“L’affermazione dei principi di legalità, il contrasto ad ogni forma di criminalità organizzata, la difesa dei diritti sociali e di cittadinanza, la civiltà dell’accoglienza e della integrazione, sono tra le condizioni necessarie di uno sviluppo economico duraturo della società ed ancor più del movimento cooperativo, che ha da sempre al centro del suo modello l’idea di una sintesi avanzata tra attività economica d’impresa, la sua funzione sociale ed il rispetto delle persone come condizione per il benessere collettivo”.
Parte da tali certezze il percorso su cui si fonderanno le azioni del protocollo d’intesa, siglato oggi da Centro Studi “Pio la Torre” e Legacoop Sicilia nella sede di quest’ultima, rafforzando una collaborazione, peraltro in atto da tempo, che parte dalla necessità di intensificare le rispettive iniziative, economico-sociali e culturali, con un insieme di sinergie in grado di “sancire e rilanciare buone prassi, anche attraverso la realizzazione di cicli di formazione mirata, con la partecipazione di esperti delle varie discipline”.
«Abbiamo ritenuto di poter lavorare insieme su alcuni terreni comuni- afferma Emilio Miceli, presidente del Centro Studi “Pio La Torre” -. Mi riferisco a quelli più importanti della formazione dei soci cooperatori, come anche quelli che ci vedono condividere la necessità di dare impulso ai beni confiscati e alle attività delle cooperative che hanno coperto uno spazio democratico insopprimibile in questa regione. Mi spingo, però, anche oltre quando penso al nostro Paese, dove le cooperative sono state lo strumento attraverso il quale abbiamo costruito un livello di civiltà nella gestione dei beni. Abbiamo, quindi, pensato che fosse necessario razionalizzare tutto il lavoro fatto, programmandolo anche in una prospettiva futura».
Un punto di partenza che fa tesoro del passato anche per Legacoop Sicilia
«Ormai è diventato non più rinviabile – dice Filippo Parrino, presidente di Legacoop Sicilia – informare su quello che le cooperative hanno fatto negli anni sui beni confiscati. Siamo partiti dai primi affidamenti per arrivare, oggi, ad avere delle aziende che continuano a creare valore. C’è, però, il rischio di dare tutto per scontato, mentre stiamo andando alla scadenza di importanti convenzioni. Dobbiamo, per esempio, lavorare sulla modifica della legge sulle aziende che lavorano sui beni confiscati, percorso che va accelerato per evitare che qualcuna di esse venga rimessa sul mercato. La collaborazione con il Centro Studi “Pio La Torre” ci dà la possibilità di avviare un percorso formativo per i nostri quadri, ma anche per i quadri delle cooperative, affrontando assieme un tema così delicato come quello del trasferimento di queste risorse, esempi di aziende che ormai si sentono e sono un pezzo importante dell’economia siciliana».
Un protocollo, dunque, che guarda al futuro non dimenticando quanta strada è stata fatta sino a oggi. Non è, infatti, un caso che grande valore sarà dato, come dicevamo, alla formazione, anche in virtù del “Progetto educativo antimafia” con il quale il Centro “Pio La Torre” coinvolge da anni migliaia di studenti delle scuole di tutta Italia. Giovani con i quali interagire, anche grazie a questo protocollo d’intesa, per ragionare sul riuso dei beni confiscati in un’ottica sociale oltre che economica, trovando gli strumenti di animazione locale e di legalità necessari per il successo delle iniziative. Tra i moduli di formazione, inoltre, sarà previsto un apposito seminario sul tema generale della lotta alla criminalità organizzata e agli strumenti necessari per rendere efficace l’azione della magistratura.
E, mentre “il Centro “Pio La Torre” istituirà un “Premio Pio La Torre” per premiare cooperative singoli cooperatori che abbiano svolto azioni o preso decisioni significative in relazione agli obiettivi di legalità del presente protocollo, Legacoop Sicilia, in raccordo con singole cooperative, favorirà visite di studenti o comunque di giovani impegnati nelle attività progettuali e formative del “Centro Pio La Torre”, al fine di favorire, attraverso l’impiego di propri tecnici, orientamento al lavoro, conoscenza dei mercati di riferimento, reinserimento lavorativo, funzione sociale della cooperazione oltre a quella economica d’impresa”.
In ultimo, ma non per importanza, si lavorerà all’istituzione di un “Osservatorio siciliano sui beni confiscati in Sicilia”, mirato a cogliere le opportunità di rilancio e di utilizzo di imprese e beni immobili, promuovendo una campagna d’informazione affinché cooperative singole, o associate, possano ottenere luoghi e spazi dove promuovere lavoro all’insegna dei diritti e della legalità.
Un momento importante, dunque, si può ben capire, quello sancito oggi con le firme apposte sul protocollo d’intesa da Emilio Miceli e Filippo Parrino, in quanto frutto di una visione che guarda al futuro, ma arricchita di testimonianze storiche che vanno conservate e preservate. Questo, non tanto per il passato, ma per essere trasferite soprattutto ai giovani e a chi desidera trovare spazi in cui potersi impegnare concretamente.