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Lockdown e disuguaglianza di genere

Anche in occasione del coronavirus, le donne sono quelle che hanno pagato lo scotto più pesante in tutto il mondo. Queste rappresentano meno della metà della forza lavoro, eppure, nel mese di aprile, il 55 per cento delle persone licenziate erano donne

di Patrizia Romano

Lockdown e diseguaglianza di genere. Sembra rappresentare un binomio inscindibile, ormai. Un triste binomio. Le donne rappresentano da sempre l’anello più debole della catena sociale. Sotto tutti gli aspetti, a tutte le latitudini e altitudini. Soprattutto, nel settore lavorativo.
Anche in occasione del coronavirus, sono quelle che hanno pagato lo scotto più pesante in tutto il mondo. Del resto, parliamo di pandemia.
In tutto il mondo, le donne rappresentano meno della metà della forza lavoro, eppure, nel mese di aprile, il 55 per cento delle persone licenziate erano donne.
Sempre nelle gran parte del globo, la sanità e l’istruzione non sono state risparmiate, e il numero di donne che hanno perso il lavoro, sino ad ora, è stato cinque volte superiore rispetto al numero degli uomini.
Dati mondiali, rivelano che le donne hanno perso o abbandonato il lavoro durante il periodo di lockdown ben il 50 per cento in più rispetto agli uomini.
Queste soltanto alcune tra le cause per cui Lockdown e diseguaglianza di genere rappresentano una la conseguenza dell’altro.

Attività svolte dalle donne

Questi esempi indicano che le donne svolgono maggiormente attività in cui stanno più a contatto con il pubblico. Attività, comunque, che non possono essere svolte da casa. Vedi le attività commerciali o servizio presso gli hotel o, ancora, nel settore della ristorazione. Ma anche a scuola, a partire dall’asilo nido, dove sono impiegate, prevalentemente, donne.
Le donne hanno avuto un ruolo stabilizzante. L’impiego nei servizi, dominato dalle donne, tende a essere meno volatile. Inoltre, sono sempre state di supporto in famiglia, nel caso in cui il marito avesse perso il lavoro.
Molti congedi temporanei potrebbero diventare definitivi a causa dei fallimenti delle aziende.

L’anello più debole

Sembra che, un po’ dappertutto, le donne abbiano tra il 15 e il 20 per cento di probabilità in più di perdere il lavoro e l’8 per cento di probabilità in più di essere messe in congedo non retribuito. Tra le possibili spiegazioni di questo fenomeno ci sono la discriminazione e il fatto che alcune donne, costrette a occuparsi dei figli, hanno scelto ‘spontaneamente’ di lasciare il lavoro.
Certo quelle che terranno più duro e quelle che hanno qualifiche maggiori, hanno minori probabilità di perdere l’impiego, ma sono costrette a fare salti mortali per mantenere un certo equilibrio tra casa, lavoro, cura dei figli.

Una carriera danneggiata

Se ci pensiamo bene, la stessa fine del lockdown potrebbe danneggiare la carriera delle donne. Se consideriamo che molti posti di lavoro stanno riaprendo prima degli asili e delle scuole elementari, le famiglie sono costrette a fare delle scelte; chi della coppia ritornerà al lavoro e chi resterà in casa con i bambini. Di solito, la scelta ricade sulla donna. Ed ecco che la risposta è presto data.
Certo se continuerà tale perdita anche adesso che la fase quarantena è rientrata, a prescindere che ritorni, il rischio di ritornare indietro e annullare le lotte estenuanti che le donne hanno fatto per garantirsi la parità di genere, verranno annullate; non saranno servite a nulla.

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