La situazione in Sicilia, riguardo all’applicazione della normativa sulla partecipazione civica, non è rosea: pochi comuni hanno, pur coraggiosamente e con spirito di avanguardia, adottato regolamenti e avviato le prassi
di Mario Guglielmino*
La Regione Siciliana ha legiferato nel contesto di una recente legge finanziaria, con una disposizione che obbliga i comuni a istituire forme di consultazione popolare, per consentire il cosiddetto bilancio partecipativo, destinando una parte di somme fiscalmente devolute a ogni singolo comune a iniziative e opere scelte con il concorso della cittadinanza, la quale sarebbe chiamata a definire così direttamente le priorità di intervento e decidere la realizzazione. Questa norma però trova difficoltà e ritardi nell’applicazione, mancando anche la necessaria attenzione, sensibilità e controllo.
A Palermo la giunta comunale, caratterizzata per la presenza di un assessorato espressamente dedicato alla partecipazione, ha prodotto nel merito alcuni delibati, che purtroppo soltanto in pochissimi casi sono stati accolti e fatti propri per l’approvazione dal consiglio comunale: il regolamento sulla partecipazione, il regolamento sulle Consulte Civiche, la Consulta delle culture, la Consulta sulla pace, le linee guida sulla partecipazione, i laboratori civici cittadini presso le circoscrizioni. Di queste cose, in pratica, soltanto la Consulta delle Culture e alcune sporadiche esperienze di dibattito, come i meeting civici tematici (ETM), sono state realizzate.
Inoltre, da parte di numerose associazioni civiche, c’è stato uno slancio per la formazione di un importante e complesso documento di revisione dello Statuto Comunale. La risposta del consiglio comunale è stata molto deficitaria, caratterizzata da resistenze e lentezze. In questo momento l’iter della richiesta delle Consulte civiche su temi di rilevanza come mobilità, ambiente, urbanistica, è fermo da quasi due anni in odg al consiglio comunale. Stesse considerazioni valgono per la richiesta di rinnovo dello Statuto comunale. Per questo si è istituita una Commissione ad hoc, che però per ovvie ragioni di tempo difficilmente potrà concludere i lavori prima delle nuove elezioni.
Il sindaco Leoluca Orlando, dopo essersi personalmente e politicamente speso per la Consulta delle Culture, non ha prodotto eguale sforzo di mediazione e sollecitazione nei confronti del consiglio per l’approvazione e l’istituzione di strumenti partecipativi civici, che pure in campagna elettorale e all’inizio del mandato erano stati al centro del linguaggio e del messaggio come elementi indispensabili e qualificanti dell’impegno su Palermo “città del bene comune”. E, come si diceva sopra, inaugurando anche un assessorato alla partecipazione.
*Voci Attive -Palermo