Personaggi d’altri tempi
Dall’archivio cartaceo de L’Inchiesta Sicilia n. 84/Maggio 2003
Di Antonella Brandi
Era l’estate del 1822, quando Abraham Sergeevic Norov giunse in visita in Sicilia.
Intellettuale raffinato, politico di spessore e ministro della Pubblica Istruzione sotto due zar nella metà del XIX secolo, in un epoca di transizione politica, all’indomani del crollo dell’Ancien Régime e, conseguentemente, del diffondersi dei principi sortiti dalla Rivoluzione francese. Proprio nel momento in cui le potenze centrali, in antitesi, riconfermavano le orgogliosa individualità ed il proprio potere, mentre già dilagava l’ideologia marxista. Norov con il suo diario, tutt’altro che di facile reperimento, fu l’unico visitatore russo di spicco a portare nella sua lontana madrepatria, uno spaccato originale della calda Trinacria.
Fino a quel momento, c’erano state solo banali panoramiche dell’Isola, spesso avventizie, di politici e militari soprattutto.
Norov racconta una Sicilia diversa
Il suo scritto di viaggio, invece, non è da considerarsi solo il documento testimoniale di un incontro geografico e diplomatico, ma altresì il prodotto di una mente raffinata e di una prosa espressiva piena di liricità, che raccontava alla Russia una Sicilia diversa. Non un territorio di verifica e conoscenza, con il quale intrattenere rapporti diplomatici o col quale coltivare relazioni utili agli scopi dell’istruzione di giovani destinati a costituire il nervo della classe dirigente russa, ma una terra carica di storia e di fermenti politici in divenire, culla di culture antiche e valori ancestrali, che, radicata alle sue tradizioni, si rivelava come un affascinante e misterioso sito d’esplorazione, intellettuale prima di tutto. Un’opera rara, ricca di riferimenti storici e letterari, di citazioni dotte, di ritorni speculativi alle vicende del passato classico dell’Isola.
Una magnifica città bellissima
Giunse in Sicilia con due compagni di viaggio, un anonimo colonnello e un paesaggista russo residente a Roma.
La sua prima tappa fu proprio Palermo della quale scrisse: “Basta uno sguardo agli edifici che si affacciano sul mare per capire che è una magnifica città bellissima”.
Apprezzò la splendida Siracusa, nella quale soggiornò per una settimana, Erice, Selinunte e la Agrigento dei templi, ma fu turbato dalle condizioni misere in cui versava la gente di Girgenti. Non restò insensibile alle bellezze femminili dell’Isola, che non si limitò a decantare: “Ho incontrato per le strade di quelle che ti fanno voltare la testa e rallentare i passi”.
Un posto sicuro
Restò meravigliato del fatto che, nonostante il viaggio si sia compiuto per lo più a dorso di mulo, non siano stati attaccati da briganti come spesso succedeva a Napoli: “Avendo attraversato quasi tutta l’Isola, non sono stato mai esposto ai pericoli cui un viaggiatore va soggetto nelle terre napoletane”.
Levò una protesta contro la neghittosità e incompetenza del governo napoletano, incapace, soprattutto, di approntare politiche valide per il territorio in materia d’acqua, commercio e industria. Un grido, questo, che sconcerta per la sua scottante attualità.
Nasce nel 1795
Norov nacque nel 1795.
Ufficiale di artiglieria, durante la campagna di Russia fu ferito e catturato dai francesi.
E fu proprio il periodo di convalescenza il più propizio ai suoi studi.
Viaggiò molto, in specie negli anni 1821-1822 e 1834-1835.
Fu in Germania, Francia, Italia, Egitto, Medio Oriente.
Dei suoi viaggi, lasciò ai posteri le descrizioni letterarie che, tradotte in tedesco, eccetto il viaggio in Sicilia, si diffusero ben presto in tutta Europa, regalandogli una buona notorietà.
Oltre che ministro della Pubblica Istruzione, sotto Nicola I e Alessandro II, fu membro ordinario dell’Accademia russa delle Scienze e del Consiglio di Stato, nonché presidente della Commissione Archeologica Nazionale, da egli medesimo istituita.
Muore nel 1869
Morirà nel 1869.
Dedito alla cultura, non lo usò mai l’attività intellettuale come strumento di propaganda ideologica. Per questa ragione, kliment A. Timirrjazev, scienziato suo contemporaneo, aderente al socialismo scientifico di Marx, ebbe a dire di lui: “Uno dei più devoti servi dell’oscurantismo”.
Ma in Norov non vi fu mai servilismo. Ebbe, piuttosto, il raro coraggio di non schierarsi e di limitarsi ad essere, saggiamente e dignitosamente, un intellettuale.