Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Pasquale Hamel parla di Averroè, il filosofo che voleva modernizzare l’Islam

di Pippo La Barba

Pasquale Hamel, storico e ricercatore dell’influenza dei Normanni sulla civiltà occidentale, nel suo ultimo libro “Averroè, un filosofo all’indice” (Tipheret editore) mette a fuoco la figura del grande pensatore che tentò di contaminare l’islamismo con l’originaria cultura greca.

 

di Pippo La Barba

Vissuto nel XII secolo a Cordoba, città della Spagna islamica, Averroè, il cui vero nome era Aboulwalid Mohammed Ibn- Roschd, fu un intellettuale eclettico dotato di un’eccezionale erudizione nei vari campi del sapere: dalla filosofia alla politica, dalla fisica alla medicina , dalla teologia al diritto. Fu indigesto al Califfo del luogo, pur ricoprendo prestigiosi incarichi, che in seguito gli vennero revocati quando fu esiliato a Lucena e i suoi libri vennero bruciati pubblicamente. Immensa la sua produzione filosofica, basti pensare che solo 40 volumi sono dedicati alla rielaborazione del pensiero di Aristotele in chiave contemporanea. Credette in un Dio immanente, non creazionista e disinteressato alla vita degli uomini, ai quali lascia completa libertà di agire e di esercitare la loro sapienza. Un laico ante-litteram. Opera una marcata rottura con l’impermeabilità e l’unicità della fede islamica introducendo nella ferrea rigidità dell’Islam le categorie aristoteliche e anche platoniche della dialettica e  del confronto. Tutto questo ne fa agli occhi del Califfo  e della casta  un simbolo anti-islamico, ma in realtà il suo intento era solo quello di colmare i ritardi di una cultura chiusa in se stessa e che aveva perso nel tempo la carica dirompente dell’originario pensiero greco da cui proveniva. Pur formalmente rispettoso del Corano, Averroè elude la vecchia diatriba tra fede e ragione che San Tommaso poi ricomporrà con la Scolastica, sostenendo che non può esservi accordo tra questi due elementi. Il suo contributo teorico all’evoluzione dell’Islam fu grandissimo e decisivo, anche se tuttora i ritardi permangono. Egli idealizzò la ragione e anche nella medicina propugnò una cultura umanistica, non specialistica.

 

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