Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Museo Mamma Lucia. Lucia Apicella, una donna di straordinaria umanità

Due nipoti Annamaria e Lucia Apicella concretizzano la realizzazione del museo di Mamma Lucia

di Adelaide J. Pellitteri

Museo Mamma Lucia. I venti di guerra, purtroppo, soffiano ancora, e l’Europa oggi è coinvolta, seppure in modo “marginale”, in un nuovo conflitto. Nonostante sia unita, così come auspicava Romain Gary nel suo meraviglioso romanzo Educazione europea, da Est la raggiunge il grido di soldati e civili assassinati. Sì, è questa la guerra: un assassinio collettivo. Al di là di ogni ragione di stato e di ogni partito al comando, non la si può definire diversamente da ciò; enorme il numero di nefandezze e imperdonabili le atrocità che porta a commettere.

Lucia Pisapia

Eppure, se è vero che non c’è guerra che non tiri fuori il peggio di noi uomini è anche vero che, alla stessa maniera, altri si distingueranno per grande umanità; è ciò che è accaduto, alla fine del secondo conflitto mondiale, a Lucia Pisapia  (sposata Apicella) classe 1887.

La forza della preghiera

Finita la guerra, Lucia una notte sognò di trovarsi a pregare sul monte dove si era combattuta una sanguinosa battaglia tra alleati e tedeschi. Pregava: “Dio abbi misericordia per questi uomini caduti”, mentre ripeteva la sua preghiera vide otto croci con su scritto il nome di otto soldati. Ad un tratto, dal terreno che stava sotto le croci vide uscire otto giovani sporchi di sangue, con gli occhi sbarrati, la supplicavano: “Riportaci alle nostre madri”. Lucia chiese loro: “Di dove siete?” Ed essi risposero: “Siamo di ogni nazionalità”: detto questo i soldati riscesero dentro il terreno e le croci tornarono al loro posto.

Una scelta contro tutti

Il sogno la scosse profondamente, non riusciva a dimenticare i giovani soldati, i loro occhi sbarrati né la loro supplica.
Decise così, contro il parere dei suoi, di iniziare la ricerca dei resti dei caduti.

La sanguinosa battaglia, tra alleati e tedeschi, si era consumata sulle colline di Cava, prospiciente il mare, molti erano i cadaveri sparsi tra bombe e ordigni inesplosi. “A quel tempo si pensava ai vivi e non ai morti.”
Che Lucia non fosse in sé, inizialmente, lo pensarono tutti, tanto era pericoloso muoversi tra quelle macerie di uomini e cose, ma lei non si arrese.

Dedicata all’amore per gli altri

Munita di vanga si dedicò con sensibilità materna alla ricerca e al recupero dei resti umani, ripulendo con le sue stesse mani le ossa, riponendo ciò che trovava in cassette di legno che realizza lei stessa, portando poi queste, con su scritto un nome, un numero o una foto, presso la chiesetta di San Giacomo Minore. 

Riuscì a recuperare 800 salme che, identificate attraverso le piastrine, con l’aiuto delle autorità vennero restituite alle rispettive famiglie.

I corpi abbandonati

Va precisato che, mentre gli alleati americani avevano provveduto al recupero dei loro caduti, i corpi di soldati prevalentemente tedeschi, ma anche francesi, inglesi e italiani, dopo un anno e mezzo, giacevano ancora abbandonati sul campo.

Per mamma Lucia ogni soldato meritava degna sepoltura

Per mamma Lucia, dopo la morte non poteva esserci più casacca, ogni soldato meritava la degna sepoltura; a riguardo era solito dire, nemici o no, “so tutti figli i’ mamm”.

Ambasciatrice di pace

In questo si distinse quale ambasciatrice di pace e cristiana umanità.

La Germania le ha riconosciuto molti onori e tutt’oggi, per i tedeschi, Lucia è conosciuta come “la madre dei caduti”. Persino il Presidente della Repubblica Federale Tedesca, Theodor Heuss, la invitò per tributarle il giusto ringraziamento; ed è toccante ciò che Lucia stessa racconta di quella visita, dell’incontro con alcune delle madri cui aveva fatto riavere il corpo dei figli. Ne ricorda una in particolare, una donna che le disse: “Quattro uomini sono usciti da casa mia, quattro figli e non sono più tornati”

L’empatia di mamma Lucia

“Ci siamo abbracciati – dice mamma Lucia – e abbiamo pianto insieme, da madre capivo il dolore di chi ha perso quattro figli (P.S. mi chiedo se questo aneddoto non abbia ispirato la trama per il film Salvate il soldato Rajan).

Ricevuta da ben due Papi, Pio XII nel ‘50 e Giovanni XXIII nel ‘62, al Campidoglio è stata insignita della medaglia d’oro. Persino il tenore Beniamino Gigli, al San Carlo di Napoli, cantò per lei la canzone “Mamma”.

Molte le pubblicazioni dedicate: I morti parlano di Quirino Santoro (1953) e Mamma Lucia – L’Epopea di una madre – Mutter del Gefallen di Raffaele Senatore; solo per citare le più importanti. Non si contano, infatti, le poesie e gli articoli.

Il Comitato “Figli di mamma Lucia”

Il Comitato “Figli di mamma Lucia” promosso e sostenuto dall’ex sindaco Marco Galdi di Cava de’ Tirreni (oggi il Presidente è Felice Scermino), tra i cui nomi degli associati spiccano quelli delle due nipoti Annamaria e Lucia Apicella, ha portato nel tempo a una notevole adesione da parte di Enti pubblici e comuni cittadini concretizzando di fatto la realizzazione del museo di Mamma Lucia. A lei: tenace, intelligente e sensibile, oggi è intitolato il museo comunale sito proprio a Cava de’ Tirreni, al civico 153 di Corso Umberto I.

Cimeli

Molti i cimeli raccolti ed esposti: foto, video, pagine di giornali, onorificenze ricevute, materiale ritrovato presso un editore di Napoli, notizie di vario genere, aneddoti riferiti da comuni cittadini e tanto altro.

La nipote Lucia Apicella, che dalla nonna, oltre al nome, ha ereditato lo spirito determinato e battagliero, oggi cura con diligenza la divulgazione della storia di questa donna straordinaria.

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Una risposta

  1. Una storia ma soprattutto un esempio bellissimo.
    In ogni comune d Italia dovrebbe esserci una via o meglio una scuola intitolata a Mamma Lucia.

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