Obesità e sovrappeso: una realtà medico-sociale complessa e allarmante. Al punto, da doversi considerarsi una vera e propria emergenza nazionale e mondiale, con incidenza sull’età adulta, ma anche sull’infanzia e l’adolescenza.
I DATI STATISTICI
Nel biennio 2017/18, secondo dati Istat dello scorso Ottobre, in Italia si stimano, circa, 2 milioni e 130 mila bambini e adolescenti sovrappeso. Pari al 25,2% della popolazione di 3-17 anni (28,5% nel 2010-2011). Sarebbero più colpiti i maschi rispetto alle femmine (27,8% contro 22,4%). A livello di ripartizione geografica, il fenomeno è maggiormente distribuito al Sud rispetto al Nord (18,8% Nord-ovest, contro il 32,7% del Sud Italia).
Cosa si intende quindi per obesità? Quali le cause più diffuse e quali i trattamenti medici adeguati al fine di migliorare la qualità di vita delle persone? Obesità e sovrappeso: istruzioni per l’uso
Ne abbiamo parlato con il dottore Maurizio Bongiovanni, Dirigente Biologo dell’Ospedale Villa Sofia Cervello di Palermo, Centro di Medicina Trasfusionale.
Cosa si intende per obesità?
“Si considerano obesi gli individui che presentano un BMI (body mass index) superiore a 30. Fanno eccezione gli sportivi che praticano discipline di potenza, come bodybuilding o sollevamento pesi – apre Bongiovanni -.
Se il grasso rappresenta un serio problema di salute, è, soprattutto, quello della zona viscerale più pericoloso. Se in eccesso, è questo a scatenare una serie di modificazioni ormonali che provocano le complicanze legate all’obesità. Indubbiamente, la complicanza più frequente dell’obesità è il diabete. Ciò verificandosi, al di sopra di un BMI di 30, un’impennata della curva di rischio per il diabete di tipo 2.
Ecco che gli adipociti in eccesso producono leptina e interleuchine infiammatorie. Queste alterano le cellule dei vari tessuti provocando insulino-resistenza e alterazioni delle normali funzionalità del pancreas. Al fine di agire in tempo e limitare i danni conseguenti all’obesità, è fondamentale un’accurata valutazione diagnostica del grasso corporeo, utilizzando l’impedenzometria. Un valore di grasso corporeo superiore al 28%, negli uomini e al 38% nella donna, rappresenta infatti un fattore di rischio per l’obesità. Insieme a una circonferenza vita superiore a 100 cm nell’uomo e a 90 cm nella donna”.
OBESITA’: FATTORI DI RISCHIO E TERAPIE MEDICHE
Quali allora i fattori di rischio per obesità e sovrappeso da tenere sotto controllo? Quali le terapie mediche più adeguate, nell’ottica di una salute diffusa e accessibile?
“Alimentazione ipercalorica – risponde il dottore Bongiovanni -. ricca di zuccheri semplici e raffinati. Eccesso di grassi idrogenati. Eccesso di sale nelle pietanze. Vita sedentaria. Tutti questi rappresentano fattori di rischio importanti per l’obesità. Ma anche per le sue complicanze come il diabete, l’ipertensione, la sindrome metabolica e le patologie cardiovascolari – continua l’esperto -.
Non esistono a oggi farmaci specifici per curare l’obesità, poiché si tratta di una patologia multifattoriale. Pertanto, si può contrastare attraverso il ricorso a diete specifiche, attività fisica e, nei casi più gravi, alla chirurgia bariatrica.
Nel caso del diabete di tipo 2 la medicina oggi dispone di farmaci tradizionali. Farmaci che, comunque, da soli non bastano, nella misura in cui è necessario associare un sano stile di vita e soprattutto attività fisica moderata”.
OBESITA’: UNO SGUARDO ALLA PREVENZIONE
Una guerra al grasso e alla privazione della salute che si combatte sicuramente con la medicina, quindi con le terapie più efficaci. Ciò, però, deve agire ancor più nell’ottica di una prevenzione primaria, al fine di scongiurare sul nascere ogni eccesso non salutare di peso.
“E’ evidente che per contrastare obesità e diabete, che hanno un costo elevatissimo per il sistema sanitario nazionale, bisognerebbe partire da una corretta educazione alimentare. Ma anche da una campagna continua di sensibilizzazione, soprattutto tra i giovani e nelle scuole. Non basta qualche slogan una tantum che serve a poco – conclude Bongiovanni -.
Basti pensare che in Paesi all’avanguardia, come Nord Europa e Giappone, nelle scuole, sono previste specifiche ore di lezione dedicate all’educazione alimentare. E questa rappresenta materia effettiva di insegnamento. E’ auspicabile che tali pratiche preventive divengano prassi consolidata anche in tutti gli altri paesi europei”.