“Di fronte all’assoluto disinteresse di un’Amministrazione comunale che nuota come un calamaro gigante che ha perso la voglia di mare e ha il solo obiettivo di spiaggiarsi sull’arenile, ho dovuto ricorrere, mio malgrado, alla giustizia amministrativa.
Un momento triste per me ,Palermitano – dice Gigi Mangia, ristoratore molto noto a Palermo -, che non vuole nuocere alla propria città e ai propri concittadini. Ho sperato fino all’ultimo istante di non dover ricorrere a una simile decisione. Ma ho dovuto tutelare anche gli interessi dei miei collaboratori, dei miei fornitori e della mia azienda, chiedendo un risarcimento per 250.000 euro”.
Gigi Mangia, infatti, aveva chiesto formalmente all’Amministrazione Comunale, di potere usufruire dello spazio esterno antistante al suo locale, in via Principe di Belmonte (area della città pedonalizzata da anni). Ciò per poter usufruire delle disposizioni post Covid che prevedono la possibilità di ampliare i posti a sedere dei locali (ridotti dalle norme di distanziamento sociale anti pandemia) usufruendo degli spazi esterni antistanti ai locali stessi.
“Ho deciso di dare mandato a un illustre amministrativista, l’avvocato Giuseppe Ribaudo, perché si arrivasse alla giusta e corretta soluzione riguardante la concessione da me richiesta. Non ho potuto far altro che adire le vie legali chiedendo che venga posto in essere un provvedimento d’urgenza. In questa sua voglia suicida – continua Gigi Mangia -, il paragone con un calamarone ci sta tutto: l’Amministrazione cittadina corre il rischio che, con la burocrazia, paragonata ai lunghi tentacoli del calamaro, distrugga tutto ciò che si incontra… dai coralli alle alghe, ai pesci ai crostacei ai frutti di mare, tutto travolgendo in questa nuotata suicida”.
Le istanze presentate sono state diverse fino a dare il termine perentorio del 28 giugno come ultimo per ricevere una risposta. Ma stante la totale assenza di qualsivoglia risposta, Gigi Mangia si è visto costretto, tramite l’avvocato Ribaudo, a chiedere un risarcimento per manifesta omissione e violazione dei principi di diligenza dell’azione amministrativa. Tutto ciò ha causato un danno in termini di consistente perdita economica all’attività di Gigi Mangia che, oggi, chiede che si ponga rimedio.