Come riqualificare Palermo? Servono interventi partecipati di programmazione, anche prendendo spunto dall’esperienza di altre città, per rivitalizzare intere aree devastate da anni di sacco edilizio e incuria
di Fabio Alfano *
Palermo è notoriamente una città devastata da decenni di speculazioni, abusi, degrado, totale assenza di cultura architettonica, urbanistica ed ambientale, e ostaggio di tornaconti personali. Per tal motivo necessita di un complesso lavoro di riqualificazione del suo territorio, attraverso azioni di recupero, trasformazione, restauro, reinvenzione della città. Nuovi interventi da attuarsi secondo un piano generale organico ma anche attraverso interventi sperimentali localizzati. Un intenso programma di riqualificazione urbana ‘condiviso’, che deve rifarsi anche all’esperienza positiva di altre città/metropoli italiane e internazionali.
Gli interventi devono riguardare sia le aree più antiche (centro storico, aree di interesse storico) sia quelle più recenti ( periferie e città di mezzo), coinvolgendo l’assetto dei quartieri e delle borgate, proponendo una visione di città policentrica, ecologica, sostenibile, solidale e, soprattutto, contemporanea operando sia sulla dimensione pubblica (edifici pubblici, piazze, strade, parchi, giardini, aree verdi) che su quella privata (residenze, servizi,..).
Per quanto riguarda le aree di interesse storico, è necessaria un’azione che tuteli, conservi, restauri il grande patrimonio ereditato dal passato e che, allo stesso tempo, lo renda compatibile con un uso “odierno”, funzionale ed integrato alle esigenze di una moderna città.
Relativamente alle aree di più recente formazione, si dovrebbe attuare una politica di ridefinizione estetica di tutta la brutta “edilizia” presente (i cosiddetti “condomini” figli del sacco di Palermo), e una politica di “invenzione” dei necessari spazi urbani collettivi, oggi del tutto inesistenti, attraverso micro-interventi nei pochi vuoti esistenti, strade e piazze anonime, aree di risulta.
Si dovranno inoltre individuare nuove aree di espansione del verde, oltre che proteggere quelle esistenti (parchi, giardini, aiuole, alberature, ecc), per dotare la città di quel “polmone” vegetale oggi più che mai indispensabile.
L’insieme degli interventi da attuare, per far tornare Palermo capitale, dovrà scaturire da una visione culturale che metta insieme identità e specificità del nostro territorio (ad esempio l’architettura Arabo-Normanna, il Liberty di Basile, e così via) con approcci e linguaggi più “globali”, quali quelli dell’architettura contemporanea.
Per fare tutto ciò occorre un “nuovo modo di amministrare”, che metta fine a tutto ciò che è stato consentito fino ad ora, una rivoluzione amministrativa, politica e culturale.
Un lavoro di profonda e accurata riflessione, di studio elaborato sotto forma di norme e strumenti dalla cittadinanza, si trova già all’interno del Nuovo Statuto comunale dal titolo “Amministrare con i cittadini”, presentato già da alcuni anni all’attenzione dell’attuale amministrazione comunale. Un lavoro di grande significato civico, mai pienamente riconosciuto e, persino, osteggiato nonostante i proclami.
Eccone, in breve, alcuni punti salienti
È necessario dotarsi di una “visione”, di una programmazione strategica condivisa, di un piano di interventi e del relativo programma di azioni da fare nei prossimi decenni, che riguardino sia le grandi aree dismesse da recuperare, sia il singolo marciapiede, stabilendo modalità, tempi, priorità, costi.
Questa “programmazione”, che occorre alla città per cambiare volto e per una rivoluzione culturale vera, deve essere quanto più condivisa. Le varie componenti cittadine – Amministrazione, Università, altre Istituzioni culturali, associazioni, comitati, consulenti esterni, imprenditori e cittadini – devono, infatti, collaborare a questa programmazione, condividerla e cooperare alla sua realizzazione.
Il lavoro del Sindaco, nei 5 anni di mandato, dovrà essere stabilito all’interno delle scelte fatte in questo piano-programma; se Palermo necessita, ad esempio, di nuove scuole, questa esigenza permane al di là di chi la amministra nel particolare lasso di tempo e deve trovare assolutamente risposta.
La redazione di qualsiasi Piano urbanistico, Generale (come il P.r.g.) o Particolareggiato, deve prevedere che i cittadini, attraverso strumenti specifici, possano partecipare alle decisioni, nelle varie fasi, che determineranno i principi base, la redazione di un piano e la sua applicazione nella trasparenza.
Deve, inoltre, essere attuato un dibattito pubblico, con varie forme di consultazioni cittadine, oltre che momenti di valutazione, per la realizzazione di tutte le opere pubbliche di una certa importanza.
Per assicurare la qualità delle scelte in materia architettonica e urbanistica, oltre al principio della ‘competenza’ che deve individuare i soggetti idonei che gestiscono i processi di trasformazione della città, è necessario utilizzare lo strumento dei ‘concorsi di progettazione’, che consenta di scegliere la migliore soluzione tra una produzione di più progetti redatti per la stessa area.
A questo proposito, all’interno dell’appello “Sos Palermo La bellezza necessaria”(1), si propongono, all’Amministrazione comunale che verrà, 10 concorsi di progettazione da realizzare in 10 aree della città di Palermo, nei confronti delle quali c’è stata grande attenzione e interesse.
Tra queste citiamo Piazza Politeama, la Foce dell’Oreto, le aree interessate dal Passante Ferroviario, la Fiera del Mediterraneo.
*Architetto, studioso, docente, coordinatore di “Anghelos abitare arte e architettura” e co-coordinatore di Comitato Bene Collettivo
(1) appello, sottoscritto, da centinaia di architetti, Sos Palermo La bellezza necessaria, contro il disastro architettonico urbanistico e ambientale della città su, a cura di anghelos abitare arte architettura e del comitato bene collettivo su http://www.renurban.com/comitato-cittadinie-bene-collettivo/364/p-p-l-l-o-sos-palermo-bellezza-necessaria-contro-disastro