Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Logiche meticce

di Redazione

La teoria di civiltà tra loro incompatibili costituisce una delle chiavi di interpretazione più diffuse. Osservata attraverso questa lente, l’immigrazione assume significati negativi: l’immigrato è il diverso che si manifesta nella nostra società e rischia di indebolirne le fondamenta culturali

di Walter Nania

Fra poco meno di un mese si svolgeranno le elezioni europee e nel vecchio continente, Italia compresa, si respira un’aria sempre più pesante quando si parla di immigrati. Quando si tratta di immigrazione, questo emerge spesso come tema “utilizzato” a scopi elettorali. Qualche giorno fa, proprio in Sicilia, un partito politico ha messo in scena un vero e proprio sbarco sulla spiaggia ad opera di cittadini che lamentavano maggiori diritti a favore degli stranieri invece che ad italiani. Ad oggi, nel nord del mondo si rafforzano le tendenze neo-conservatrici che fanno della cultura e della tradizione bandiere da sventolare per allontanare il pericolo dello straniero, dell’ “altro”, del “diverso”.

La teoria di civiltà tra loro incompatibili costituisce una delle chiavi di interpretazione più diffuse. Osservata attraverso questa lente, l’immigrazione assume significati negativi: l’immigrato è il diverso che si manifesta nella nostra società e rischia di indebolirne le fondamenta culturali. Il fallimento di modelli di convivenza multiculturale per l’improvviso cambio di politica adottata dai paesi, fornisce un sostegno a queste tendenze neo-conservatrici, dominate dal ritorno in forza del soggettivismo e delle reazioni identitarie. All’interno di questa corrente di pensiero, la cultura meticcia è intesa, erroneamente, come risultato di una “contaminazione”: aspetti culturali “altri” intaccano la presunta purezza di un sistema culturale. L’errore di questa interpretazione sta nel considerare il meticcio come il risultato dell’incontro tra due o più sistemi “puri”, entità ben definite, in se stesse omogenee e semplici che, proprio per effetto di questo loro incontro-scontro perderebbero qualità a loro proprie. Il meticciato non è il risultato di un processo di contaminazione (termine che forse presuppone una certa violenza da parte del contaminatore e una passività da parte del contaminato), è invece l’effetto di un processo di dialogo, di incontro tra due individui o sistemi che non sono né statici né puri, bensì complessi.

I fraintendimenti che circondano nell’interpretazione del meticciato nascono da un ulteriore malinteso che riguarda i significati comunemente attribuiti ai termini cultura e individuo, significati che rimandano all’omogeneità, alla semplicità, alla purezza, alla staticità. Manca la memoria storica del processo di formazione di un individuo e di un sistema culturale: prodotti di combinazioni di termini eterogenei, dissimili, differenti. La specificità di una cultura o di un individuo deriva infatti dalle combinazioni di infinite che possono essere prodotte dalla riformulazione di molteplici identità. Così inteso, il termine meticcio non è più un semplice attributo, un aggettivo da accostare ad esempi storici, linguistici e culturali. Il meticcio diventa un pensiero, un’etica: l’etica della memoria, della coscienza delle molteplici identità che compongono un sistema culturale, linguistico, artistico. Il meticcio diventa un atteggiamento: l’atteggiamento dell’incontro, del dialogo, in un tempo che è quello del presente, sempre libero di divenire.

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