“Più che mai adesso bisogna segnalare e mettere al centro dell’attenzione i maltrattamenti che subiscono le donne, dal momento che non vediamo miglioramenti né possibilità di vedere la luce”, dichiara la segretaria Cgil Palermo Bijou Nzirirane, che interviene oggi alle ore 18 al centro salesiano Santa Chiara, a “La Voce delle donne”, iniziativa indetta per la Giornata europea contro la tratta degli esseri umani del 18 ottobre.
L’evento è organizzato dalle “Donne di Benin City”, associazione fondata da un gruppo di rifugiate ex vittime di tratta provenienti dalla Nigeria, con l’obiettivo di sostenere a Palermo le donne vittime di tratta nel loro percorso di fuoriuscita dai circuiti di sfruttamento.
La Giornata europea contro la tratta degli esseri umani deve avere un senso
“Ammiro la forza delle donne di quest’associazione, che vanno avanti senza nessun aiuto e che da anni hanno perso la sede – aggiunge Bijou Nzirirane, anche responsabile coordinamento donne e sportello immigrazione del sindacato – La Cgil dà la possibilità di fare sportello presso la sede del sindacato dei pensionati Spi Cgil, in via Roma, 72, il mercoledì pomeriggio e il venerdì mattina. Ma loro si augurano che le istituzioni possano destinare un luogo dove accogliere le donne vittime di tratta. E’ uno sportello che funziona e che ha bisogno del sostegno di tutti per risolvere concretamente i problemi che devono affrontare le donne che vogliono uscire dalla tratta ma anche da situazioni di violenze domestiche che subiscono, come molto spesso si sta riscontrando”.
Inclusione contro violenza e sfruttamento
L’incontro sarà l’occasione per presentare la mission dell’associazione e i risultati del progetto “Akugbe: camminiamo insieme”. Il progetto, sostenuto dal programma PartecipAzione di UNHCR e di INTERSOS è dedicato all’inclusione e all’empowerment all’interno del tessuto socio culturale di Palermo di donne rifugiate e richiedenti asilo, impegnate in percorsi di fuoriuscita da violenza e sfruttamento che, molto spesso, non trovano spazio e possibilità per esprimersi e valorizzare le loro competenze e che riscontrano difficoltà ad accedere ai servizi sociali, educativi e sanitari.
Ha coinvolto 75 donne rifugiate, richiedenti asilo e migranti in diverse attività: un laboratorio di cucina mediterranea finalizzato alla conoscenza e al consumo di prodotti locali, 12 workshop di sensibilizzazione su salute riproduttiva e sessuale, relazioni familiari, cura e accoglienza dei figli/e, uno sportello d’ascolto e orientamento ai servizi.