Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani celebra la 10° Giornata internazionale di Nelson Mandela del 18 luglio 2020, istituita dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 2009, con la risoluzione A/RES/64/13, per il contributo fornito alla lotta per la democrazia, la pace e i diritti umani in tutto il mondo.
Nato il 18 luglio 1918, fu un politico del movimento rivoluzionario anti-apartheid (Congresso Nazionale Africano, ANC), avvocato e attivista per i diritti umani e padre della democrazia nel Sudafrica.
Sin da ragazzo si oppose all’apartheid, il sistema di segregazione razziale legalizzato in Sudafrica secondo cui lo Stato limitava i diritti e le libertà degli abitanti neri, e delle minoranze etniche, privandoli delle loro proprietà, della rappresentanza politica e della cittadinanza, emarginandoli con istruzione, assistenza medica e servizi pubblici differenziati.
Per il suo impeto giovanile gli fu dato il nome “Rolihlahla” che significa piantagrane, mentre da adulto venne più comunemente chiamato col nome del suo clan, Madiba, ma conosciuto a livello internazionale con il nome inglese Nelson, datogli da un suo insegnante in carcere.
Assieme al partito della Lega della gioventù dell’ANC, Mandela portò avanti una coraggiosa protesta contro il governo sudafricano e ne divenne il leader politico.
Arrestato e condannato all’ergastolo
Arrestato per il suo attivismo nel 1964 e scampato alla condanna a morte, fu condannato all’ergastolo perché ritenuto colpevole di sabotaggio e alto tradimento. Rimase in carcere per quasi 27 anni durante i quali, nonostante i lavori forzati cui fu costretto fino al 1970 e problemi di salute, si laureò in legge, portò avanti il suo impegno anti-apartheid e sostenne i diritti umani dei detenuti.
Durante la reclusione e per il suo attivismo indefesso, ricevette nel 1988 il Premio Sakharov per la libertà di pensiero e nel 1990 il premio Lenin per la pace.
Nel 1989 Frederik Willem de Klerk venne eletto presidente di stato del Sudafrica e diede avvio a importanti riforme sociali e civili tra cui: la legalizzazione di tutti i partiti politici, compreso l’ANC; l’estensione degli stessi diritti civili dei bianchi a tutte le etnie del Sudafrica; e la liberazione di Mandela l’11 febbraio del 1990.
Finalmente libero
Appena liberato, Mandela venne eletto presidente dell’ANC e insignito del premio Nobel per la pace nel 1993 assieme al presidente Klerk come conseguenza del suo impegno per la fine dell’apartheid.
Nel 1994 divenne il primo presidente del Sudafrica nero e, rifiutando qualsiasi politica vendicativa, si impegnò per costruire una nazione inclusiva libera dal razzismo.
Come padre fondatore della democrazia multiculturale in Sudafrica, fece scrivere una nuova Costituzione per sancire i diritti dei cittadini e predisporre un sistema istituzionale di controllo del potere esecutivo.
Nel giorno dell’anniversario della sua nascita, tutto il mondo celebra la sua vita e le sue azioni come esempio promotore di quei valori che possono migliorare le condizioni dell’umanità.
La giornata del 2020 è incentrata sugli effetti dell’emergenza sanitaria da covid 19 rispetto ai 10 obiettivi del Mandela day 2019/2029 in tema di istruzione di qualità, apprendimento per l’infanzia, nutrizione adeguata, riparo e casa, servizi igienico sanitari, partecipazione pubblica e lotta alla povertà.
La sua storia come esempio di libertà da pregiudizi
Per gli studenti conoscere la storia di Mandela può diventare un’occasione non solo per sviluppare empatia e libertà dal pregiudizio, ma può costituire la possibilità di riflettere su quanto il singolo possa operare per il bene di una collettività. L’esperienza del presidente sudafricano insegna che avere un progetto ambizioso e umanitario non comporta necessariamente la sconfitta perché i sogni con la passione che si riesce a trasmettere agli altri possono trovare una concretizzazione. Mandela sarà stato considerato all’inizio del suo percorso come un pazzo, un visionario, uno senza speranza. Eppure ha cambiato il mondo e l’ha reso migliore per tutti. La scuola deve incoraggiare gli adolescenti a credere che possono cambiare la realtà intorno a loro e trasformarla in modo positivo.
Razzismo da bandire
Tra l’altro, oggi i giovani vivono in una società diversa da quella in cui ha operato Mandela, eppure lo spettro del razzismo è ancora vivo e torna a minacciare la società. Urge diffondere tra i giovani la consapevolezza della gravità dei comportamenti xenofobi e delle parole razziste che vengono utilizzate come slogan e poi rilanciate per moda dai giovani e giovanissimi senza che, il più delle volte, ne colgano il vero significato.
Ricordare Mandela significa educare i giovani a respingere ogni forma di intolleranza e a comprendere il corretto utilizzo delle parole finalizzato a una comunicazione non violenta.
La parola per diffondere educazione e cultura
Il CNDDU propone di mettere al centro delle attività didattiche relative alla figura di Mandela la potenza della parola come strumento di espressione di idee e pensiero, come mezzo di educazione e cultura, come veicolo di pace.
Era il 14 luglio del 1938, quando veniva pubblicato il “manifesto della razza” italica individuata in un “modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra-europee, questo vuol dire elevare l’Italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità”, con poco anticipo sulle leggi razziali fasciste che, poco dopo, avrebbero dilaniato il popolo italiano.
Quanto siamo lontani da questa concezione? Non abbastanza, purtroppo.
Non è bastato il Manifesto degli Scienziati Antirazzisti del 2008 con cui è stato sancito che “l’esistenza delle razze umane è un’astrazione derivante da una cattiva interpretazione di piccole differenze fisiche fra persone, percepite dai nostri sensi, erroneamente associate a differenze “psicologiche” e interpretate sulla base di pregiudizi secolari”, la cronaca ci racconta ancora di fenomeni di razzismo contro extracomunitari, profughi, cittadini comunitari ormai stabiliti sul nostro territorio, persino contro i calciatori di serie A, in sintesi contro ogni essere umano di cui è possibile percepire delle differenze da sé.
Attenzione alle parole che veicolano odio
La diffusione dell’odio viaggia veloce attraverso le parole, ecco perché occorre prestare maggiore attenzione al loro uso, specie se fatto solo per emulazione o slogan.
La potenza delle parole ha permesso a Mandela di far viaggiare per il mondo le sue idee nonostante fosse detenuto, con esse dunque si può costruire la pace.
In Occasione della giornata, il CNDDU lancia una proposta educativa: stimolare i ragazzi a pronunciare delle parole o frasi su tematiche umanitarie: razzismo, uguaglianza, pace, giustizia, parità di genere, povertà; aprire un confronto tra studenti sul significato di ogni parola utilizzata; infine, invitare alla riflessione sulla corrispondenza o meno tra il proprio personale e intimo pensiero e quello altrui.
Lanciamo per la giornata l’hashtag #unaparolaperlapace, perché la pace comincia dalle nostre parole.
“L’istruzione è l’arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo. È grazie all’istruzione che la figlia di un contadino può diventare medico, il figlio di un minatore il capo miniera o un bambino nato in una famiglia povera il presidente di una grande nazione” (Nelson Rolihlahla Mandela)
Veronica Radici – CNDDU