Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Paolo Battaglia: l’ultimo cantore popolare

di Pippo La Barba

Paolo Battaglia, oggi ultraottantenne, è l’ultimo rappresentante in attività della canzone popolare e folk siciliana, che ha fatto conoscere in Italia  e nel mondo.

di Pippo La Barba

Paolo Battaglia nasce a Palermo negli anni trenta nel quartiere Resuttana – S. Lorenzo dove allora si trovavano le residenze estive dei nobili palermitani in mezzo ad agrumeti e campi coltivati. Secondo di cinque figli, inizia a lavorare come tornitore e fresatore trovando una sistemazione definitiva nelle officine meccaniche Bertolino. Ben presto però scopre che la sua vera passione è la musica, e la bella voce baritonale lo spinge a tentare diversi concorsi canori: nel 53 Microfono per voi, nel 60 “Il chiostro d’oro” e una selezione in RAI. Canta nei matrimoni e nelle feste di quartiere. Ma è nell’85 che scopre il folk. Un amico lo spinge a far parte del gruppo folcloristico “ ‘U carritteri” dove affina la sua sensibilità artistica e la conoscenza dei motivi popolari siciliani. Inizia a girare l’Italia e va anche all’estero, in Belgio. Successivamente si ritrova a far parte di diversi gruppi folcloristici. Fonda assieme ad altri “Il carretto” con cui si esibisce oltre che in Italia nel Venezuela e negli Stati Uniti d’America.

Negli ultimi anni lavora con i gruppi “ ‘A  tunnara” di Terrasini, “Amuri Amuri”, con cui fa anche terapia musicale volontaria negli ospedali, e “i Lumia” di Palermo. Tra le sue canzoni più conosciute  Amuri Amuri, Comu l’unna, Olivaro, La pampina d’alivi, L’Emigranti, E vui durmiti ancora (Matinata siciliana), ‘A virrinedda, Marranzanata, ‘U sciccareddu, Viva Baccu. Numerosi i riconoscimenti ottenuti. Tra i tanti, un encomio conferitogli dall’Associazione “Il carretto” nel 2008, sempre nel 2008 è secondo classificato nel concorso della Canzone Siciliana “il Paladino” con il brano “Lu timpurali”, nel 2010 riceve  un attestato dalla Città di Palermo, nel 2011 vince il premio “Rosa Balistreri” promosso dal Lions Club di Licata.

Incontro il Maestro Battaglia nella sua bella villetta (“in affitto da quarant’anni”, precisa) all’incrocio tra Resuttana e S. Lorenzo dove vive con la sua bella e giovanile moglie. I due figli risiedono lontano da Palermo, uno all’estero.558851_3790025430617_1010471360_n

La prima domanda è scontata: come le è nata questa irrefrenabile passione per il canto?
Onestamente non lo so, le posso dire quando ho avuto la prima sensazione  di poter cantare anch’io. Fu nei primissimi anni cinquanta quando Claudio Villa è venuto a  Bagheria, così alcuni amici ci organizzammo per andare a sentirlo. Mentre lo aspettavamo, un’attesa lunghissima, facemmo così per scherzo delle prove di canto.  Forse è stato lui il mio anfitrione.

Quale è  stato il momento più emozionante di questo primo periodo?
Quando nel 60 ho partecipato a un concorso della Rai dove ho incontrato Milva, allora una perfetta sconosciuta. Non fui selezionato, ma presi lo stesso coscienza che era quella la mia strada.

Quali gratificazioni le ha dato questa sua lunga carriera?
Tante, innanzitutto gli applausi. Quando avverti che il pubblico ti apprezza ti senti utile, anche questo è un servizio, è come curare l’anima. E poi la possibilità che ho avuto assieme a mia moglie di viaggiare, di conoscere gente girando il mondo. A Baltimora è stato commovente l’incontro con una comunità di connazionali.

La musica e le canzoni siciliane sono adeguatamente valorizzate?
Purtroppo no, abbiamo un patrimonio musicale enorme, ma i gruppi folcloristici sono quasi scomparsi. I ragazzi che frequentano le scuole sconoscono i motivi siciliani, è da li che bisogna ripartire.

Oltre a cantare, lei ha pure recitato e ha avuto una parte in un film, più precisamente un documentario.
Ho fatto diverse interpretazioni teatrali, sempre a livello dilettantistico. Quella che ricordo più volentieri è stata quando ho fatto “Colapesce” per l’associazione “ ‘A tunnara” nell’abbazia di Santa Maria di Gesù.

Nel film documento Scacco al re trasmesso da RAI tre ho prestato le mie mani maneggiando i famosi “pizzini” al mafioso Bernardo Provenzano. Mi volevano fare interpretare per intero il personaggio, ma io non ho voluto tagliarmi la barba e così si sono accontentati delle mani.

 

 

 

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