Attraverso la singolare manifestazione che guiderà turisti e cittadini nella storia della città, scopriamo l’inestimabile patrimonio custodito all’interno dell’Archivio di Stato, nelle due sedi della Catena e della Gancia
di Patrizia Romano
Carte topografiche, pergamene, manoscritti, stampe, atti notarili che raccontano quasi mille anni di storia siciliana, dal regno normanno ai giorni nostri. È il patrimonio di tesori custodito all’interno dell’Archivio di Stato, nelle due sedi della Catena e della Gancia, che da ieri ha aperto le porte ai visitatori in occasione del Festival ‘Le Vie dei Tesori’.
Già le sedi che accolgono l’Archivio rappresentano un patrimonio di inestimabile valore. Quella originaria, sita in corso Vittorio Emanuele accanto alla chiesa di S. Maria della Catena, è un ex convento dei Padri Teatini, il cui edificio, adibito a sede d’archivio a partire dalla prima metà dell’800, subì nel corso degli anni considerevoli manomissioni e trasformazioni. Il recente restauro ha cercato di recuperare la compagine originaria, liberando gli antichi ambienti dalle superfetazioni strutturali che ne avevano alterato la qualità architettonica.
L’altra sede si trova nell’ex convento di Santa Maria degli Angeli, annesso alla chiesa omonima, detta la “Gancia“, nella via Alloro. La costruzione, sorta alla fine del XV secolo per volere dei Francescani, fu successivamente ampliata ed abbellita con la realizzazione di un oratorio, ornato di affreschi e stucchi, secondo lo stile del Serpotta, nonché di un suggestivo chiostro.
Nell’ambito della manifestazione, gli spazi ospiteranno l’esposizione ‘Palermo e Genova: commerciare e convivere’: una ricchissima documentazione notarile dall’epoca medievale a quella moderna, che permette di gettare uno sguardo panoramico sulla città in quanto sede di affari e capace di attirare forti investimenti grazie anche all’attività di grossi banchieri e investitori ‘esteri’, favoriti dalle autorità regnanti con la concessione di immunità e privilegi.
E’ possibile, attraverso questo viaggio nella storia, scoprire i documenti custoditi nella sede Catena dell’archivio, che vanta un primato assoluto: conservare il documento cartaceo più antico d’Europa, una lettera in greco e arabo scritta nel 1109 da Adelasia del Vasto, terza moglie del re normanno Ruggero I, per chiedere protezione del monastero di San Filippo di Demenna, che rientrava fra i suoi possedimenti. Nella sede dell’Archivio di Stato alla Gancia, invece, si potrà approfittare dell’occasione per osservare le tele di Vincenzo Romano e di Pietro Novelli, gli stucchi del Serpotta e le sculture del Gagini.
Ma cosa rappresenta, in realtà l’Archivio di Stato del capoluogo siciliano sullo scenario internazionale?
L’Antico Archivio Regio è un complesso documentario (6 pergamene, 446 registri, 442 fascicoli, 37 mazzi, 95 volumi, 13 buste) costituito dagli archivi delle magistrature preunitarie risalenti al periodo della dominazione catalano-aragonese e spagnola (1323-1720) – durante la quale vi fu la breve parentesi austriaca (1708-1717) – e la sabauda (1720-1847). Inoltre, è opportuno sottolineare che custodisce e valorizza un ricchissimo patrimonio documentario di straordinario interesse, che testimonia della storia e della cultura di Palermo e della Sicilia, a partire dall’antico Regno normanno sino ai giorni nostri. Oltre 50 km di documenti di varia tipologia: atti pubblici, archivi privati, registri notarili, pergamene, diplomi, codici miniati, disegni, carte topografiche, sigilli, opere di carattere letterario e giuridico, lettere di personaggi illustri di ogni epoca, disegni e manifesti.
Tra gli archivi più antichi e preziosi conservati è il fondo del Diplomatico, conosciuto con il nome di Tabulari e costituito quasi esclusivamente da pergamene, più di 6000, per la maggior parte atti di fondazione e titoli di proprietà riferibili a chiese e monasteri delle diocesi di Palermo, Messina e Agrigento, nel quale si trova, inoltre, il documento più antico in carta che si conservi in Europa: un atto emanato dalla cancelleria normanna nel 1109, scritto in greco ed in arabo che riporta ancora le tracce del sigillo aderente in cera rossa.
Esso si presenta come una miscellanea articolata in 29 categorie che sono il risultato di un ordinamento per materia disposto nel Settecento dalla monarchia sabauda.