Dai campi del Grande Slam alla scoperta della Fede a Medjugorje nel suo libro «Te lo prometto», dedicato alla madre precocemente scomparsa
di Ambra Drago
Ha calcato i campi del Grande Slam, da Wimbledon tempio del tennis mondiale, al Foro Italico di Roma, raggiungendo ottimi risultati sia nel doppio che nel singolare. Nel 2006 è diventata campione del mondo vincendo la Fed Cup con la nazionale femminile. Il suo ranking personale 27° in singolo e 5 °al mondo in doppio.
La sua carriera era in ascesa, sembrava che nulla potesse fermarla: nemmeno una malformazione ai piedi che si portava dietro fin dalla nascita e che l’ha costretta, in dodici anni di professionismo, a convivere con dolori lancinanti. Sofferenze sopportate per mantenere una promessa fatta alla madre, scomparsa quando Mara aveva 16 anni. Mara ha racchiuso tutta la sua vita dal professionismo alla scoperta della Fede in questo libro, «Te lo prometto» edito Piemme. L’abbiamo incontrata all’interno di un circolo del tennis palermitano per cogliere e approfondire le diverse sfumature che emergono dal suo racconto fatto di sofferenze ma anche di grandi emozioni.
Lei è una grande professionista del tennis italiano. Cosa l’ha spinta a scrivere un libro?
«A un certo punto della mia vita – dopo aver lasciato consapevolmente il mondo del tennis che mi aveva portato a girare il mondo, ma anche causato quelle sofferenze fisiche legate alla mia malformazione, oltre che rinunce personali – ho deciso di buttare giù tutto in un libro. Tutto quello che nel corso degli anni avevo passato, compreso il mio grande dolore la perdita di mia mamma».
Da dove nasce il titolo del libro?
«Nasce appunto da una promessa fatta a nove anni a mia madre, mentre guardavo una partita di Martina Navratilova a Wimbledon: le promisi che un giorno sarei diventata come lei e avrei calcato il centrale di Wimbledon. Mia madre è scomparsa sei anni dopo. E questa promessa mi ha portato a lottare e ad andare contro tutto e tutti per realizzarla».
Alla fine è riuscita a mantenere la promessa?
«Nel giugno 2005. Con la forza della disperazione cercai di giocare contro Serena Williams, nonostante le fitte ai miei piedi fossero fortissime. È vero, persi quella gara, ma ero riuscita a mantenere quella promessa che mi aveva consentito negli anni di andare avanti nonostante il dolore fisico e dell’anima».
Che rapporto aveva con sua madre?
«Non le ho dimostrato sempre quello che avevo nel cuore: era un rapporto turbolento, non accettavo alcune sue scelte personali, però quando è venuta a mancare ho avuto tanti sensi di colpa, che sono riuscita a risanare dopo che ho incontrato Dio».
Parliamo della Fede, elemento importante nel tuoi libro e nella tua vita. Come è arrivata a Medjugorje?
«Nel momento più bello della mia carriera, quando raggiunsi la 27ª posizione della classifica mondiale nel singolare, ebbi un altro problema al piede causato dalla postura. Decisi di operarmi e da lì, dopo un periodo di riflessione e grazie all’aiuto e allo stimolo del mio amico Paolo Brosio, feci il mio primo viaggio a Medjugorje».
Cos’ha cambiato in lei questo viaggio?
«Andando a Medjugorje ho avuto la certezza e la conferma che la mia strada dovesse essere un’altra. Ho lasciato il tennis per intraprendere questo percorso spirituale. Prima non sapevo nemmeno cosa ci fosse a Medjugorje. Nella mia vita c’era poco di spirituale. Ancora oggi questo percorso continua a darmi felicità, quella che non avevo prima. Quando giocavo, pur avendo denaro e fama, non ero felice. Oggi sto bene. Ho lasciato la ricchezza, i riflettori, i tornei prestigiosi, cose che molti pensano esser tutto nella vita, ma mi sento più felice».
La Fede occupa la sua vita, ma anche il tennis con altri ruoli ne continua a far parte. Lei è nella Federazione Italiana Tennis ed è anche consigliera del Coni.
«È sempre stato il mio sogno continuare a lavorare dietro le quinte per il tennis italiano, cercando di dare un supporto in base alla mia esperienza. Sono contenta di avere la fiducia del Coni e della Federazione».
Seguirà la Federation Cup tra Italia e Repubblica Ceca?
«Certo, essendo a Palermo, ne approfitterò sicuramente».