Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

PESCATORI: UNA RAZZA IN VIA D’ESTINZIONE

di Redazione

Un esodo silenzioso ed inarrestabile quello dei pescatori siciliani, che da qualche anno in maniera massiccia abbandonano senza alcuna speranza il settore mentre l’Assessorato regionale alle risorse agricole e forestali pare che negli ultimi anni abbia speso le poche risorse in attivita’ che esulano da una politica diretta a rilanciare il settore e salvaguardare i posti di lavoro.

 E’ quanto denunciato in una nota da Giuseppe Messina, Segretario regionale di Ugl Agroalimentare, commentando i dati relativi agli abbandoni: oltre 5 mila pescatori operanti nel comparto della pesca marittima siciliana nell’ultimo biennio si sono ritrovati senza lavoro. Un collasso senza precedenti nell’omertà della politica siciliana nazionale ed europea e nell’indifferenza di molte componenti della cosiddetta “società di mezzo”. Come è possibile spendere nell’ultimo triennio qualcosa come circa 1 milione di euro (tale appare la cifra da indiscrezioni attinte), precisa Messina, somme prelevate – a vario titolo e non solo dal bilancio regionale colabrodo -per missioni in Italia e all’estero, incontri e accordi bilaterali, tavole rotonde, pubblicazioni, fiere, rassegne gastronomiche, mentre l’occupazione diretta nel settore cola a picco e le imprese di pesca sono sull’orlo del precipizio. Rendiamoci conto che qualcosa non va? Ad Ugl Agroalimentare non cala giu’ la strategia posta in essere dall’assessorato regionale alle risorse agricole e forestali  che ha puntato tutto sullo strumento dei Distretti e sulla programmazione di settore tutta sbordata verso l’internazionalizzazione. Gli sforzi profusi per introdurre lo strumento del GAC attraverso i circa 12 milioni di euro attinti dal Fep sono messi a repentaglio dalla lentezza della politica che non ha ancora nominato i componenti del Nucleo di valutazione. Il GAC e’ vera partecipazione nel territorio e condivisione tra amministratori locali, scienza, imprese, pescatori e tessuto produttivo.

Questa e’ vera rappresentativita’ all’interno del principio di sostenibilita’ ambientale.In Assessorato risorse agricole e forestali pare che la mano destra non vuole sapere cosa fa la sinistra! E poi, i Distretti sono realmente rappresentativi? Raccolgono veramente le istanze dal basso per tradurle in strumenti operativi da sottoporre alle istituzioni per la sintesi politica che rilanci a tutto tondo il territorio marinaro? E se è così, cosa ci stanno a fare le Associazioni datoriali e sindacali che nel rispetto dei regolamenti comunitari si sono adoperati per supportare l’aziione degli uffici del Dipartimento pesca? E se è il Distretto l’unico motore, perché non arrestare il flusso dei contributi e delle spese inutili e affidare al Distr etto il servizio di Sportello informativo in favore delle marinerie siciliane, assegnando anche la gestione del marketing territoriale? Nulla di tutto ciò probabilmente, forse la verita’ va ricercata altrove dove sembra invece che regni sovrana la confusione e l’improvvisazione!Ma se negli ultimi anni si sono ridotte le catture di prodotto ittico, per tutta una serie di ragioni (maggiori divieti, arresti temporanei, divieti di uso attrezzi, ripopolamento, etc) ed i pescatori attivi si sono ridotti da circa 20.000 a meno di 8.000, con un tracollo vertiginoso, che cosa si deve promuovere? Forse il prodotto d’importazione? Che sia questa la chiave di lettura? Che la lobby delle società d’importazione sia approdata anche in Sicilia con energie isolane?Un Assessorato, quello alle risorse agricole, dove per i capitoli di spesa destinati a finanziare alcune tipologie di attivita’ nel comparto pesca pare che il Report finale non sia previsto,  conclude amaramente Messina – il governo regionale appare sordo ed insensibile visto che non si preoccupa minimamente di rendere noti i dati statistici sull’andamento del settore della pesca, che non pubblica i numeri sul dimensionamento della filiera ittica, che non mette a disposizione dell’opinione pubblica, per esempio, le informazioni sul naviglio e sui pescatori attivi, le notizie sullo stato dei porti pescherecci e degli approdi siciliani. Eppure foraggia con centinaia di migliaia di euro all’anno (150 mila euro annue) strutture di supporto come l’Osservatorio Mediterraneo della Pesca dal quale non e’ dato sapere quanto è costato il tour di missioni e viaggi all’estero, quanto abbiano inciso gli accordi bilaterali sottoscritti e quali risvolti diretti hanno avuto tali iniziative per il comparto della pesca siciliano in termini di maggiore profitto e nuova occupazione. Attendiamo con speranza e fiduciosi una possibile risposta.

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