Con la sua storica vocazione vitivinicola, anche quest’anno, la Sicilia partecipa al Vinitaly 2022 con un brand di tutto rispetto. L’Isola si è presentata all’importante kermesse con 185 produttori, 3 associazioni (Assovini, Providi e Vitesi), e Consorzi di tutela di vinic Doc (Sicilia, Etna e Pantelleria). Inoltre, ha partecipato la Fondazione SOStain per la sostenibilità della vitivinicoltura.
La sostenibilità è uno degli obiettivi dell’Isola. La sostenibilità del settore vitivinicolo non passa solo dall’impatto delle attività agricole, dal risparmio energetico e idrico, dal benessere dei viticoltori lavoratori e dalla salute dei consumatori. Lo sviluppo “ecologicamente sano” è ricerca continua e impone un modello di gestione sempre orientato al potenziamento delle buone pratiche.
Investimenti nel settore
La
Regione ha investito ben 368 milioni di euro in quattro anni per il rilancio e
la valorizzazione del settore vitivinicolo siciliano. Un settore interamente
basato su prodotti di qualità, valore aggiunto e relazioni virtuose tra
turismo, enogastronomia ed export. Tutti elementi, che contribuiscono, secondo
i dati del centro Studi e ricerche per il Mezzogiorno del gruppo Intesa San
Paolo, al 7,7% del Pil della Regione, con 6,3 miliardi di euro, di cui un
miliardo arriva dai vini siciliani.
Nel corso dei 4 giorni del Vinitaly, nell’Area istituzionale della Regione
Siciliana, vengono presentati i prodotti di rilievo internazionale per la
promozione e la valorizzazione dei vini e dell’eccellenza enogastronomica dell’Isola.
Colomba Bianca
Tra questi, spicca Colomba Bianca, tra le più grandi
realtà vitivinicole siciliane. La cooperativa si estende sul territorio di Trapani con 6.800 ettari
di vigneti, 2.480 soci e 6 cantine. E’ leader in Europa
per la produzione di vino biologico e proprio in questi
giorni al Vinitaly di Verona ha lanciato l’etichetta “Cara terra”.
Fondata nel 1970,
Colomba Bianca rappresenta la più grande cooperativa di viticoltori siciliani e
il più importante produttore italiano di uve e vini biologici, con ben 1.800
ettari – localizzati principalmente in provincia di Trapani – condotti in
regime di agricoltura biologica certificata e una capacità produttiva di oltre 14.000.000
litri di vino bio. Una realtà in movimento, aperta sul mondo, e con solidi
radici, nella terra e nella comunità.
Negli ultimi anni la cooperativa ha intrapreso un progetto di crescita, definendo una gamma di vini modellata su criteri che riflettono una visione di insieme del mercato, ma che ha nei vini biologici, negli spumanti e su alcune produzioni di nicchia i suoi punti distintivi.
Oggi Colomba Bianca è presente in maniera diffusa sul canale Horeca della Sicilia e in grande espansione nel resto d’Italia.
Rilevante anche l’export: Colomba Bianca oggi esporta stabilmente in 26 nazioni e in diversi continenti.
Collocazione
Poste in prossimità dei vigneti, le cantine di Colomba Bianca sono dedicate alle singole specializzazioni produttive e dotate di tecnologie moderne e all’avanguardia.
I vigneti sono ubicati in zone che godono di una vasta diversità pedoclimatica, dalla zona costiera fino a oltre 600 metri sul livello del mare, in un mosaico di terroir che esalta l’espressione varietale di ciascun vitigno impiantato.
Principali zone di produzione: Marsala, Mazara del Vallo, Campobello di Mazara, Partanna, Santa Ninfa, Salemi,Vita, Calatafimi-Segesta, Alcamo, Trapani, Paceco, Fulgatore, Dattilo, Gibellina, Poggioreale, Salaparuta.
Vino integrale
Da uve biologiche, raccolte a mano e con packaging riciclabile, si ottiene il “vino integrale”. Un vino con la nuova etichetta firmata dalla realtà di Trapani, che riunisce 2480 viticoltori e che nel 2021 ha venduto 2,9 mln di bottiglie in tutto il mondo.
Una vera e propria “dedica a Salemi e alla Sicilia”. Così è stato definito il nuovo progetto eco-friendly che lancia sul mercato le prime 30mila “bottiglie responsabili” di vino integrale biologico, non filtrato, da uve raccolte a mano e con denominazione IGP Salemi.
