Overtourism è quel fenomeno che ha spinto un folto gruppo di residenti di Barcellona a sparare, con pistole ad acqua, alla moltitudine di turisti seduti ai tavolini dei bar del centro della capitale della Catalogna.
Un eccesso? Certamente, anche se dettato dall’esasperazione di non poter fruire di alcuni luoghi della città, preda di comitive di visitatori. Lo stesso fenomeno di sovraffollamento si registra in molte città sia italiane, di cui Venezia è l’esempio più eclatante, che internazionali, basti pesare a Time Square, a New York, dove camminare è quasi un’utopia.
Dati alla mano, i turisti stranieri che visitano l’Italia si concentrano sull’1% dell’intero territorio e questo fenomeno di “troppo turismo” (overtourism, per l’appunto) sta diventando, per alcuni siti, una vera calamità, impedendone la fruizione in maniera sostenibile.
Questa concentrazione turistica solo in alcuni siti, e in molti casi solo in alcuni periodi dell’anno, rischia di rendere poco vivibili i luoghi a visitatori e residenti, oltre ad aumentare il rischio di danni ai monumenti e ai luoghi d’interesse.
Palermo non è certo ai livelli di Venezia, ma il sovraffollamento turistico di alcune strade del centro città (via Maqueda, ad esempio) soprattutto in alcuni periodi dell’anno, può aiutare a capire il fenomeno. Via Maqueda e corso Vittorio Emanuele, peraltro, sono diventati una sequenza di paninerie, fast food, bar e piccoli negozi di souvenir (sono pochi i negozi storici rimasti) che hanno il compito e l’obiettivo di attrarre i turisti.
Gigi Mangia: diversificare le mete
“Di sovraffollamento turistico mi occupai per la prima volta nel lontano 2009: ero da due anni presidente dei Pubblici Esercenti Palermitani ed ero stato eletto nel Consiglio Nazionale di FIPE. Allora, però, il mio intervento fu giudicato inopportuno”. Chi parla è Gigi Mangia, noto chef palermitano.
“Mentre tutti si complimentavano reciprocamente per il boom di gradimento della destinazione Italia e dei successi della Cucina italiana – continua Mangia – io ponevo all’attenzione il tema della diversificazione delle mete da suggerire ai viaggiatori esteri e il miglioramento dei servizi per i residenti, per gli imprenditori e i turisti nazionali”. Insomma, una vera previsione di overtourism.
Ma sparare con le pistole ad acqua ai turisti non le sembra un po’ eccessivo?
“Sicuramente stupisce. Stupisce vedere protestare così contro l’invasione degli stranieri, così come stupisce il divieto di fotografare una delle meraviglie più iconiche del mondo, il monte Fuji, dal belvedere della città di FUJIKAWAGUCHICO, perché l’invasione di turisti pronti al selfie ostacola i lavori di un piccolo supermercato della zona. Stupisce anche leggere dell’ordinanza che sospende le licenze per appartamenti turistici emanata dai sindaci di Barcellona e Malaga. Ordinanza che avrà validità fino al 2030. Credo che le Amministrazioni dei Comuni debbano prendere in mano la situazione e produrre azioni volte a favorire il turismo sostenibile. Ma bisogna far presto”.
Intanto, l’assessore alle attività produttive del Comune di Palermo, Giuliano Forzinetti, ha annunciato nei giorni scorsi di avere allo studio un percorso, da sancire con una delibera di Giunta, per bloccare la concessione di licenze per i prossimi tre anni nella zona del centro storico (ZTL 1) e nelle aree definite ZTL 2 (Notarbartolo-Libertà).
Stop alla licenze in centro a Palermo
Lo stop triennale, che potrebbe essere anche prorogato, riguarderebbe in una prima fase le discoteche e i pubblici esercizi di tipologia “C” (attività autorizzate a diffondere musica e piccolo intrattenimento occasionale) ed ancora le lavanderie a gettoni, i distributori automatici, gli autolavaggi, slot machine, internet point, compro oro, sexy shop e attività di vendita di derivati della cannabis. In fase di valutazione, sottolinea Forzinetti, “anche l’allargamento del provvedimento per nuovi esercizi di vicinato (mini-market), B&B e case vacanze in base alle normative vigenti”.
Secondo il sindaco Lagalla, l’obiettivo, richiesto da anni dalle attività produttive, “è quello di allinearsi con le direttive del Decreto Franceschini, già seguite in altre città ad alta vocazione turistica come Venezia e Firenze, promuovendo una nuova visione della città, sostenendo politiche urbane e territoriali per migliorare l’ambiente urbano e la vita dei cittadini, favorendo iniziative per lo sviluppo adeguato delle economie locali e contrastando l’usura in atto delle infrastrutture storiche, preservando l’integrità del patrimonio culturale del nostro centro città, centro storico compreso”.
Conciliare le diverse esigenze
L’idea non trova sponda in Confesercenti Palermo, il cui vicepresidente vicario, Massimo Mangano, afferma che “conciliare le esigenze dei residenti con le attività del commercio è possibile non attraverso chiusure tout court nei confronti di interi codici Ateco (la classificazione delle attività economiche adottata dall’Istat per finalità statistiche, ndr), ma solo prevedendo misure più stringenti in subordine alle quali sia possibile rilasciare le autorizzazioni e che consentano di riqualificare la presenza di esercizi commerciali e attività ricettive”.
