Sempre al fianco dei lavoratori nelle vertenze più spinose della Sicilia. Dalla Fiat a Microelettronics fino ad Almaviva. Con la sua tenacia è diventata segretaria della Fiom Sicilia. Oggi è a capo di uno degli assessorati più delicati, quello del Lavoro e delle Attività Produttive.
di Claudia Ferreri
Giovanna Marano pensa in positivo e ha le idee chiare sul futuro: “ Basta assistenzialismo. Puntiamo sulla qualità e l’innovazione attraverso un concetto di economia etica”.
I recenti dati sull’emigrazione dei giovani, in particolare in Sicilia e a Palermo, sono davvero drammatici. Quali incentivi crede possano servire per un miglioramento economico e lavorativo?
Sono convinta che la migrazione sia una sorta di flusso in continuo aumento. La mobiltazione internazionale delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi è comunque una chiave di svolta affinchè le opportunità formative assumano una dimensione senza confini che risponda non alle esigenze indotte da una globalizzazione selvaggia ma ad una esigenza forte di interculturalità.
E credo che le opportunità di fare un’esperienza formativa o lavorativa anche all’estero sia essenziale.
La tristezza è che, oggi, il partire ha in sè la consapevolezza di non avere una strada di ritorno perchè la propria terra, ricca di risorse, è stata resa sterile da un malgoverno del territorio, da una politica nazionale che avrebbe dovuto creare un terreno fertile, aperto alle contaminazioni innovative e tecnologiche.
I giovani tuttavia hanno la capacità di sapersi mettere in sintonia coi tempi. C’è chi, decidendo di rimanere, ha abbracciato l’idea di ritarare il proprio sogno di autorealizzazione un pò più in basso e si sono accontentati di lavorare in Almaviva. Scelte di vita che in tutti i casi dovremmo proteggere, che tutti ci dobbiamo prodigare a salvaguardare e che oggi ci ritroviamo invece a vedere anche come precarie soluzioni.
Dall’altro ci sono, ancor più giovani, coloro che pensano si possa riscoprire l’arte del saper fare attraverso il lavoro artigiano, attraverso un incubatore d’impresa.
Qual è il compito delle istituzioni?
Far crescere questa progettualità di chi vuol rimaner facendola rientrare in un sistema in cui tutti siamo attori. Le istituzioni locali nella ricerca di soluzioni, facilitando una rete partecipativa di ascolto delle associazioni dei giovani, di chi vorrebbe tornare e di chi si prodiga socialmente, civilmente affinché crescano nuove opportunità lavorative.
Questo abbiamo cercato di fare attraverso “pa-working”, un incubatore di start up, soprattutto al femminile, in cui l’amministrazione mette a disposizione l’utilizzo di beni, di strutture, di servizi per le politiche attive del lavoro.
In che modo si puo’ sostenre oggi lo sviluppo di impresa?
Oggi, a Palermo, in Sicilia, significa favorire la cultura della creazione d’impresa, dati i grandi limiti ben noti ormai dell’amministrazione pubblica.
E penso che la nostra ad oggi abbia sostenuto ed incentivato chi già presente sul territorio.
Speriamo che le politiche attive nuove che il governo nazionale sta per lanciare supportino gli enti locali e vedano la concretizzazione di misure a favore dei giovani.
Ecco perchè spero che, nei prossimi mesi, possano essere già spendibili gli interventi annunciati con l’alternanza scuola/lavoro attraverso grandi aziende partecipate come Enel, Poste Italiane, tutti quei soggetti virtuosi imprenditoriali che dovranno nel mezzogiorno fare sistema col territorio. Sperando che non siano soltanto spot.
La nostra terra non è soltanto una terra di cerniera di interculturalità ma anche di connessione tlc e hct. Sotto di noi passano reti di prodotti energetici. Abbiamo bisogno che l’innovazione tecnologica venga declinata attraverso una diffusa presenza sul territorio. E in questa direzione si è mosso il sindaco Orlando con la chiusura dell’anello digitale che favorisce la digilitazzione in città perché pensiamo che Palermo possa avere un futuro come piattaforma tecnologica del mediterraneo.
Quindi una prospettiva futura più rosea è possibile?
Abbiamo davanti un bivio: o guardiamo indietro alle grandi imprese che verranno qui a farci un pregevole dono assistenziale o perchè attratti da incentivi, e questa è una strada già battuta che non ha dato grandi frutti in passato.
Oppure quella di pensare ad una strada molto più importante, una concezione etica dell’economia, un modello sostenibile del lavoro con un tessuto imprenditoriale diffuso in cui attorno alla grande impresa si costruisce un sistema di dialogo obbligatorio con l’università e si sviluppa un indotto specializzato.
La lezione spero possa essere servita a tante e tanti giovani. Il mio sogno è che Palermo possa diventare per le TLC una terra di call center qualificati ed anche di servizi ad alto livello e che, quindi, il dramma di oggi di Almaviva possa avere uno sbocco ed una prospettiva futura.