Dall’archivio cartaceo de L’Inchiesta Sicilia, n.81 – Anno 2003
di Nino Vitelli*
Quante volte al giorno capita di lanciare sguardi distratti verso il Monte che si erge sulla città di Palermo?
Si ha la sensazione che i palermitani vogliano ricordarsi di questa presenza soltanto per i festeggiamenti in onore della Santa protettrice.
Quante altre città del mondo possono vantare una simile montuosità dentro un contesto urbano? Veramente poche, comunque, non eguagliano per fascino la nostra montagna: Goethe (e non solo lui) ne rimase letteralmente stregato, definendolo il più bel promontorio del mondo.
Nel 1996, l’associazione nazionale Rangers d’Italia ha avuto in affidamento la riserva naturale orientata Monte Pellegrino. Da allora tanti miglioramenti si sono registrati e, tuttavia, ancora molto resta da fare.
Con pochi mezzi e risorse a disposizione, la direzione della Riserva ha dato prova di buona gestione, considerando i limiti derivanti dalla quasi assenza degli altri enti.
La Riserva
La riserva ha un’estensione di 1050 ettari, compreso il Parco della Favorita. Tutto il Monte rientra in zona a di riserva integrale e la Real Tenuta borbonica in zona B di riserva generale.
Gli obiettivi da perseguire sono, ovviamente, la tutela delle varie componenti paesaggistiche, naturalistiche ed etno antropologiche.
La ricerca scientifica vanta una serie di interessanti precedenti. Ne citiamo solo uno. Negli anni ’50, uno scienziato americano, lo zoologo Hutchinson, effettuando una visita al Monte, individuò uno specchio d’acqua, chiamato gorgo di Santa Rosalia, un biotopo con le strane convivenze di insetti acquatici che avrebbero rivoluzionato alcuni concetti della biologia evoluzionistica.
Grazie alle sue scoperte, il piccolo stagno è conosciuto da tanti ecologisti che si occupano dello studio delle acque interne.
Le grotte
Sotto l’aspetto geologico, il Monte è costituito da rocce carbonatiche con una cospicua presenza di grotte, ma anche pozzi e solchi di battente, quando il mare infuriava a quote più levate sulle pareti.
Le grotte che si trovano sulla fascia Pedemontana sono in gran parte dovute all’erosione marina. Fra anfratti e ripari, se ne contano circa 150 in tutto il comprensorio. In alcune di esse è fiorita la cosiddetta arte rupestre. Alcuni pregevoli esempi di rappresentazione parietale si trovano nelle grotte dell’Addaura e in quella di Niscemi. Misteriose scene di danza costituiscono uno dei più alti esempi della prima forma di cultura grafica risalente al paleolitico superiore.
Anche la grotta della Santuzza avrà ospitato verosimilmente altre forme di culto primordiale e di idee pagane da Tanit a Iside e probabilmente Santa Rosaria è l’ultimo importante anello di un percorso simbolico mistico e che dura ininterrottamente da circa 12.000 anni. Alcuni scavi archeologici hanno consentito il recupero, in località cozzo della Mandra, di testimonianze di epoca diverse. Reperti ritrovati sono conservati presso il museo archeologico di Palermo.
La Botanica
Per quanto riguarda l’aspetto botanico, la riserva naturale offre un ventaglio di biodiversità con oltre 700 specie.
Grazie alla posizione geografica, al clima Mediterraneo e alla conformazione rocciosa, resiste un notevole patrimonio floristico in quelle parti di montagna dove la presenza dell’uomo è meno invadente.
Nelle zone più impervie sono state individuate bene 15 specie di orchidee.
Non è difficile vedere volteggiare il falco Pellegrino, le poiane, i gheppi e tante altre specie di volatili.
Purtroppo, la parte sommitale di Monte Pellegrino, è stata invasa e sfigurata da tante antenne che ne alterano orribilmente la configurazione.
*WWF