Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Lo Stato autoritario. Ddl Sicurezza, più pene e nuovi reati

Quando non si è autorevoli, si è autoritari. Se non si hanno soluzioni, è inevitabile reprimere; più pene e nuovi reati per chi protesta e per chi dissente. Il clima è di guerra; ai poveri, agli immigrati, ai senza casa e alle donne con bambini che devono andare in carcere. Con gli eletti, garantismo e impunità; con gli imprenditori, il cappello in mano

di Victor Matteucci

Nel silenzio quasi generale, è stato approvato alla Camera il disegno di legge più provocatorio degli ultimi anni: il nuovo Ddl Sicurezza, che alza il livello di repressione, accentua pene e divieti e aumenta il numero e le tipologie dei reati.  

Sembrerebbe l’inizio di una nuova stagione destinata a “leggi speciali”, sul modello di quelle che furono approvate negli anni ’70, a seguito dell’emergenza per il conflitto sociale e per contrastare movimenti eversivi che erano in atto, questa volta, in via preventiva. Uno Stato che non è autorevole, è inevitabile che sia costretto, periodicamente, ad essere autoritario.

Un Ddl Sicurezza, con il quale si va dall’aumento delle pene fino a 6 anni e 300.000 euro di multa per chi protesta o blocca una strada con l’unico scopo di reprimere gli attivisti per il clima e qualunque altra forma di dissenso. Aggravanti per chi manifesta contro un’opera pubblica “strategica”, su misura per il Ponte sullo stretto.

Dei delitti e delle pene

Poteri quasi assoluti alle forze di Polizia, che potranno anche detenere fuori servizio armi senza licenza. Introduzione del reato di rivolta contro i migranti e i detenuti che dovessero continuare a protestare per le condizioni inumane in cui sopravvivono. Criminalizzazione e definitivo affossamento della cannabis light, messa ormai fuori legge insieme alle migliaia di lavoratori del settore. Via libera al carcere per le donne incinte e madri di minori di un anno. Revoca della cittadinanza agli “stranieri” che delinquono e Sim del cellulare vietata a chi non ha il permesso di soggiorno.

In tutto, sono stati introdotti 24 tra nuovi reati e nuove aggravanti e, se ad essi aggiungiamo il taglio del reddito di cittadinanza che ha scaraventato fuori da ogni assistenza minima i disoccupati e le nuove politiche anti-immigrati con deportazioni dei rifugiati in Albania, abbiamo il quadro e il profilo dei nemici che erano necessari per dare un carattere “machista” a questo Governo. Naturalmente, sempre nell’ottica di essere forti con i deboli e deboli con i forti. Infatti, è un disegno di legge che viene approvato solo pochi giorni dopo che la presidente del Consiglio è andata alla riunione di Confindustria con il cappello in mano.

D’altra parte, non potendo risolvere il problema delle carceri, del loro sovraffollamento e delle condizioni inumane, così come sanzionato dall’Unione Europea, e come ricordato dal Presidente della Repubblica, l’unica alternativa facile era di aumentare le pene e sperare che possano avere una funzione deterrente.

Conformisti o clandestini

Siamo allo Stato autoritario. Ed è solo l’inizio. Il perimetro, lo spazio democratico per la protesta si restringono brutalmente. Se non si è uniformati e consenzienti, si è fuori legge. Si trasferiscono nella illegalità comportamenti e i dissensi che prima avvenivano in modo trasparente, pacifico e visibile, creando ad arte il pericolo, senza che questo pericolo vi fosse, attraverso la definizione dei nuovi crimini e di nuovi criminali. L’invito è a conformarsi o ad essere clandestini. Lo stesso procedimento con cui si spingono gli immigrati ad essere irregolari attraverso il reato di immigrazione clandestina.

La maggioranza silenziosa

Intanto, la maggioranza degli italiani, come spesso accade in questo Paese, sin dai tempi in cui si votava DC turandosi il naso, tace. Anche negli anni Venti del ‘900, la maggioranza dei tedeschi taceva, quella stessa che il pastore Martin Niemöller redarguiva, riferendosi all’inattività degli intellettuali e della società civile tedesca in seguito all’ascesa al potere dei nazisti e delle purghe per i loro obiettivi, scelti per gruppi.

Per descrivere i pericoli dell’apatia politica, e come tali pericoli alle volte hanno inizio, cioè con un odio teso ad intimorire e a reprimere, forse può essere utile ricordare proprio quel discorso.

«Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare».

In uno Stato senza crescita e senza sviluppo, con una crisi senza prospettive, il debito più alto e gli stipendi più bassi d’Europa, la strage di femminicidi e di morti sul lavoro, gli ospedali presidiati dall’esercito per il rischio di sicurezza a causa delle aggressioni, una corruzione senza eguali in Occidente, il conflitto con la magistratura, l’abbandono scolastico con indici allarmanti, soprattutto al sud e con 100mila giovani che nel 2022-2023 hanno lasciato il Paese, la priorità non può che essere la sicurezza per disordini e manifestazioni di protesta.

Ma, in tutto questo, potrebbe esserci una buona notizia: con un tale clima autoritario che si prefigura, schierarsi sarà sempre più inevitabile. La nuova resistenza può avere inizio.

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