Sono stati momenti di grande commozione quelli di stamattina in via Isidoro Carini, luogo dell’assassinio del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo.
di Giulua Noera
Trent’anni fa, il 3 settembre 1982, il prefetto di Palermo veniva ucciso da raffiche di Kalashnikov mentre si trovava a bordo della sua A112 che a pochi metri dalla Prefettura fu affiancata da un commando a bordo di un’auto e una moto.
Erano trascorsi soltanto cento giorni dal suo arrivo in Sicilia, terra tormentata dal caos e dalle guerre di mafia, ma nonostante le difficoltà il Generale venuto dal nord riuscì a portare a termine brillanti operazioni conclusesi con l’arresto di numerosi boss, fino a tracciare una vera e propria “mappa della nuova mafia”, che includeva anche gli oscuri rapporti tra la criminalità organizzata e la politica.
Per l’efferato omicidio sono stati condannati i sicari e i vertici della cupola: i mandanti Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nenè Geraci; e gli esecutori materiali Vincenzo Galatolo e Antonino Madonia, Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci.
Una verità parziale i cui lati oscuri emergono anche dalla lettura della sentenza: “Si può, senz’altro, convenire con chi sostiene che persistano ampie zone d’ombra, concernenti sia le modalità con le quali il generale è stato mandato in Sicilia a fronteggiare il fenomeno mafioso, sia la coesistenza di specifici interessi, all’interno delle stesse istituzioni, all’eliminazione del pericolo costituito dalla determinazione e dalla capacità del Generale”.
Un uomo di grande coraggio, tenacia, caparbietà e senso del dovere, la cui vita e la cui missione fu stroncata la sera del 3 settembre 1982.
Oggi a distanza di trent’anni resta ancora viva la memoria del Generale Dalla Chiesa celebrato a Palermo alla presenza del sindaco di Palermo Leoluca Orlando,del Ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri e della figlia del generale Rita, che per la prima volta dall’eccidio ha deciso di essere presente alla commemorazione.
“Palermo e’ una città che amo molto – ha spiegato – ho parlato con la gente, con i ragazzi, e credo che ci sia un voglia reale di cambiamento. Ho pensato che fosse giusto che qualcuno di noi fosse presente”.