«Un percorso già avviato anni fa – spiega Dino Taschetta, presidente di Colomba Bianca, realtà che nel solo anno 2021 ha lavorato oltre 120mila quintali di uve biologiche, che rappresentano il 24% della produzione complessiva a livello globale – con le certificazioni di sostenibilità VIVA e SOStain, la sensibilizzazione degli agricoltori verso i temi ambientali e l’innovazione tecnologica mirata alla razionalizzazione delle risorse.
Cara Terra ed economia circolare
Un percorso che prosegue oggi con “Cara Terra”, che vede un approccio integrale di economia circolare, che va dalla fonte al bicchiere, con un packaging di prodotto interamente sostenibile. Crediamo fortemente nel valore sociale dell’impresa, nella responsabilità che chiama tutti noi a fare sempre più e sempre meglio, per preservare il presente e consegnare alle future generazioni una nuova vision legata alla terra e al territorio».
Gusto deve fare rima con giusto
Una formula dove “gusto deve fare rima con giusto”, grazie a un approccio agroecologico che mira alla tutela dell’ecosistema, alla riduzione dell’inquinamento aria-acqua-suolo, alla bioeconomia e alla chimica verde.
Colomba Bianca, che l’anno scorso ha registrato 527.730 quintali di uve conferite dai soci e 2,9 milioni di bottiglie vendute in tutto il mondo, rafforza così la sua anima green: “Dalla forma rotonda dell’etichetta, che richiama l’economia circolare di riutilizzo e di riciclo delle materie prime, realizzata con carta italiana certificata FSC, derivante dal riciclo di vinacce – spiega Marisa Leo, responsabile marketing e comunicazione di Colomba Bianca e anima del progetto – al vetro della bottiglia, che deriva per il 96% da vetro riciclato, passando per l’assenza di capsula e l’utilizzo di tappi che derivano per il 50% da materie prime riciclate e sono 100% riciclabili. Il tutto, spedito in scatole di cartone 100% riciclato e riciclabile.
Il coraggio delle sfide
Stiamo affrontando con coraggio e grande impegno le sfide che l’industria vitivinicola odierna deve affrontare per ridurre l’impatto ambientale. Oltre le parole, vogliamo portare il nostro vino a tavola con azioni concrete, nel rispetto della tradizione, del territorio e della natura”.
La Sicilia, con quasi 40mila ettari (su 97mila di superficie vitata) è la prima regione in Italia per area agricola dedicata alla produzione biologica e integrata.
Criticità del settore
Esistono però delle criticità da non sottovalutare. A causa della guerra in Ucraina, ad esempio, sono aumentati del 35% i costi per il vino italiano con un impatto pesante sulle aziende vitivinicole. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti sempre nell’ambito del Vinitaly. Gli incrementi in termini assoluti per le imprese del vino sono in media di 6.886 euro all’anno secondo l’analisi Coldiretti su dati Crea.
Aumento dei costi
Le aziende vitivinicole si sono così trovate a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi che – spiega Coldiretti Sicilia – arrivano oggi a pesare, sui bilanci in modo pesante. Una bottiglia di vetro costa più del 30% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20%, ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%, secondo l’analisi Coldiretti.
I prezzi cambiano di settimana in settimana
Ma i prezzi degli ordini cambiano ormai di settimana in settimana sottolinea Francesco Ferreri, presidente Coldiretti Sicilia – e ciò rende impossibile una normale programmazione economica nei costi aziendali. Problemi anche per l’acquisto di macchinari, soprattutto quelli in acciaio, prevalenti nelle cantine, per i quali è diventato impossibile persino avere dei preventivi – aggiunge -.
Rincaro trasporti
Per la Sicilia – prosegue Francesco Ferreri – pesano i rincari per il trasporto su gomma: oltre il 25% a cui si somma la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%.
Export
Gli effetti delle tensioni commerciali legate al conflitto si ripercuotono anche sull’export dove oltre quattro cantine su dieci (43%) affermano di aver ridotto le spedizioni.
Tutto sulle spalle dei viticoltori
Occorre comunque ricordare che sino ad oggi l’incremento dei costi è stato scaricato esclusivamente sulle spalle dei viticoltori, come dimostra il fatto che il prezzo del vino, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, è addirittura diminuito dell’1,2% e dello 0,4% nei primi due mesi del 2022, per poi crescere appena dello 0,5% a marzo, in netta controtendenza con i rincari, spesso a doppia cifra, di tutti gli altri prodotti alimentari – conclude il presidente Francesco Ferreri -.