Dopo il successo dei più prestigiosi palcoscenici della lirica internazionale, Laura Giordano riabbraccia la città
di Luce Torricelli
Ha imparato ad amare la lirica intorno ai 15 anni. Sua madre comprò un disco de “La Traviata”. Lei e il disco si guardarono a lungo, finché lei non decise di ascoltarlo. Le si aprì un mondo: di colpo, quell’opera di Verdi era riuscita a cancellare tutti i luoghi comuni che in genere molti giovani hanno sulla lirica.
Da quel momento, e dopo lunghi studi, Laura Giordano rientra a pieno titolo in quelle eccellenze di cui Palermo può andare fiera: tra i più talentuosi soprano della sua generazione per la sua impeccabile tecnica vocale e per una fortissima presenza scenica – ormai da anni canta in tutti i più apprezzati palcoscenici internazionali. E collabora con direttori d’orchestra del calibro di Riccardo Muti, Riccardo Chailly, Valery Gergiev, Michel Plasson, Zubin Mehta, Myung Chung, Gianandrea Noseda solo per citarne alcuni.
Dopo quattro anni, l’artista torna a Palermo – in quel teatro Massimo che la vide debuttare giovanissima – con lo Stabat Mater di Rossini, in scena il 23 maggio. Il giorno della memoria, quello della strage di Capaci: al giudice Falcone e alle vittime dell’attentato è dedicato questo gioiello dell’opera, diretto da Stefano Ranzani.
Tra i prossimi appuntamenti dell’artista, nota in tutto il mondo e definita dalla critica “la grazia incarnata” ci sarà anche un concerto in Vaticano, alla presenza di Papa Francesco. Una iniziativa che riprende vita dopo ben otto anni di assenza.
Così come, con la voce di Laura Giordano, ha ripreso vita, l’8 gennaio dell’anno scorso, quel gioiello assoluto che è la Gancia: «Venivo da un concerto in Giappone e ricordo un atterraggio rocambolesco e gli effetti del jet-leg, ma per niente al mondo avrei rifiutato l’invito dei Frati Minori di Sicilia – ricorda Laura Giordano – è stato emozionante riabbracciare con il canto la mia città. Non lo dimenticherò mai».