L‘Intelligenza artificiale (IA) è una macchina, che viene addestrata dall’uomo attraverso una serie di comandi e l’uso di grandi quantità di dati, per imitare la mente umana e capirne i processi.
I campi di applicazione più recenti sono nel linguaggio naturale, come ad esempio riassumere o rispondere a un testo (vediamo l’uso di Chat GPT), nel suono, la macchina è in grado di riconoscere il parlato, creare assistenti vocali, o nuove tecniche di editing musicale, e poi nelle immagini tramite il riconoscimento di oggetti, ambienti, volti, espressioni, emozioni. Questa viene definita più specificamente IA Generativa, cioè la branca dell’intelligenza artificiale che si concentra nella generazione di contenuti quali video, foto e testi, alla richiesta scritta di un prompt da parte di un utente.
L’uso di questa può rendersi utile nel fare brainstorming, cercando di stimolare le idee per l’utente e superare il blocco creativo, oppure nel generare testi quali bodycopy e descrizioni con Gemini, lo strumento di IA di Google. Altrimenti nel creare immagini, che siano più realistiche possibile, utilizzando Copilot, l’assistente virtuale di Microsoft, o meglio creare audio e video.
Quando chiediamo a una macchina di eseguire un compito, ci aspettiamo una risposta esaustiva. Questo non è sempre garantito, e può essere un errore da parte nostra aspettarci una comprensione completa, perché la macchina si perfeziona sempre di più con l’esperienza e l’acquisizione di nuovi dati, tramite gli errori pregressi, e quindi più viene utilizzata, più scenari si apriranno alla mente meccanica.
Spesso sbagliamo nel credere che la macchina comprenda completamente le nostre richieste. Oppure che generi immagini più simili alla realtà, ma molto spesso si possono notare delle imperfezioni. Le IA tendono, infatti, a generare rappresentazioni stereotipate, spesso preferendo persone giovani, bianche e magre, o generando figure di uomini alla richiesta di un direttore e una donna per segretaria. In più, ciò che chiediamo che la macchina esegua potrebbe non essere del tutto corretto e, dunque, che riporti degli errori. Una volta considerato questo aspetto più tecnico delle macchine, consideriamo l’aspetto umano che ne rimane.
Da dove nasce il timore verso questo nuovo lavoro tecnologico di avanzamento del nostro genere umano?
Per ovvie ragioni, l’ignoto ha sempre scaturito in noi una paura evidente. Se non è sotto il nostro controllo, i processi nel nostro interiore ci portano ad allontanarci da questo, considerato pericoloso. Ciò perché abbiamo la costante percezione che queste macchine siano più intelligenti di noi, ma in realtà quello che loro apprendono è solo frutto del nostro vissuto, delle nostre caratteristiche. Questo è reso possibile dalla loro acquisizione ai nostri dati.
Tutto questo, com’è possibile?
Accettando i cookie nei siti web o rilasciando nostre informazioni nei form, nei nostri profili social, non facciamo altro che alimentare questo apprendimento. I cookie non sono che dei biglietti da visita che ogni sito web rilascia con all’interno i nostri dati personali, per migliorare l’esperienza online. Possono essere di sessione, nel caso in cui questi dati non vengano memorizzati e scadono, al contrario si chiameranno persistenti. Funzionano in modo tale che, quando un new user effettuerà l’accesso e consentirà ai cookie, gli si rilascerà un ID client, che per ogni altra sessione riconoscerà come returning user.
La nostra privacy è tutelata a livello europeo grazie al Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR). Infatti, su Internet, si devono rispettare alcune normative riguardo i nostri dati, come ad esempio il richiedere i dati minimi necessari, informare l’utente sulle pratiche di acquisizione di essi e garantire la loro sicurezza.
Dunque, ora, quando noi accettiamo e diamo il nostro consenso esplicito riguardo il rilascio dei nostri dati, abbiamo chiaro il fatto che verranno utilizzati per far apprendere alle macchine chi siamo, i nostri comportamenti d’acquisto, i nostri interessi.
Fino a che punto ci sentiamo a nostro agio, sapendo che le macchine conoscono così tanto di noi?
Un’altra delle più grandi paure legate all’uso di questa tecnologia è sicuramente la sostituzione lavorativa. Le fabbriche diventano sempre più automatizzate, i call center sostituiti da Chatbot, a molti impiegati viene richiesta le competenze digitali alimentando timore a non trovare un lavoro.
Per concludere, tutti questi aspetti vengono riconosciuti come lato negativo di questo sviluppo umano, ma risiedono proprio in queste paure, che stanno nascendo in concomitanza con l’espansione dell’uso dell’IA, le nuove richieste e le questioni etiche che vengono promosse con urgenza all’attenzione di chi si sta interessando a questo mondo. Riconoscere queste richieste farà sì che l’Intelligenza Artificiale serva l’umanità, piuttosto che controllarla.
Le immagini pubblicate sono state generate con l’IA