Voglia di cinema! I consigli di Massimo Arciresi
L’altro volto della speranza (Toivon tuolla puonen, Finlandia/Germania, 2017) di Aki Kaurismäki con Sherwan Haji, Sakari Kuosmanen, Nuppu Koivu, Ilkka Koivula.
I toni per l’inimitabile Kaurismäki tornano a essere meno scherzosi, la propensione all’ilarità (pur non sparendo, per fortuna) lascia il posto a una riflessione sul tema dell’immigrazione – è la storia, ambientata a Helsinki, di un siriano (Haji) in cerca della sorella smarritasi durante il lungo viaggio e di un rappresentante di camicie (Kuosmanen) incline al gioco, congiunti in una scalcinata attività di ristorazione –, prolungando idealmente il già pregnante discorso di Miracolo a Le Havre. I colori accesi in mezzo al grigiore, la studiata fissità degli attori (compresa la fedele Kati Outinen, in un cameo) rendono riconoscibile lo stile del maestro finlandese, che ci tiene a imprimere gli eventi storici nei tg in sottofondo. Irresistibile il cuoco fumatore di Timo Torikka. Finale enigmaticamente positivo.
Oppure
the_startup (Italia, 2017) di Alessandro D’Alatri con Andrea Arcangeli, Paola Calliari, Luca Di Giovanni, Matilde Gioli.
Negli ultimi film di D’Alatri, pur dotati di ottimi spunti, si riscontrano zone d’ombra, affaticamento in sviluppi e limature dei personaggi. Manca scorrevolezza alla semi-biografia di Matteo Achilli (interpretato da Arcangeli), quasi imberbe creatore di un sito per facilitare la ricerca d’impiego (Egomnia), ed è difficile credere un liceale capace di tanto (colpa dell’impianto, non della realtà). Dato che gli eventi sono “gonfiati”, non era meglio cambiare i nomi? Comunque, al di là di possibili somiglianze con The Social Network (e, di rimpallo, con Snowden e Che vuoi che sia), si può vedere. Con distacco.
Voglia di cinema! La frase della settimana
«Cos’è successo quell’ultima sera, la sera che non mi ricordo?» Sergio Castellitto, colpito da amnesia dopo una caduta, interroga insistentemente la moglie Margherita Buy sull’accaduto nell’insinuante dramma borghese/thriller da camera (tratto da una pièce di Eric-Emmanuel Schmitt) – che da un lato tenta di aggirare i limiti della teatralità, dall’altro resta leggermente statico (malgrado i capaci attori) – Piccoli crimini coniugali (Italia, 2017) di Alex Infascelli.