Sono stati oltre 2.500 i casi ufficialmente registrati negli ultimi cinque anni, con una prevalenza di soggetti fra i 15 e i 40 anni. Ma non solo: all’ospedale pediatrico “Di Cristina” di Palermo sono stati registrati 359 casi in una età compresa fra 0 e 5 anni per intossicazione da farmaci. Le intossicazioni da farmaci hanno una percentuale che varia dal 37% del “Di Cristina” al 78% del Policlinico di Palermo, passando per il 61% dell’ “Umberto I” di Enna.
All’ospedale “Civico” di Palermo, il maggiore nosocomio del Mezzogiorno, su 654 casi registrati, 505 hanno riguardato soggetti di età compresa fra 20 e 49 anni d’età. Se nell’area centrale dell’Isola c’è una maggiore diffusione dei fenomeni, a Palermo si assiste però ad un peggioramento delle conseguenze. Al “Civico”, infatti, il dato si è raddoppiato, passando da 366 casi del 2015 a 739 del 2016 (in aumento soprattutto le donne) e per ben 21 di questi ultimi il pronto soccorso ha dovuto richiedere il ricovero in reparto per la gravità dell’intossicazione.
Fanno riflettere, inoltre, i risultati allarmanti ottenuti dal questionario somministrato in forma anonima dal prof. Venturella e dai suoi collaboratori a 2.831 studenti di varie scuole di Palermo, dal quale emerge che nell’89% dei casi i ragazzi hanno bevuto alcool per la prima volta all’età di 12 anni, nel 75% si ubriacano almeno una volta a settimana, nel 48% preferiscono la discoteca per bere, nel 92% lo fanno il venerdì e sabato sera, nell’85% ritengono indispensabile – per divertirsi meglio in compagnia di amici – farericorso ad alcool e droghe. Il 30-40% degli intervistati – a seconda della zona– assume droghe e, in media, il 60% di loro lo fa in maniera continuativa. La sostanza da “sballo” preferita nel 90% dei casi è la cannabis.
Il prof. Venturella, appartenente al Dipartimento di Scienze e tecnologie biologiche, chimiche e farmaceutiche dell’Università di Palermo (“Stebicef”), in collaborazione con Federfarma nazionale e Federfarma Palermo,
Federazione nazionale Ordini dei farmacisti (Fofi), diverse scuole e alcuni Comuni dell’Isola, e col patrocinio dell’assessorato regionale della Salute, del Rotary Club distretto 2110 e del Lions Unipa, avvia ora un progetto di
prevenzione regionale che si articola nell’aggiornamento degli operatori sanitari e dei farmacisti, e nell’informazione capillare presso atenei e scuole, allo scopo di fare conoscere ai ragazzi e ai loro genitori gli effetti sulla salute a breve, medio e lungo termine delle sostanze che si assumono sempre più
frequentemente.
A partire dal prossimo mese di settembre tossicologi e farmacisti terranno corsi di aggiornamento per professionisti, operatori sanitari e forze dell’ordine; dal prossimo anno scolastico e accademico si terranno gli incontri nelle scuole e negli atenei.
“Lo studio sulla situazione siciliana – spiega il prof. Venturella – ha fatto emergere un crescente ricorso a farmaci ed integratori acquistati sul web e le prime avvisaglie della diffusione delle cosiddette “new and rape drugs”. Si sono anche registrati i primi casi per uso di fentanyl, acquistato online per ‘sballare’, sostanza che dà un potente effetto morfino-simile; ma anche della ‘Purple drank’, ovvero sciroppo alla codeina aggiunto alle bevande più alla moda per arrivare allo ‘sballo’ durante le serate con gli amici; e della famigerata ‘Spice’, ovvero una miscela di cannabinoidi di origine sintetica che nulla hanno a che vedere con i cannabinoidi naturali. Ma i giovani – conclude Venturella – non sanno che l’uso improprio di sostanze appartenenti a queste e ad altre categorie possono provocare nel medio-lungo periodo danni permanenti al sistema nervoso e ad altri organi vitali”.
Secondo Roberto Tobia, presidente di Federfarma Palermo, “da professionista, ma anche da genitore, ritengo pericoloso il tentativo in atto di banalizzare l’uso della cannabis attraverso ‘light shops’ sempre più diffusi in
Sicilia e in Italia, e condivido l’allarme lanciato dal Consiglio superiore della Sanità, che nel suo parere contrario alla vendita di cannabis light ha evidenziato, così come conferma lo studio che presentiamo oggi, che anche
piccole dosi di questa sostanza, se combinate o sommate ad altre molecole di uso comune, possono comunque raggiungere l’effetto stupefacente delle sostanze proibite. La prevenzione serve a fare comprendere ai giovani che devono tutelare la propria salute in maniera seria e consapevole, e non cullarsi su metodi alternativi che servono solo a illudersi di essersi messi a posto con la propria coscienza”.