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Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

La donna? Per Egle Palazzolo non subisce più il maschio

Consapevole e padrona del proprio corpo, orgogliosa della propria identità. È la donna di oggi, secondo Egle Palazzolo, giornalista e scrittrice siciliana, che si racconta in un'intervista a cuore aperto attraverso la quale ci fa capire quanto privilegiato sia sempre stato il suo punto di osservazione sulla condizione femminile

di Adelaide J. Pellitteri

Una biografia che rende conto delle sue poliedriche capacità, ma soprattutto della sua grande attenzione all’universo donna. Punto di riferimento del mondo della comunicazione, Egle Palazzolo vanta un’esperienza che parte dal mondo accademico, sfruttando le lauree in Giurisprudenza e in Lettere moderne, per poi tuffarsi nel mondo che più le si confà.

Una volta preso il tesserino di giornalista professionista abbandona l’insegnamento per dedicarsi alla stampa e alla comunicazione

Per cinque anni è stata direttore responsabile di Trm e, per sedici anni, capo Ufficio stampa della Provincia regionale di Palermo. Il suo curriculum non si ferma qui: attivissima socia fin dal 1974 del Centro Nazionale di Studi Pirandelliani (anno del primo convegno sul Teatro dei Miti), si è occupata della Rivista di Studi redatta per alcuni anni, pubblicando interventi e saggi editi dal Centro stesso. Sino al 2022 è stata presidente del Centro Nazionale di Ricerca Narrativa-Cinema del quale, oggi, rimane componente del consiglio direttivo. È autrice di tre brevi romanzi: “Marta non è Maria”, “Amedeo che non muore”. L’ultimo, con postfazione di Pietro Grasso, dal titolo “La chiamata”, è stato portato in scena al Teatro Biondo. Altre sue pubblicazioni sono “La signora Fiorica è pazza”, lettura rovesciata de “Il berretto a sonagli”, una raccolta di poesie dal titolo “Il Margine breve” a cura di Leonardo Sciascia, mentre una seconda raccolta “Pareti di carta”, edito da Salvatore Sciascia editore, è stata dedicata a Leonardo Sciascia in occasione del trentennale della morte. Infine, diversi racconti si trovano inseriti in contesti collettivi come “Ancora guerre” e “Madri del novecento”. Attualmente è componente del comitato di redazione di Mezzocielo, una rivista che da oltre venticinque anni dà voce alle donne e al libero pensiero.

Secondo la sua opinione, come sono cambiate le donne da quando lei ha cominciato a muovere i primi passi nel mondo del lavoro?

«Quando mi ritrovo, per un aspetto o l’altro e, diciamolo francamente per i problemi, le questioni, le polemiche e fin troppo frequentemente oggi che l’informazione lo consente, i drammi che la vedono protagonista, confesso che mi ritrovo quasi allo scoperto. Come se quel che si è fatto, quello per cui le donne hanno combattuto, le leggi ottenute, le parità concesse o formulate, abbiano inciso poco.

Mi si chiede cosa avverto di diverso e di nuovo nella donna nuova, quella di oggi? Dovrei dire: la storia corre veloce e si scrive fatalmente con ritardo. L’intero Novecento e questo scorcio del Duemila nel quale la tecnologia fa la sua parte del leone tre generazioni possono far cogliere una loro identità. Pur diverse, mantengono un loro intellegibile filo conduttore».

Come definirebbe la donna oggi?

«Senza generalizzare, assumendo in ragion di dialogo, l’identità che mostra una donna dai venti ai quarant’anni oggi può dirsi così: autonoma, disinvolta, padrona del suo corpo e della voglia o scelta di mostrarlo (così come è, grassa o meno, aderente ad una moda che non le si addice), protagonista del suo tempo, convinta di non dover esser soggetta al maschio, decisa spesso a costo di tante limitazioni, mode e quant’altro vuol far suo».

Tecnicamente esiste sempre un margine di miglioramento per qualsiasi condizione ma, nel caso di quella femminile, sembra non essere così. In campo lavorativo la disuguaglianza nei confronti degli uomini si fa sempre più sottile, eppure il rapporto tra i due sessi, testimoniato dalla cronaca, appare tragicamente degenerato.

La donna si muove in un ambiente nuovo, è questo il motivo?

