Nello Musumeci ci riprova e vince. Questa volta non viene penalizzato da un centrodestra diviso che alle passate regionali consegnò la Sicilia a Rosario Crocetta
di Salvo Messina
Nello Musumeci al suo secondo tentativo centra l’obiettivo ottenendo il 40% delle preferenze. Alle sue spalle si piazza il candidato del M5s Giancarlo Cancelleri col 34,6% (entra all’Assemblea regionale siciliana come secondo dei candidati alla presidenza). Distanziato al terzo posto il candidato del centrosinistra (appoggiato da Pd e Alfano) Fabrizio Micari, con il 18,5%, Claudio Fava esponente della sinistra sostenuto da Mdp, Prc, Possibile e Verdi con il 6,2% e Roberto La Rosa del Movimento Siciliani Liberi, con lo 0,7%.
Come avevamo anticipato su queste pagine sono state due le variabili che hanno inciso sulle dinamiche elettorali: l’astensionismo e il voto disgiunto. L’affluenza in queste elezioni è stata del 46,75% (2.179.122 votanti su 4.661.111), alle regionali del 2012 era stata del 47,41 %. A vincere la sfida, come si registra da tempo, è ancora il partito del non voto soprattutto nei piccoli Comuni. Per quanto riguarda il voto disgiunto incrociando i dati dei candidati governatori e quelli di lista, si evidenzia che il candidato del Pd Micari prende il 7% in meno dei voti delle liste a lui collegate, mentre Cancelleri prende l’8% in più dei voti del M5S. In sintesi, votare Micari non era considerato un “voto utile”. Da qui, la scelta è andata sul grillino per arginare la destra. Fenomeno irrisorio, invece, per Musumeci che registra due punti in meno delle sue liste di centrodestra e per Fava con un punto in più rispetto ai Cento passi.
Il responso delle urne evidenzia che in Sicilia i 5 Stelle sono il primo partito con il 26,6%, con dieci punti in più su Forza Italia, seconda classificata con il 16,4%. Terzo il Pd con il 13% che è la stessa percentuale del 2012 quando vinse Rosario Crocetta. Entra all’Assemblea regionale siciliana la lista Fratelli d’Italia-Noi con Salvini, che ottinene il 5,2%, non “pervenuta” Ap di Alfano che ha raggranellato un modesto 4,1%. Infine, dopo 15 anni, rientra all’Ars Mdp con la lista Cento passi (5,3%) che ha raggruppato tutte le varie anime della sinistra alternative al Pd.
All’indomani del voto si è aperta la resa dei conti all’interno del Pd. Si assiste ad una guerra di “tutti contro tutti” di hobbesiana memoria. Micari che accusa Fava di avergli fatto perdere le elezioni (anche se la somma dei voti presi dai due candidati non avrebbe cambiato l’ordine di arrivo), Davide Faraone che se la prende con Pietro Grasso “reo” di non avere accettato la candidatura alla presidenza della Regione, accusandolo di “non avere avuto coraggio”, Rosario Crocetta che attacca Leoluca Orlando, grande sponsor di Micari, confermando con questo tonfo che il cosiddetto “modello Palermo” con la grande coalizione che comprende anche Alternativa popolare di Angelino Alfano non è esportabile al di là dei confini del capoluogo della Sicilia.
Molti segnali fanno pensare che la leadership di Matteo Renzi all’interno del Partito democratico è messa in discussione.
In ambito internazionale anche l’Economist non risparmia critiche al segretario del Partito Democratico dopo i risultati delle elezioni regionali in Sicilia. “Era il rottamatore. Ma fino ad ora ciò che Mr. Renzi ha demolito con più successo, è stato il suo Pd”.
Ed ora tutto si guarda in ottica delle elezioni politiche di primavera. Le larghe intese, che saranno regolate dal tanto criticato Rosatellum, falliscono senza attenuanti, mentre vince la sinergia della grande coalizione, con il Movimento 5 Stelle che aumenta il suo peso specifico elettorale e che diventa il vero avversario da battere.
Ecco i nomi dei 70 deputati eletti all’Assemblea regionale siciliana.
Forza Italia (14 seggi – 12 con la quota proporzionale, due con il listino): Giuseppe Milazzo (9.889), Gianfranco Miccichè (7.588), Marianna Caronia (6.370), Riccardo Savona (6.554), Riccardo Gallo Afflitto (7.337), Giuseppe Federico (5.437), Alfio Papale (10.159), Marco Falcone (12.045), Luigi Genovese (17.359), Tommaso Calderone (13.517), Orazio Ragusa (5.315), Rossana Cannata (6.836) e Stefano Pellegrino (7.640).
#DiventeràBellissima (6 seggi – Nello Musumeci, Giusy Savarino con il listino e quattro con il proporzionale) Alessandro Aricò (9.046), Giuseppe Zitelli (6.221), Giorgio Assenza (6.881) e Giuseppe Galluzzo (5.365).
Popolari e autonomisti (5 con il proporzionale e Giovanni Di Mauro con il listino): Roberto Lagalla (8.170) e Toto Cordaro (8.170), Carmelo Pullara (9.871), Giuseppe Compagnone (5.656) e Pippo Gennuso (6.557).
Udc: (cinque con il proporzionale e Mimmo Turano con il listino) Vincenzo Figuccia (9.281), Margherita La Rocca Ruvolo (5.129), Giovanni Bulla (5.189), Cateno De Luca (5.418), Eleonora Lo Curto (2.178).
FdI-Noi con Salvini (4 seggi – 3 col proporzionale ed Elvira Amata col listino), Tony Rizzotto (4.011), Carmelo Nicotra (5.149) e Antonio Catalfamo (4.238).
All’opposizione M5S con 20 seggi (incluso Giancarlo Cancelleri, migliore sconfitto): Giampiero Trizzino 9168, Salvatore Siragusa 6141, Luigi Sunseri 5.258, Roberta Schillaci 4.241, Angela Foti 11.593, Gianina Ciancio 10.584, Gaetano Nicolosi 3.347, Cristiano Anastasi 3.127, Matteo Mangiacavallo 14.973, Giovanni Di Caro 5.987, Nunzio Di Paola 4.724, Elena Pagana 8.110, Valentina Zafarana 8.140, Antonino De Luca 6.959, Stefania Campo 6.214, Stefano Zito 18.008, Giorgio Pasqua 5.439, Sergio Tancredi 8.013, Valentina Palmeri 7.801.
Pd con 11: Giuseppe Lupo (9.551), Antonello Cracolici (7.560), Luca Sammartino (32.492), Anthony Barbagallo (14.228), Michele Catanzaro (6.409), Giuseppe Arancio (3993), Luisa Lantieri (7.825), Francesco De Domenico (11.224), Nello Dipasquale (5.972), Giovanni Cafeo (7.404), Baldo Gucciardi (10.891).
Sicilia futura 2 seggi: Edy Tamajo (13.984) e Nicola D’Agostino (10.909) e Claudio Fava (4.582).