Voglia di cinema! I consigli di Massimo Arciresi
Lazzaro felice (Italia, 2018) di Alice Rohrwacher con Adriano Tardiolo, Alba Rohrwacher, Luca Chikovani, Natalino Balasso
All’opera terza Alice Rohrwacher, proseguendo coerentemente nell’evoluzione della propria poetica, ci propone una storia da non prendere sul serio nel suo complesso (perfino i luoghi sono frutto di un collage), bensì nelle sue componenti (lo sfruttamento degli ultimi da parte dei poteri forti, la purezza bistrattata, l’involuzione della società). Lo fa – con un “occhio” a Shyamalan! – attraverso un personaggio ingenuo, un giovane e servizievole contadino dal nome eloquente, a cavallo tra due epoche vicine e ugualmente ingrate e tra due sfondi – rurale e cittadino – di complementare aridità. Anacronistico mezzadro, in coda a un’ideale, surreale gerarchia, Lazzaro stringe una specie d’alleanza con il viziato rampollo della cinica padrona. Nel composito cast anche Sergi López, Tommaso Ragno, Nicoletta Braschi.
End of Justice – Nessuno è innocente (Roman J. Israel, Esq., USA/Canada, Emirati Arabi Uniti, 2017) di Dan Gilroy con Denzel Washington, Colin Farrell, Carmen Ejogo, Amanda Warren
Avvizzito attivista, idealista decaduto eppur indefesso, figura goffa e inelegante, il preparatissimo avvocato Roman J. Israel (l’irraggiungibile Washington, colonna dell’intero film), conscio della sua inadeguatezza, preferisce lavorare in ufficio. Sfortunatamente il grave malore che coglie il suo socio lo costringe a (ri)entrare in aula, a confrontarsi con l’esterno, con un potente studio che può evitargli la rovina, con un caso scottante, con la propria non infallibile coscienza. Gilroy congegna bene il plot, ma si scorda di rifinire qualche snodo. Il soundtrack, non solo nostalgico, è notevole.
Voglia di cinema! La frase della settimana
«Non mi piace essere d’accordo con uno psicologo.» Agnès Jaoui, a pranzo con l’amico in crisi di coppia Laurent Lafitte, si stupisce di pensarla come il compagno di quest’ultimo (Bruno Putzulu) riguardo agli slalom sentimentali di uno dei fratelli del commensale (Nicolas Bedos), non meno problematico dell’altro (Benjamin Biolay), intristito da una separazione, nell’articolato ma non abbastanza vivace L’arte della fuga (L’art de la fugue, Francia, 2014) di Brice Cauvin.