Apre al pubblico domenica 17 aprile 2016 alla Galleria d’Arte Moderna di Palermo Manifesto, un progetto espositivo di Adalberto Abbate e Mario Consiglio.
I due artisti affrontano con sensibile e lucida disamina il tema della potenza icastica dell’immagine: esibiscono i volti e le icone della contemporaneità, spaziano dalla cronistoria internazionale alle interferenze locali, conducono in un non-luogo personale albergato da ricordi di momenti familiari che non torneranno più. Immagini non ancora digerite, non manipolate, rapite e riconsegnate senza un ordine di narrazione. Il motore è la curiosità estetica, la forza trainate è la potenza magnetica delle immagini, appunti visivi di un progetto fatto di memoria e sensazioni ma senza costrizioni formali o gerarchie di valore.
Manifesto è un caleidoscopico comporsi di affiche, tabelloni e aforismi metropolitani, conglobati e sovrapposti a frammenti sparsi di memorie: immagini “note”, “evidenti”, apparentemente lapalissiane, segno residuo di un bombardamento visuale martellante e convulso.
Le istantanee di vissuto, i ricordi intimi e quotidiani, sconfinano e si sovrappongono a un immaginario collettivo sovrabbondante e impersonale. Brandelli di cronaca, propaganda politica o semplice campagna pubblicitaria, destrutturati e ricomposti in una gabbia memoriale in continuo movimento e trasformazione. Attraverso un processo di demolizione estetica, le immagini assemblate, recuperate, non mediate, mostrano il fluire incessante dell’informazione, il loro indispensabile valore testimoniante non scevro da contaminazioni mediatiche.
È il non valore la chiave di lettura: lo scarto, l’eccedenza, la merce di scambio e tutto ciò che carica la mente di tensioni, energie e sinergie. La vita viene presentata nella sua struttura reale e fragile, senza alterazioni, come testimonianza semplice e a volte difficile da assimilare.
Manifesto è ciò che dentro di noi e attorno a noi, è un complesso di input che si innesta nella mente attraverso i movimenti rapidi dei nostri occhi, ciò che si fissa nella memoria e muta i nostri comportamenti, le nostre reazioni e ciò che siamo e che saremo. È un contenitore memoriale proteiforme destinato a venir fuori per descriverci e rappresentarci.
Nel suo valore aggettivale, dunque, Manifesto enuclea il senso più profondo dell’esposizione, una riflessione sul presente condotta attraverso un accumulo sfrenato di annotazioni oculari, proposte in apparente disordine ma demiurgicamente ricomposte nell’intento di mostrare come immagini apparentemente innocue siano in realtà attive nel contesto politico e sociale e quindi basilari per una più congrua indagine sulla contemporaneità.
Manifesto è stato esposto a Trevi presso il Centro per l’Arte Contemporanea di Palazzo Lucarini e a Berlino presso il Grimmuseum.
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