Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Le regole prima della parità di genere

Abbiamo ritrovato alcune regole che, prima della riforma del Diritto di famiglia, in barba alla parità di genere, governavano i rapporti tra uomo e donna, tra marito e moglie...

di Clara Di Palermo

Abbiamo ritrovato alcune regole che, prima della riforma del Diritto di famiglia, in barba alla parità di genere, governavano i rapporti tra uomo e donna, tra marito e moglie. Ed erano tristemente attuate

 

di  Clara Di Palermo

Della parità di genere non ha nemmeno l’ombra. E’ uno specchietto con poche semplici “regole” che le donne erano tenute a osservare, prima dell’entrata in vigore del nuovo diritto di famiglia del 1975.
A pochi giorni dalla celebrazione della giornata contro la violenza sulle donne, questo decalogo rappresenta un controsenso, è la chiara esplicazione di come venivano considerate le donne anche dal Codice Civile del 1865.

Ma vediamole queste regole, riportate sotto al titolo “doveri delle spose”. sposi

  • Voler bene al marito.
  • Rispettarlo come capo.
  • Obbedirlo come nostro superiore.
  • Assisterlo con premura.
  • Ammonirlo con reverenza.
  • Rispondergli con grande mansuetudine.
  • Tacere quando è alterato
  • Pregare per esso il Signore.
  • Sopportarne i difetti.
  • Schivare la famigliarità con altri uomini
  • Non consumare la roba in vanità.
  • Essere sottomessa alla madre del marito e ai suoi vecchi.
  • Umile e paziente colle cognate.
  • Prudenti con quelli della famiglia.
  • Amante della casa.
  • Riservata nei discorsi.
  • Osservatrice dei doveri religiosi.

Regole che, con estrema evidenza, relegano la donna a un ruolo di subalternità e sottomissione rispetto all’uomo e che, magari non con questi estremi, ancora resistono in alcune piccole realtà dell’entroterra, non solo siciliano.
A ben leggere i punti 2 e 3, quel rispettarlo come capo e obbedirlo come nostro superiore, suonano come un vero affronto, ancor più se si pensa che allora lo stesso tradimento veniva giudicato diversamente se perpetrato da una donna o da un uomo. Alla donna toccava la punizione, a norma di legge, di un anno di reclusione mentre il tradimento dell’uomo, per essere giudicato dalla legge, doveva arrivare alla convivenza.
Non solo la parità di genere era un concetto sconosciuto, ma si arrivava al paradosso che, una volta che la famiglia della futura sposa consegnava la “dote” al promesso sposo (che poteva essere costituita da terreni, corredi finemente ricamati, ecc), questi ne potesse disporre a proprio piacimento senza nemmeno consultare la moglie.

E del rapporto con la suocera  ne vogliamo parlare? La regola numero 12 non lascia dubbi né vie di scampo: bisogna starle sottomessa!

Una donna che non esiste più quella raccontata da questo decalogo, cancellata dal nuovo diritto di famiglia, ma non del tutto scomparsa nei meandri di qualche mente contorta che ancora crede che un essere umano posso essere superiore a un altro.

 

 

 

 

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