Secondo dati forniti dall’Osservatorio di Unioncamere Sicilia, l’Isola chiude il 2021 con un saldo di +7.701 aziende, collocandosi al quinto posto tra le regioni più produttive dell’intera Penisola. Un dato più che raddoppiato, rispetto al 2020.
Un risultato che ha ancora più dell’incredibile se consideriamo che matura in piena pandemia da Covid.
Insomma, nell’anno appena conclusosi, in Sicilia si registrano 22.915 iscrizioni e 15.214 cessazioni. Mantenendo, come dicevamo, un saldo positivo di 7.701, per un totale di imprese registrate che ammonta a 478.967. Sì, è proprio così. I dati di ‘Movimprese’, di Unioncamere Sicilia, relativi alla nati-mortalità, insistono su queste cifre.
L’Isola supera la media di crescita italiana
Ma come è possibile tutto questo con una pandemia scoppiata nel marzo del 2020? Una pandemia devastante che ha provocato un’infinità di danni e fallimenti? E’ veramente possibile che il 2021 è risultato un anno così positivo?
Ne parliamo con Pino Pace, presidente Unioncamere Sicilia.
Il rebus della positività del Covid in economia
L’Inchiesta Sicilia – Il tasso di crescita
delle imprese siciliane ha subito un raddoppio, passando dallo 0,78 per cento
del 2020 all’1,63 per cento del 2021. Chiudendo, quindi, con un saldo di 7.701
imprese complessive.
Pino Pace – “La Sicilia, nell’anno appena passato, chiude con un saldo
di molto positivo e si colloca al quinto posto nella classifica delle regioni italiane
alle spalle di Lazio, Lombardia, Campania e Puglia. Inoltre, l’Isola supera la
media di crescita italiana, che si ferma a +1,42%.
Il 2021 anno positivo
Nel 2021, in Sicilia si sono registrate 22.915 iscrizioni, 15.214 cessazioni, per un totale di imprese registrate che ammonta a 478.967. Possiamo affermare che, a dispetto del Covid, che tanti danni e fallimenti ha portato, il 2021 è risultato un anno favorevole anche perché superiamo di poco la media nazionale e siamo a ridosso di importanti regioni e più avanti rispetto ad altre tradizionalmente più vivaci. Molte aziende proseguono un complesso e difficile percorso di resistenza e stanno facendo di tutto per provare a venire fuori dal tunnel buio”.
A cosa è dovuto il saldo positivo
L’Inchiesta Sicilia – A cosa dobbiamo questo saldo positivo di aziende? Quali sono i settori in cui si registra la maggiore crescita?
Pino Pace – “L’economia siciliana sta sfruttando molto gli sgravi del governo a favore dell’edilizia. Se guardiamo le strade delle nostre città, notiamo tutti i giorni cantieri con operai che lavorano alla ristrutturazione di edifici. Ecco, c’è stata una forte spinta nell’edilizia e costruzioni con la nascita di nuove imprese e di conseguenza un numero molto importante di professionisti impegnati, per esempio ingegneri e architetti, che si occupano di progettazione, direzione lavori e sicurezza. La spinta relativa ai bonus facciata, parlo del 110%, del 90%, è stata molto importante e ha messo il vento in poppa ad un settore che per anni aveva vissuto una forte stagnazione. La proroga nella legge di bilancio 2022 della detrazione anche al 60%, rispetto al 90%, comunque a mio giudizio continuerà a offrire lavoro a imprese e lavoratori”.
I settori meno colpiti
L’Inchiesta Sicilia – Perché questi settori si sono rilevati più produttivi e altri no? Il Covid è abbastanza democratico, colpisce indiscriminatamente, senza guardare in faccia nessuno.
Pino Pace – “E’ vero che il Covid è abbastanza democratico, tuttavia, alcuni settori restano sempre a galla in Sicilia. Mi riferisco per esempio all’agricoltura e pesca che nel 2021 sono rimasti stabili e che contano oltre 133mila addetti, di edilizia e costruzioni abbiamo parlato.
Sappiamo che abbiamo avuto tante difficoltà nel commercio, nel settore degli alberghi e della ristorazione, che sono i più colpiti. Ma la risposta va da sé: sono settori che hanno risentito di più perché quelli più esposti al lockdown”.
La crisi pandemica ha colpito la Sicilia in una fase di stagnazione
L’Inchiesta Sicilia – Eppure, secondo stime fornite da Prometeia relative al 2019, la crisi pandemica ha colpito la Sicilia in una fase di stagnazione. Le analisi evidenziano una performance economica regionale deludente, in termini di produttività e di occupazione.