«La tecnologia è il suo forte, il cellulare il suo compagno inseparabile, la sua informazione frutto dei social, un’amica vera così come un tempo è anche oggi la sua risorsa. Con la madre, con la nonna, se è una brava ragazza ha rapporti necessari, affettuosi, significativi. Ma ne sente la distanza. È fuori dalle pareti domestiche che riconosce o meno la sua realizzazione. Può dare assai più delle donne che le hanno spianato la strada e su cui non si ferma quanto le sarebbe necessario a riflettere. In lei dovremmo contare anche se decenni e decenni ci separano. Ma non è detto che possiamo farlo. Magistrata o astronauta, scienziata o artista, la sensibilità di chi nasce donna ha qualcosa che rimane sia pure acquattata ieri come oggi, come non si sa domani, qualcosa che neppure i vantaggi di una intelligenza artificiale potranno evolvere, ed è il suo bisogno di un affetto vero, di una comprensione reale, di una verità da misurare insieme a chi le sta vicino, il compagno soprattutto. Dal rapporto con l’altro sesso vuole di più. Non si rassegna alla formula, e la coppia come tale la deprime».

Ciò la spinge verso altre esperienze?

«Sta meglio, se occorre, dando amore anche a un’altra donna che come lei registra ammanchi o incompletezze. Può accadere che la donna di oggi quali che siano i suoi strumenti economici, culturali, ambientali, abbia oggi una consapevolezza di sé che sembra una sfida. Forse lo è. Non è il momento dei conti o delle comparazioni».

La sfera sentimentale è quindi seriamente minacciata?

«C’è un mondo altro, come sempre, in scorrimento. C’è guerra, c’è violenza, c’è diseguaglianza, non ci sono più giuste misure, limiti e c’è il pericolo che qualcuno prepari tristi assoggettamenti. E ci sono le giovani donne: con un bisogno di vero amore, di vera gioia, di vera chiarezza. Che un miracolo sopravvenga!».

Ricorda una donna che sia stata determinante per la sua formazione e le sue scelte lavorative?

«Ho avuto la fortuna di avere molte amiche, alcune sin dai banchi di scuola, altre durante la mia attività di lavoro, tutte mi hanno detto e dato qualcosa che mi ha arricchito. Oltre all’affetto, quello che continua a legare le donne, anche quando il dialogo è contrapposto, è lasciare intatti stima e rispetto. Penso che la donna abbia per la libertà un impegno maggiore e più “sacrificante” di quello dell’uomo. Ma se devo pensare a una donna da cui ho appreso molto, che ho ammirato, apprezzato, seguito, devo fare riferimento a Simona Mafai, è stata una persona nota e tanto in politica e oltre. E quando ho avuto il privilegio di esserle vicina, come mi suggerì di fare Marina Marconi Causi, altro faro per me, che le fu amica e compagna, ho compreso e agito con tante certezze in più. E quel che penso di lei sta tutto nel libro che le ho dedicato: “Simona e Mezzocielo”».

Se oggi lei avesse vent’anni quale sarebbe il suo obiettivo?

«Mi viene così difficile pensare ai miei vent’anni di un gran tempo fa, e non credo che li vorrei adesso. Ma, se devo… riconfigurarmi, vorrei sperare in una precoce capacità di valutare le cose con equilibrio, di lasciare spazio ai sentimenti e soprattutto alle passioni senza farmene sopraffare, di imparare in tempo che il pianto e il sorriso fatalmente si alternano. Vorrei avere la certezza di poter esprimere qualcosa di utile agli altri, ma vorrei altrettanto la certezza di essere compresa dagli altri. Da alcuni di essi almeno».

Qual è la domanda che quasi nessuno le fa mai e alla quale vorrebbe rispondere?

«Nessuno mi ha mai chiesto quale è il mio autentico rapporto con la vita. Chi sono o credo di essere io al chiuso della mia camera quando so che nessuno mi vede e mi sente. E qual è la luce che vorrei si aprisse. E devo dirlo: ringrazio per l’omissione. Sto ancora cercando di concludere o perfezionare infatti la mia risposta. E ricavarne il meglio».

Le va di concludere questo nostro incontro con un augurio da fare a tutte le donne?

«Un augurio alle donne? Cerchino sempre chiarezza e semplicità nelle azioni. Io non sempre ne sono stata capace. Cerchino comunque una possibile armonia interiore, evitino risentimenti pesanti, e desideri estremi di rivalsa. Cerchino sempre di trovare forza e capacità di agire. Si fermino solo di fronte al loro panorama preferito e non trascurino ciò che da loro pace e sollievo. Noi donne ne abbiamo particolarmente bisogno».

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