinano tantissimi bambini.
Perché, come abbiamo visto nella storia di una dipendenza che abbiamo raccontato la scorsa settimana, l’età in cui si entra nella sfera della “malattia” da gioco si fa sempre più giovane di anno in anno.

Fonte immagine: Pixabay

Il cervello viene alterato

“Dobbiamo capire che le dipendenze sono malattie del cervello – asserisce Mustile – e provocano su di esso una serie di alterazioni. Tra l’altro, la dipendenza da gioco è una delle più subdole da curare perché manca la sostanza: al tossicodipendente puoi levare la droga, è una cosa tangibile. Il gioco online, invece, è sempre disponibile e il fatto che ci sia la possibilità di accedere sempre, costituisce un grosso problema”.

La vulnerabilità dell’individuo è la chiave

Alla base di ogni dipendenza c’è una vulnerabilità di fondo dell’individuo e la personalità dipendente da comportamenti, quale è il gioco, è una personalità complessa. La dipendenza da gioco ha anche essa nella vulnerabilità un concetto centrale.
Possiamo affermare che la vulnerabilità è esistita prima della dipendenza perché i soggetti vulnerabili sono quelli più facilmente vittime di una dipendenza.
Il dottor Mustile ha espresso un concetto sul quale riflettere: la dipendenza da gioco è spesso dipendente da quanto il soggetto affetto da dipendenza (lui o lei che sia) si sia sentito amato dal caregiver (nel senso del genitore).

Fonte immagine: Pixabay

La conseguenza di una dipendenza sul cervello

Ma non perdiamo di vista quanto dicevamo prima: la dipendenza ha una conseguenza sul cervello. E il cervello dei bambini è immaturo, per questo i giovani sono i soggetti più a rischio, il rischio che il loro cervello sia affetto da questa malattia. 
Gli stimoli che si ricevono, e che si cercano, non sono spesso decodificati a dovere per cui si ha una sensazione di malessere, si sente la mancanza di qualcosa ma non si capisce cosa. Si gioca e si vuol giocare sempre di più.
Nel bambino, però, laddove c’è un attaccamento parentale stabile, dove il bambino sente di avere un porto sicuro nel rapporto col genitore, nel rapporto madre-figlio, non c’è necessità di cercare stimoli esterni compensativi.

L’industria del gioco

È sotto gli occhi di tutti, comunque, come il gioco sia ormai diventato un’industria che fattura 110 miliardi di € annui e nella quale si concentrano le contraddizioni di uno Stato che vieta il gioco d’azzardo, ovviamente, ma consente lo svolgimento di una serie di piccole lotterie e giochi con premi in denaro (lucrando anche su questi)  che hanno portato tantissime persone a essere dipendenti e a spendere quei pochi spiccioli nella speranza di dare una svolta alla loro vita. La vulnerabilità di questi soggetti è grandissima. Non dimentichiamo che la loro incapacità a gestire il denaro, di fermarsi in tempo, è uno dei fattori di rischio.

Fonte immagine: Pixabay

Ma riportiamo il discorso sui bambini e gli adolescenti, quelli che rischiano di veder trasformare la loro passione per i videogiochi, anche online, in una vera e propria patologia.
Uno degli aspetti caratteriali che devono mettere in allarme, come ricorda il dottor Giuseppe Maniaci, Psicologo Specialista in Psicologia Clinica e Psicoterapeuta, Dottore di Ricerca in Neuroscienze e Disturbi del Comportamento, è la difficoltà a vivere il contatto, cosa che la pandemia, e l’isolamento in cui ci ha costretto, ha accentuato.

Questi bambini vivono chiusi in sé stessi, la loro cameretta, a casa, un monovano che racchiude tutto il loro mondo.
È decisamente fondamentale investire nella formazione e nell’informazione, per far sì che si sia in grado di individuare precocemente le condizioni che possono sfociare in malattia. Questo è uno degli scopi per cui sono stati pensati questi seminari.

Il calendario

“Scuola primaria e secondaria 1° grado”:
I venerdì di febbraio: 4 – 11 -18 – 25 dalle ore 15:00-17:00
Le date del 2° ciclo dei 4 seminari “Scuola Secondaria di 2° grado”:
I venerdì di marzo: 4 – 11 – 18-25 dalle ore 15:00-17:00
Per partecipare, compilare il Modulo iscrizione:
https://forms.gle/6tgb96DbogdDaDEQA
Per  informazioni rivolgersi al numero 3 2 9 6 5 0 9 9 4 1  
oppure per email info@teatrodelfuoco.com

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