Stretti nella morsa dei vincoli, alcuni sindaci siciliani hanno subito recentemente un provvedimento di decadenza, per mancata approvazione dei rispettivi bilanci comunali. Facciamo politica o contabilità aziendale?
di Mario Guglielmino*
Stretti nella morsa dei vincoli, così come definiti dalle finanziarie votate nei parlamenti nazionale e regionale, alcuni sindaci siciliani hanno dovuto alzare bandiera bianca, subendo recentemente un provvedimento di decadenza, per mancata approvazione dei rispettivi bilanci comunali. Insomma, parliamo di politica o contabilità aziendale?
Verso tale effetto, i sette sindaci di Casteldaccia, Calatafimi Segesta, S. Piero Patti, Castiglione di Sicilia, Valdina, Monforte S.Giorgio e Monterosso Almo provvederanno certamente a produrre ricorso. Gli stessi, confortati dall’Anci Sicilia e dal presidente Crocetta, ritengono di aver subito un torto eclatante.
La vicenda è la punta dell’iceberg di un problema rilevantissimo. Molti trasferimenti di risorse, già ridotte a lumicino, tardano ad arrivare dalle sedi centrali, impedendo l’espletamento di pratiche inderogabili. I sindaci , per parte loro, lamentano l’impossibilità oggettiva di portare a termine i loro formali compiti istituzionali. L’altra faccia della medaglia è rappresentata, invece, dai servizi ai cittadini sempre più carenti. Tutte le statistiche registrano una flessione in negativo riguardo alle aspettative di vita e di salute degli italiani , e, in particolare, nelle regioni del Sud. Alcune persone rinunciano persino alle cure sanitarie indispensabili, pur di racimolare il necessario per tirare a campare. La vita sul filo della soglia di povertà vede ormai sempre più accomunati tanti uomini, donne e bambini, e intere famiglie non arrivano più con serenità economica alla fine del mese.
Di fronte all’immagine di un numero sempre maggiore di persone che si osservano racimolare i resti di cibo invenduto al mercatino , in continua ricerca tra i contenitori della spazzatura, non si può fare a meno di considerare quello che è stato il più grande fallimento della politica dell’ultimo ventennio. Una produzione abnorme di norme e regole che hanno progressivamente inceppato ogni tipo di sano meccanismo istituzionale.
Dopo la stagione delle vacche grasse, l’austerità colpisce soprattutto i ceti più deboli, mantenendo molti cittadini confinati in sacche di povertà, accanto a un cospicuo numero di privilegiati, cui invece rimangono garantiti alcuni opinabili diritti cosiddetti acquisiti, anche in antica data, ma adesso davvero iniqui, secondo i canoni odierni.
La politica ha il primo irrinunciabile compito di riformare sé stessa, abbandonando schemi di stampo meramente computistico e ragionieristico, avendo il coraggio di affrontare le emergenze delle vite umane, e non soltanto quelle finanziarie nella vita dei comuni e dei loro primi cittadini.
Uno sforzo culturale è necessario da parte di tutti.
E’ chiaro ormai il fallimento delle pretese insite nella politica dell’uomo solo al comando. La reazione alla fase del consociativismo e di tangentopoli ha prodotto un male forse peggiore del primo. Le sirene della governabilità a tutti i costi attraverso il modello maggioritario devono professare maggiore umiltà e mettersi in ascolto e a servizio delle istanze dei cittadini, e lo sforzo di rinascita deve avere carattere solidale e condiviso.
Diventa quindi indispensabile per i cittadini imparare a scegliere bene i propri rappresentanti, oltre che far riconoscere modi e strumenti di partecipazione diretta e attiva nelle scelte politiche e amministrative locali. Se, come è vero, a mo’di esempio, negli asili nido comunali e/o statali, è carente il personale di assistenza ai piccoli, mentre le amministrazioni pullulano di portieri e passacarte, unico antidoto è quello di eleggere ai posti di responsabilità persone che nei fatti e concretamente hanno una storia di chiaro servizio e siano capaci di scelte anche controcorrente miranti al bene comune.
I soliti noti politicanti cronici, sono quegli stessi che hanno prodotto le macerie su cui quotidianamente molti di noi, specie i più sfortunati, rovistiamo. Non facciamoci ancora una volta ingannare, guardando il dito al posto della luna e offrendo ulteriori pretesti per difendere soltanto gretti interessi parziali e clientelari.
Le prossime elezioni in Sicilia vedranno non a caso scendere in campo uomini e donne provenienti dalla cosiddetta società civile. La loro presenza sarà fondamentale per ribaltare le prospettive e fare in modo che la politica sia vero servizio al cittadino e non al contrario , che il cittadino diventi schiavo di logiche finanziarie e di certi gruppi di potere, gli amici del favore concesso a pochi, ne non del diritto di tutti.
*Voci Attive