Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Piccole e Medie Imprese: un settore strategico per il mondo del lavoro.

Per ripartire, le PMI hanno bisogno, tra l'altro, di un miglior accesso ai finanziamenti, tutela del lavoro, formazione per i lavoratori.

di CNDDU

Il Coordinamento nazionale dei docenti della disciplina dei diritti umani celebra la Giornata internazionale delle micro, piccole e medie imprese (PMI) del 27 giugno 2020 per riflettere sul rapporto tra scuola e rilancio economico.
Istituita dall’Assemblea generale dell’ONU con la risoluzione A/RES/71/279 del 6 aprile 2017, la giornata vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sul contributo delle micro, piccole e medie imprese in vista del raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
Esse costituiscono l’ossatura del nostro sistema economico e soddisfano la maggior parte dei bisogni delle famiglie italiane e sono un settore strategico per promuovere il lavoro dignitoso, la partecipazione ai mercati interni e internazionali, l’accesso al credito, le pratiche commerciali sostenibili e gli investimenti responsabili.

Producono una buona fetta di PIL

Nelle micro, piccole e medie imprese – per prassi abbreviate in PMI – rientrano tutte le imprese con meno di 250 dipendenti, con un fatturato inferiore a 50 milioni di euro e un totale di bilancio inferiore ai 43 milioni di euro.
Secondo i dati Istat pubblicati nel 2019, il 95% delle nostre imprese sono di piccole dimensioni e danno lavoro all’82% degli occupati contribuendo alla produzione per il 57% del PIL.
Anche a livello internazionale v’è una corrispondente incidenza economica: secondo i dati forniti dal Consiglio internazionale per le piccole imprese (ICSB), esse costituiscono oltre il 90% di tutte le imprese mondiali e sono fonte, in media, del 70% posti di lavoro e del 50% del PIL.
Questi dati sono confermati anche dal rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) pubblicato ad ottobre 2019 sulle PMI e dal titolo “Global evidence on the contribution to employment by the self-employed, micro-enterprises and SMEs”, secondo il quale sette lavoratori su dieci sono lavoratori autonomi o di piccole imprese. Sempre l’ILO ha valutato che entro il 2030 saranno necessari 600 milioni di posti di lavoro in più per assorbire la crescente forza lavoro globale.

Sostenerne lo sviluppo

È di tutta evidenza che lo sviluppo delle PMI costituisca una priorità assoluta per i governi di tutto il mondo al fine di soddisfare le esigenze occupazionali e garantire la giustizia sociale. Nelle imprese, infatti, trovano impiego i lavoratori più fragili come donne, giovani e persone appartenenti a famiglie povere e talvolta, specie nelle aree rurali, costituiscono l’unica fonte di occupazione.
In occasione del lockdown per il contenimento della Covid-19, le PMI hanno avvertito gravissime contrazioni degli affari.

La crisi causata dal Covid

I dati ISTAT rilevati durante la fase 1 (tra il 9 marzo e il 4 maggio) sono allarmanti:
-il 45,0% delle imprese con 3 e più addetti (458 mila, che assorbono il 27,5% degli addetti e realizzano il 18,0% del fatturato) ha sospeso l’attività;
-il 41% delle imprese ha dichiarato un calo di fatturato di oltre il 50%;
-il 51,5% delle imprese (che occupa il 37,8% dei lavoratori italiani) prevede una mancanza di liquidità per far fronte alle spese che si presenteranno fino alla fine del 2020;
-il 38,0% (con il 27,1% di occupati) segnala rischi operativi e di sostenibilità della propria attività e il 42,8% ha richiesto il sostegno per liquidità e credito disposto dai DL 18/2020 e DL 23/2020.
Un simile panorama esige accurati ed efficaci interventi economici non solo a sostegno delle performance aziendali ma anche a contrasto del rischio di infiltrazioni mafiose nel tessuto imprenditoriale.

