Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Migrazioni interne: Sud chiama Nord

In seguito alla crisi economica, le migrazioni interne, cioè dal sud al nord d’Italia, hanno ripreso con una certa intensità. Riflettori su un fenomeno in crescita...

di Patrizia Romano

In seguito alla crisi economica, le migrazioni interne, cioè dal sud al nord d’Italia, nel nostro Paese hanno ripreso con una certa intensità. Riflettori su un fenomeno in crescita

 

 

di  Patrizia Romano

Le migrazioni interne, cioè dal sud al nord d’Italia, nel nostro Paese hanno una lunga storia, ma negli ultimi anni, in seguito alla crisi economica, hanno ripreso con una certa intensità. Il fenomeno è ampiamente sovrastato da quello degli arrivi di stranieri e, come dicevamo, emerge prevalentemente in riferimento al dualismo economico e sociale Nord-Sud.
I dati sul fenomeno non sempre sono di facile lettura, almeno sotto il profilo statistico. Emergono, comunque, tre aspetti principali: il coinvolgimento di un milione e mezzo di persone; il primato di Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige come destinazioni e della Campania come regione di partenza; l’altissima mobilità degli stranieri.
Nel corso degli anni, da quando è riemerso, il fenomeno è andato in crescita continua. Nel 2012, data in cui comincia a riaffiorare, più di 1.500.000 persone hanno cambiato il proprio comune di residenza.
Le mete più ambite sono Emilia-Romagna e Trentino. L’Emilia conta più di 10 mila unità provenienti dal Sud. Il Trentino, più di 3 mila. La prima rappresenta la meta privilegiata sia per le maggiori opportunità lavorative, sia per la qualità dei servizi che offre. In termini assoluti, invece, seguono la Lombardia, il Lazio e la Toscana. Nel dopoguerra e negli anni Sessanta, le mete preferite erano Lombardia e Piemonte, dove c’erano le grandi fabbriche e, quindi, un grande bisogno di manodopera per sostenere il boom economico degli anni Sessanta.
Il flusso in uscita, invece, si registra in Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. Dati che ci riguardano più da vicino, parlano di quasi 21 mila siciliani che hanno deciso di lasciare la propria regione di origine per partire alla volta delle regioni del Nord. In Sicilia il primato negativo nella migrazione interna è detenuto dalla provincia di Caltanissetta, dove ogni 10 mila residenti, 52 persone sono partite per il Nord Italia.

Ma chi sono i migranti interni?

In primo luogo, abbiamo gli stranieri, che approdano nel Sud come prima meta di arrivo e una volta arrivati, tendono subito a spostarsi verso il Nord alla ricerca di opportunità migliori.
Un’altra fascia di popolazione migrante dal Sud al Nord è rappresentata dagli agricoltori, coinvolgendo Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Piemonte. Il grosso del fenomeno, comunque, è rappresentato da due categorie emergenti e, quindi, fortemente rappresentativi negli ultimi anni: insegnanti e studenti fuorisede. A questi si aggiungono neo laureati alla ricerca di opportunità professionali più ambiziose e velleitarie. Secondo dati Svimez, più di uno su quattro, cioè il 27,6 per cento, è in possesso di una laurea. Si tratta di giovani la cui formazione verrà utilizzata altrove, con un depauperamento, dunque, non solo sociale, ma anche economico del Sud.
Via, dunque, non solo la manodopera, ma anche i cervelli.
Le migrazioni interne hanno rappresentato nell’ultimo quarantennio un’opportunità eccezionale per capire la società italiana e le sue evoluzioni. La mobilità interna risulta determinante per le dinamiche sociali ed economiche. L’intreccio tra migrazioni interne vecchie e nuove, inoltre, ha dato vita a un fenomeno che, ancora oggi, continua ad attirare l’attenzione del mondo scientifico e la curiosità dell’opinione pubblica.

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