Dopo il successo ottenuto alle elezioni palermitane, Orlando intende dapprima ricucire la Sicilia e, poi, risalire verso Roma e ricucire i frammentati partitini della Capitale. Orlando e la mossa del cavallo
di Mario Guglielmino*
Parliamo di scacchi all’occidentale, poiché gli esperti e i cultori del gioco sapranno che le regole orientali prevedono per il celebre equino da tavolo ben altri destini, con delle considerevoli limitazioni.
Leoluca Orlando invece, dopo il successo ottenuto alle elezioni palermitane, sembra proprio un allievo dei maestri russi, e con il suo abile movimento, da Palermo intende dapprima ricucire la Sicilia e, attraverso lo Stretto, con una magnifica ‘elle’, risalire verso Roma, novello Kasparov e Garibaldi unificatore, idolo delle folte e frammentate schiere di partiti e partitini che popolano l’emiciclo parlamentare della capitale nazionale. Palermo e la Sicilia si preparano ad affrontare un’estate rovente, un lungo impegno che vedrà dapprima cimentarsi candidati ed elettori nella performance delle elezioni regionali, per poi lanciarsi verso quelle nazionali. Passato, infatti, lo spauracchio dell’approvazione celere della legge elettorale nazionale, e tranquillizzati gli attuali occupanti degli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama, la prossima primavera sembra il periodo prescelto.
Ma torniamo al Nostro. La Sicilia è da sempre considerata laboratorio politico, e più o meno sana precorritrice dei successivi italici sviluppi dell’andazzo politico. Orlando a Palermo, che adesso è capitale politica (per lo meno) è riuscito nell’impresa di ricompattare un ampio fronte, coinvolgendo persino chi era stato sulla linea dell’opposizione, come il Partito Democratico palermitano.
E’ vero, non tutti hanno esultato per l’alleanza, anzi c’è chi si è persino allontanato. Ma è certo che, senza l’azione di mediatore del Professore, le tante anime del PD sarebbero rimaste tali, senza cogliere alcun frutto. Il Professore lo ha ben intuito: era opportuno e necessario riunire il centrosinistra. E con un doppio compito: non soltanto di battere il centrodestra, ma soprattutto di frenare il movimento grillino, che su Palermo aveva investito buone risorse.
Ecco che, ringalluzziti dal roseo risultato, tutti i partiti tradizionali si rivolgono a Orlando per una consulenza unificante. E lui, da abile istrione non si tira indietro. Eccolo seduto al tavolo del centrosinistra siciliano, di cui ha sempre ostentato di non voler mai prender tessera. Lo ascoltano per carpire i segreti dell’amalgama vincente.
In Sicilia l’impegno è quasi impossibile: strappare la regione all’onda grillina, che sembra, almeno dai sondaggi, avere già piazzato una bella ipoteca. Ed eccolo anche a livello nazionale, interpellato e al centro di un rilevante dibattito, ora più che mai urgente, considerata la scissione sancita nel PD nazionale con la nascita del nuovo soggetto politico denominato ‘Insieme’, e costituito dal ramo non renziano della sinistra, con i vari Bersani, D’Alema, Pisapia.
Orlando piazza quindi nuovamente il suo acuto al centro della politica italiana, dopo alcuni anni di musica in toni da sottofondo.
Sarà difficile ripetere a livello regionale l’accordo palermitano. La Sicilia ha mostrato un tasso di frammentazione e di litigiosità pari al numero di assessori, il cui turnover parossistico, per esempio, ha impreziosito in modo vario la giunta Crocetta, nauseando chiunque avesse avuto voglia e desiderio di seguirne le sorti e l’improbabile disegno.
Ancor più a livello nazionale, dove le varie anime dei partiti non sembrano affatto disposte a cedere il benché minimo spazio, sebbene a fini di autoconservazione.
*Voci Attive