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Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Politica o contabilità aziendale?

Alcuni sindaci siciliani hanno subito un provvedimento di decadenza per mancata approvazione dei bilanci. Ma facciamo politica o contabilità aziendale?...

di Redazione

Stretti nella morsa dei vincoli, alcuni sindaci siciliani hanno subito recentemente un provvedimento di decadenza, per mancata approvazione dei rispettivi bilanci comunali. Facciamo politica o contabilità aziendale?

 

di  Mario Guglielmino*

Stretti nella morsa dei vincoli, così come definiti dalle finanziarie votate nei  parlamenti nazionale e regionale, alcuni sindaci siciliani hanno dovuto alzare bandiera bianca, subendo recentemente un provvedimento di decadenza, per mancata approvazione dei rispettivi bilanci comunali. Insomma, parliamo di politica o contabilità aziendale?
Verso tale effetto, i sette sindaci  di Casteldaccia, Calatafimi Segesta, S. Piero Patti, Castiglione di Sicilia, Valdina, Monforte S.Giorgio e Monterosso Almo provvederanno certamente a  produrre ricorso. Gli stessi, confortati  dall’Anci Sicilia e dal presidente Crocetta, ritengono di aver subito un torto eclatante.
La vicenda è la punta dell’iceberg di un problema rilevantissimo. Molti trasferimenti di risorse, già ridotte a lumicino, tardano ad arrivare dalle sedi centrali, impedendo l’espletamento di pratiche inderogabili. I sindaci , per parte loro, lamentano l’impossibilità oggettiva di portare a  termine  i loro formali compiti istituzionali. L’altra faccia  della medaglia è rappresentata, invece, dai servizi ai cittadini sempre più carenti. Tutte le statistiche registrano una flessione in negativo riguardo alle aspettative  di vita  e di salute degli italiani , e, in particolare, nelle regioni del Sud. Alcune persone rinunciano persino alle cure sanitarie indispensabili, pur di racimolare il necessario per tirare a  campare. La vita sul filo della soglia di povertà vede ormai  sempre più accomunati tanti uomini, donne  e bambini, e  intere famiglie non arrivano più con serenità economica alla fine del mese.

Di fronte all’immagine  di un numero sempre maggiore di persone che si osservano racimolare i resti di cibo invenduto al mercatino ,  in continua ricerca tra i contenitori della spazzatura, non si può fare a meno  di considerare quello che è stato il più grande fallimento della politica dell’ultimo ventennio. Una produzione abnorme di norme e regole che hanno  progressivamente inceppato ogni tipo di sano meccanismo istituzionale.
Dopo la stagione delle vacche grasse, l’austerità colpisce soprattutto i ceti più deboli, mantenendo molti cittadini confinati in sacche di povertà, accanto a un cospicuo numero di privilegiati, cui invece rimangono garantiti alcuni opinabili diritti cosiddetti acquisiti, anche  in antica data, ma adesso  davvero iniqui, secondo i canoni odierni.
La politica ha il primo irrinunciabile compito di riformare sé stessa, abbandonando schemi di stampo meramente computistico e ragionieristico, avendo il coraggio di affrontare le emergenze delle vite umane, e  non soltanto quelle  finanziarie nella vita dei comuni e dei loro  primi cittadini.
Uno sforzo culturale è necessario da parte di tutti.
E’ chiaro ormai il fallimento delle pretese insite nella politica dell’uomo solo al comando. La reazione alla fase del consociativismo e di tangentopoli ha prodotto un male forse peggiore del primo. Le sirene della governabilità a tutti i costi attraverso il modello maggioritario devono professare maggiore umiltà e mettersi in ascolto e a servizio delle istanze  dei cittadini, e lo sforzo di rinascita deve  avere carattere solidale e condiviso.
Diventa quindi indispensabile per i cittadini imparare a scegliere bene i propri rappresentanti, oltre che far riconoscere modi e strumenti di partecipazione  diretta e  attiva  nelle scelte politiche e amministrative  locali. Se, come è vero, a mo’di esempio, negli asili nido  comunali e/o statali, è carente il personale di assistenza ai piccoli, mentre le amministrazioni pullulano di portieri e  passacarte, unico antidoto è quello di eleggere ai posti di responsabilità persone che nei fatti e concretamente hanno una storia di chiaro servizio e siano capaci di scelte anche controcorrente miranti al bene comune.
I soliti noti politicanti cronici, sono quegli stessi che hanno prodotto le macerie su cui quotidianamente molti di noi, specie i più sfortunati, rovistiamo. Non facciamoci ancora una volta ingannare, guardando il dito al posto della luna e offrendo ulteriori pretesti per  difendere soltanto gretti interessi parziali e clientelari.
Le prossime elezioni in Sicilia vedranno non a caso  scendere in campo uomini e donne provenienti dalla cosiddetta società civile. La loro presenza sarà fondamentale per ribaltare le prospettive e  fare in modo che la politica  sia vero servizio  al cittadino e non al contrario , che il cittadino diventi schiavo di logiche finanziarie e di certi gruppi di potere, gli amici del favore concesso a pochi, ne non del diritto di tutti.

*Voci Attive

 

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