Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – Testata di approfondimento fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalist* indipendenti

Mobbing: cause ed effetti

Cresce sempre di più il numero delle vittime di mobbing. Un fenomeno sempre più diffuso che colpisce indistintamente tutti gli ambiti lavorativi. Mobbing: cause ed effetti

di Patrizia Romano

Mobbing. Un fenomeno sommerso che, comunque, miete vittime a iosa in tutti gli ambienti di lavoro.
Stiamo parlando del mobbing, un fenomeno sempre più diffuso che colpisce il lavoratore indifeso nel punto più debole: il bisogno disperato di lavoro.
L’origine del termine deriva dall’inglese to mob, che significa assalire, e definisce la condotta persecutoria del datore di lavoro nei confronti del proprio dipendente. Una persecuzione che ha come obiettivo l’emarginazione, l’isolamento, finalizzato al licenziamento. E’ un comportamento che lede la dignità umana e professionale di chi la subisce, al punto tale da spingerlo a mollare il proprio posto, pur di tutelare la propria psiche.
Infatti, il contesto principale al quale si è iniziato a far riferimento al mobbing come a un comportamento giuridicamente illecito è quello lavorativo.
Il mobbing si distingue in verticale e orizzontale.

Mobbing verticale

Il mobbing verticale (o bossing) è la classica forma nella quale si estrinseca il mobbing e consiste negli abusi e nelle vessazioni perpetrati ai danni di uno o più dipendenti da un loro diretto superiore gerarchico.

Mobbing orizzontale

Per mobbing orizzontale, invece, si intende l’insieme di atti persecutori messi in atto da uno o più colleghi nei confronti di un altro, spesso finalizzati a screditare la reputazione di un lavoratore, mettendo in crisi la sua posizione lavorativa. Si tratta di comportamenti difficili da fronteggiare e denunciare, soprattutto se attuati da un gruppo.
Ma possono verificarsi pure forme di mobbing dal basso o low mobbing. Si tratta di una serie di azioni che mirano a ledere la reputazione delle figure di spicco aziendali.

Motivazioni

Le motivazioni che possono celarsi dietro gli atti mobbizzanti sono molteplici.
Tra queste, il licenziamento per motivazione economica che rappresenta l’atto con il quale il datore di lavoro interrompe unilateralmente (cioè senza accordo da parte del lavoratore) il rapporto di lavoro con il dipendente per motivi che non riguardano il comportamento di quest’ultimo, ma per ragioni che riguardano la riorganizzazione aziendale. Viene anche definito licenziamento per giustificato motivo oggettivo.
Questa ipotesi si verifica quando per oggettive ragioni di riorganizzazione aziendale, il datore di lavoro è costretto a privarsi di alcuni tra i suoi dipendenti che non può utilmente reimpiegare in altri comparti della sua attività.
In altre parole perché sia possibile procedere al licenziamento non è sufficiente che il datore di lavoro decida di riorganizzare la produzione perché occorre anche che la figura professionale licenziata non sia più utile all’interno dell’azienda. Diversamente l’imprenditore ha l’obbligo di ricollocare il lavoratore in un’altra posizione: il cosiddetto obbligo di ripescaggio.

Le donne, le vittime maggiori

In Italia, una delle tipologie di mobbing più frequente riguarda le donne. Sono oltre un milione le lavoratrici che hanno subito abusi da parte di superiori e colleghi, nell’arco della propria vita. Non solo in fase di assunzione, ma anche per mantenere il posto o per una promozione. Di denunce però, neanche l’ombra.
Il mobbing perpetrato nei confronti delle donne è un tema di difficile rilevazione, perché in massima parte sottaciuto da parte di chi subisce, tuttavia, ancora fortemente presente negli ambienti di lavoro. Le molestie sui posti di lavoro ci sono e continuano a esserci in tutti i settori, in particolare in quegli ambiti dove sono più deboli i diritti delle lavoratrici, come per esempio nell’ambito dell’appalto assicurativo composto in massima parte da donne o nel settore bancario, nonché in tutti quegli ambiti in cui si manifesta l’effetto delle leggi sul jobs act che rendono precario il lavoro.

Meccanismo complesso

Per capire la complessità del meccanismo della violenza bisogna tenere conto del contesto generale, e cioè della composizione del mercato del lavoro. In Italia sono soprattutto gli uomini a gestire il potere e le donne a subirlo.
Lo scorso febbraio, fece scalpore la sentenza del Tribunale di Palermo che assolse il direttore dell’Agenzia delle Entrate, accusato da due sue colleghe di molestia. Anche nel caso specifico delle donne, i settori in cui l’atteggiamento padronale dei direttori delle agenzie è ancora molto forte sono quello dell’appalto assicurativo e il settore bancario. Insomma, quei settori dove ci sono pressioni commerciali e indebolimento dei diritti, le donne pagano di più.
Le denunce purtroppo non emergono.
Numerosi restano i casi di donne molestate che sono costrette a dimettersi, o ad essere trasferite presso altre unità produttive, mentre il molestatore, spesso il superiore gerarchico, rimane al proprio posto.

Mobbing in Sicilia

In Sicilia il ricorso al mobbing è frequente perché ‘aggiusta’ tante situazioni nei vari contesti aziendali. Infatti, spesso, il fenomeno viene opportunamente studiato. Con il mobbing si ridimensionano gli esuberi aziendali, ci si sbarazza delle persone scomode, si mette a dura prova la psiche del lavoratore, si scarica il peso economico sulla comunità.

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