Ditiacarbammati, antigermoglianti, difenilammira. Ne sono pieni mele, uva, pesche e ogni genere di prodotto ortofrutticolo. Viaggio tra i veleni subdoli dei nostri cibi
di Patrizia Romano
Ci siamo mai chiesti quanti residui di sostanze attive introduciamo nel nostro organismo, ingerendo un prodotto ortofrutticolo o di origine animale? Non sempre ne siamo consapevoli. E la mancanza di consapevolezza ci porta, spesso, a mangiare senza domandarci troppi perché.
In realtà, non è facile conoscere il quantitativo residuale di sostanze attive contenute in certi prodotti agricoli e animali. Un interrogativo che rimane vago soprattutto in Sicilia, dove il controllo sui pesticidi si accompagna spesso al principio della relatività. Sull’intera Isola, infatti, dovrebbero essere effettuati circa 1000 campionamenti l’anno. L’80 per cento circa sui prodotti locali. Ma la realtà sui sondaggi è sconfortante. Secondo dati forniti dal ministero della Sanità, su 700 campioni programmati, ne pervengono meno di 150.
La carenza di controlli sugli alimenti è molto forte. Il controllo relativo alla presenza di pesticidi dovrebbe essere effettuato secondo un programma previsto da un decreto ministeriale del ’92, che recepisce la normativa Cee del ’90, stabilendo i limiti massimi dei residui delle sostanze attive tollerate.
Secondo il programma, il capoluogo siciliano dovrebbe effettuare circa 250 campionamenti l’anno su prodotti ortofrutticoli, Catania e Messina, invece, un centinaio. Mentre i prodotti di origine animale da tenere sotto occhio dovrebbero essere una settantina per tutta l’Isola.
La Sicilia, in quanto regione autonoma, è tenuta a fornire all’Ausl le linee da seguire per mettere in atto lo stesso programma.
Questo tipo di analisi viene svolta dai laboratori di Igiene e Profilassi e dall’Istituto Zooprofilattico. Sebbene la legge predisponga il numero di campionamenti da effettuare, spetta alla Regione stabilire il numero di campione per ogni provincia. Numero che viene individuato in base alla popolazione. In realtà, ogni laboratorio estrae il numero di campionamenti secondo i propri calcoli, senza seguire alcuna indicazione della Regione. Indicazione, peraltro, non fornita. Non viene mai eseguito un controllo capillare. Inoltre, l’aspetto ancora più grave rimane il tempo in cui viene effettuata l’analisi. I ritmi sono lunghi e, talvolta, complessi. In molti casi, infatti, prima che l’indagine in corso venga completata, il prodotto è stato già largamente consumato.
I pesticidi più riscontrati in Sicilia sono i ditiacarbammati, gli antigermoglianti, la difenilammira e gli difenilammira. I prodotti più contaminati sono, invece, l’uva, le patate, le mele e i graminacei.