Vittorio Messina: Palermo ha numeri sostenibili
Assimilare Palermo a Venezia, relativamente al fenomeno di overtourism, non trova d’accordo il presidente nazionale di Assoturismo Confesercenti, Vittorio Messina, al quale abbiamo chiesto un parere in merito.
“Le città per rimanere attrattive devono mantenere la propria identità e chi si occupa di turismo questo lo sa bene. Palermo ha continuato a registrare numeri interessanti in questi anni anche dopo il 2018 – afferma Messina -. Il trend positivo di arrivi non si è mai fermato. Da presidente nazionale di Assoturismo Confesercenti dico che la presenza in città è ancora sostenibile nei numeri. Non è una situazione paragonabile a quella che si vive in realtà come Firenze e Venezia”.
Il troppo turismo non va confuso con la mala movida
“Inoltre, – continua Messina – è sbagliato confondere il turismo con la mala movida perché si tratta di fenomeni diversi che a volte si sovrappongono ma che vanno affrontanti con strategie differenti. Credo che a Palermo si stiano palesando segnali da guardare con attenzione come la difficoltà crescente per le famiglie di trovare abitazioni in affitto in centro storico o la sovrabbondanza di attività del food and beverage a scapito di altri indirizzi commerciali. Si tratta di trovare un giusto equilibrio tra le due esigenze e questo problema viene avvertito dall’amministrazione comunale che sta prevedendo un limite alle licenze di questo tipo di attività in centro storico”.
Il turismo, dunque, fa bene o male?
“Il turismo si conferma una delle attività economiche più solide della città e di tutta l’Isola determinando il 13 per cento del Pil. In questo senso l’arrivo di turisti fa bene alla comunità e alle attività produttive, non dimentichiamo com’era Palermo trent’anni fa e quanto l’investimento in cultura e turismo ha contribuito per cambiare l’immagine della città. Uno degli elementi che continua ad attrarre tanti visitatori è, ripeto, il fatto di trovare a Palermo come in Sicilia, comunità vive e multiculturali. Per questo bisogna evitare che Palermo si svuoti dei suoi abitanti come è accaduto a Venezia e Firenze. Qui è ancora possibile sperimentare un modello di turismo sostenibile e bisogna lavorare insieme per realizzarlo. Bisogna studiare nuovi percorsi turistici che possono contribuire alla rigenerazione urbana di alcune aree di interesse culturale e paesaggistico che fino ad oggi sono state trascurate come, ad esempio, tutta la zona della Costa Sud. Avviare percorsi di rigenerazione urbana anche con il coinvolgimento delle associazioni datoriali può essere utile e proficuo”.
Di diversificazione dei percorsi, di destagionalizzazione dei grandi flussi di turisti, di sostenibilità del turismo, che significa anche rispettare le capacità accoglienza dei luoghi evitando un sovraffollamento, si parla da diversi anni, dunque, come abbiamo sentito dai nostri intervistati.
Ma sembra che addivenire a una strategia che soddisfi tutti, sia quasi impossibile.
Un osservatorio dei flussi turistici per contrastare l’overtourism
“Io vorrei proporre un organismo che possa essere un vero e proprio osservatorio – dice ancora Gigi Mangia -. Un osservatorio dei flussi turistici e della programmazione di attrazione sostenibile, con obiettivo l’incremento dei flussi di visitatori, salvaguardando però il benessere di residenti e viaggiatori, garantendo una maggiore prosperità economica e culturale, favorendo le partnerships. Ma in quest’osservatorio dovrebbero entrare solo esperti con comprovata conoscenza dei fenomeni turistici, per un progetto di miglior vita per i decenni a venire”.
La ricerca di Demoskopika
A conferma dell’interesse suscitato dal tema, l’istituto di ricerche Demoskopika, lo scorso maggio, ha tracciato la mappa delle destinazioni più a rischio overtourism e nessuna città siciliana, stando alla ricerca, corre il rischio da troppo turismo.
«L’overtourism – dichiara Raffaele Rio, presidente di Demoskopika – non solo minaccia la sostenibilità delle nostre destinazioni più amate ma rischia anche di compromettere la qualità dell’esperienza per i visitatori e la qualità della vita per i residenti. Il sovraffollamento turistico è un campanello d’allarme che ci chiama ad agire, promuovendo un turismo più responsabile e sostenibile. È fondamentale implementare politiche di gestione del turismo che includano limitazioni temporali e numeriche per l’accesso ai luoghi più a rischio, insieme a strategie per promuovere destinazioni alternative meno note ma altrettanto ricche di cultura e bellezza oltre a incentivare il turismo fuori stagione promuovendo i luoghi anche in periodi meno affollati. È il momento di agire con consapevolezza e responsabilità, per garantire – conclude Rio – che il turismo continui a essere una fonte di arricchimento culturale e sviluppo economico senza diventare un peso per le generazioni future».