Attenzione a usura ed estorsione

La crisi economica e sociale è infatti terreno fertile per il radicamento delle attività illegali come l’usura, il riciclaggio e l’estorsione. Esse vengono perpetrate a danno degli imprenditori attraverso dei processi di subordinazione sapientemente pianificati e realizzati con soggetti economici e risorse apparentemente lecite.
Il settore economico maggiormente colpito è la filiera delle piccole e medie imprese ricettive che rappresentano l’asse portante del sistema turistico italiano. Queste hanno subito un duro colpo, sia in termini economico-finanziari che occupazionali, a causa delle limitazioni nei trasferimenti e dell’annullamento delle manifestazioni programmate con azzeramento degli incassi durante la primavera e pesanti condizionamenti all’avvio della stagione estiva.

Le ripercussioni del Covid sul turismo

Secondo le stime preliminari dell’OCSE sull’impatto della COVID-19, il settore turistico mondiale potrebbe registrare per il 2020 un calo complessivo del 45%, rischiando di salire al 70% se la ripresa non dovesse avere gli effetti sperati.
Ma di cosa hanno bisogno le PMI per ripartire?
L’ILO ha stilato un elenco di 5 esigenze: miglior accesso ai finanziamenti, stimolo della domanda di prodotti e servizi, programma di formazione per lavoratori, tutela del lavoro e assistenza sociale, sostegno alle imprese durante la ripresa e dialogo sociale tra lavoratori e datori di lavoro per individuare soluzioni equilibrate.

Sostegno alle imprese

Le misure adottate a sostegno del settore italiano hanno previsto diversi interventi, tra i quali ricordiamo: indennità straordinarie per i lavoratori del turismo e della cultura; ammortizzatori sociali; sostegno alle imprese della cultura, dello spettacolo e del turismo; tax credit vacanze o bonus vacanze per incentivare il turismo interno; esenzioni fiscali per le imprese; istituzione del Fondo turismo per sollecitare gli investimenti azionari sul settore; accesso rapido e garantito alla liquidità bancaria; istituzione del Fondo emergenze spettacolo e cinema; emissione di voucher per biglietti cinema, teatri, musei e concerti; emissione di voucher per gli alberghi; istituzione del Fondo per la promozione del turismo in Italia.
Un altro aspetto su cui puntare è la digitalizzazione che oggi raggiunge livelli soddisfacenti solo per una piccola parte delle PMI. Essa potrebbe costituire uno strumento utile per la promozione aziendale, per l’accesso all’e-comerce e al mercato internazionale, aumentando il grado di competitività aziendale e gli utili.

Ciascuno faccia la propria parte

Tutto questo potrebbe non bastare se ogni cittadino italiano non si farà carico della cura del decoro del territorio rispettando l’ambiente e l’arte, osservando le misure anticontagio e quindi partecipando attivamente alla promozione dell’italianità nel mondo.
La scuola può dare un determinante contributo alla ripresa economica: essa costituisce un’importante risorsa per la Nazione come incubatrice di idee innovative e valido canale di valorizzazione del settore delle PMI, specie di quelle turistiche.

La fondamentale sinergia con la scuola

Il CNDDU propone ad ogni micro, piccola o media impresa di avviare o intensificare le sinergie con gli istituti scolastici per l’innovazione del settore imprenditoriale, sia nell’ambito dei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO) che attraverso la promozione di concorsi che possano, con regolarità, dare occasione ai nostri studenti di esprimere le loro idee e creatività nell’ambito della promozione aziendale, valorizzazione del patrimonio artistico e paesaggistico, adeguamento della tecnologia alle esigenze comuni, tutela della salute e dell’ambiente, individuazione delle tendenze della moda e del gradimento dei prodotti agroalimentari e dei servizi in genere, con particolare attenzione al turismo giovanile.
Sarebbe interessante avviare un capovolgimento del flusso formativo ed informativo, in cui non siano gli alunni a ricevere informazione e formazione dalle imprese, bensì le imprese a ricevere idee creative e innovative dagli studenti: una flipped company.
Per la giornata lanciamo l’hashtag #pmiperme come messaggio di stimolo alla creatività personale degli studenti.
Prof. Veronica Radici – CNDDU

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