Pino Pace – “Credo che i problemi relativi all’occupazione in Sicilia siano chiari da tanti anni. Siamo una delle regioni con il più alto tasso di disoccupazione, anche giovanile e femminile.
L’emergenza Covid ha accentuato i problemi che la nostra regione patisce da anni. E sappiamo quanto non siano di facile soluzione. Tuttavia, voglio ricordare che nei vari settori in Sicilia abbiamo impegnati 1.135.579 addetti”.
Secondo i dati dell’Unioncamere, le imprese in rosa in Sicilia crescono
L’Inchiesta Sicilia – L’emergenza coronavirus ha rallentato il decorso delle aziende femminili, che, negli ultimi anni, stavano crescendo pure in Sicilia. A cosa imputare la decrescita delle aziende in rosa?
Pino Pace – “Ci possono essere varie ragioni. Ma devo dire i miei dati raccontano altro. In Sicilia una impresa su quattro è guidata da donne, molte trentenni, laureate e a capo di un’azienda, che puntano l’attività sulle nuove tecnologie e sull’e-commerce. L’Isola registra un boom di imprenditrici under 35: le nuove aziende con a capo una giovane donna in Sicilia sono aumentate dell’8,1% nei primi tre mesi del 2021. Secondo Unioncamere nel 2021 sulle 472.442 imprese siciliane, quelle al femminile (under e over 35) sono 115.038. Facendo un paragone con la Lombardia, lì su 949.525 imprese sono 179.748 quelle rosa. C’è tanta imprenditoria agricola, vitivinicola, legata all’accoglienza, all’informatica e alla tecnologia, decine anche le startup al femminile”.
Le istituzioni devono agevolare le imprese, non ostacolarle con inutile burocrazia
L’Inchiesta Sicilia – Cosa fare per contrastare l’incedere del coronavirus sull’economia siciliana e il rischio di fare un passo avanti e 10 indietro?
Pino Pace – “Gli imprenditori, tutti appassionati e innamorati del proprio lavoro, hanno sempre fatto la propria parte. Oggi la sola possibilità che conosciamo per sconfiggere questa catastrofe che ci è caduta addosso è la vaccinazione. In questo senso, le imprese si sono dimostrate collaborative con le autorità sanitarie, sensibilizzando i dipendenti. Dopo i ristori, a mio giudizio assolutamente insufficienti che le attività hanno ricevuto, non credo che il governo nazionale abbia programmato altro. Quindi tutto dipende da noi, dalla nostra abilità, direi anche dall’andamento della curva pandemica. Le notizie di queste settimane, con la variante Omicron, non ci confortano. Ma noi abbiamo spesso lamentato con la politica l’eccesso di burocrazia, le troppe leggi, norme e cavilli che ostacolano la libertà di fare impresa. La politica deve comprendere, una volta per tutte, che deve agevolare le imprese e non ostacolarle con lacci e lacciuoli”.
Come sarà il 2022
L’Inchiesta Sicilia – Previsioni e programmi per il 2022?
Pino Pace – Dal marzo del 2020, ormai da quasi due anni, permettetemi la similitudine che può apparire anche forte, le imprese hanno attraversato a piedi il deserto. Con l’emergenza legata alla pandemia ci siamo ritrovati dall’oggi al domani con una vita da inventare, condipendenti da pagare, salvo poi arrivare la cassa integrazione Covid, i ristori troppo esigui ed in ritardo, ma nel frattempo le spese correnti hanno costretto tante aziende alla chiusura. In questa fase, con la pandemia in corso, sarebbe azzardato fare programmi e previsioni, tuttavia, il dovere dell’imprenditore è quello di essere sempre ottimista e fiducioso. Voglio ricordare che Unioncamere Sicilia ha attuato 5 diversi programmi di intervento per il 2022 che sono Turismo, Internazionalizzazione, Scuola e mondo del lavoro, Ambiente e Infrastrutture, finanziati con il fondo di perequazione 2019-2020. I dati economici siciliani sono molto confortanti, nonostante le difficoltà, tutti indicano nel 2022 come l’anno decisivo della vera ripartenza. Noi imprenditori abbiamo il dovere di crederci fino in fondo e non possiamo che augurarcelo per il bene delle aziende e delle tante famiglie che lavorano e vivono grazie ad esse”.