Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Polizia si , Polizia no

di Redazione

Il caso Aldovrandi e i fatti di Roma a seguito della finale di Coppa Italia

 

Di Daniela Mainenti

 

In pochissimi giorni l’Italia ha assistito ad umori completamente contrastanti riguardo l’azione  delle forze dell’ordine.

Da una parte  “Vergogna”. Questa la scritta con cui la Curva Sud si è scagliata contro il sindacato di Polizia in solidarietà a Patrizia Moretti dopo l’applauso ricevuto al congresso del SAP dagli agenti condannati per l’omicidio del figlio Federico Aldrovandi. E’ la polemica coreografia scelta dai tifosi rossoneri in occasione del derby di Milano, dopo che al congresso del sindacato di Polizia era scattato l’applauso per i quattro poliziotti.

“Sap: cinque minuti di applausi col sorriso. E’ il secondo delitto dopo che lo avete ucciso”. Con questo striscione la Curva Sud, che ha dedicato la coreografia del derby al caso Aldrovandi, si è scagliata contro il sindacato di polizia per aver accolto al congresso, con un lungo applauso, i quattro agenti condannati per la morte dello studente di Ferrara

Dall’altra Lo Stato non può trattare con Genny a’ carogna. Ovvero con chi ha una maglietta che difende l’assassino di un poliziotto. Con chi in passato è stato soggetto a Daspo. Con chi è figlio di un affiliato della Camorra. E per giunta trattare in diretta tv e davanti alle più alte cariche istituzionali: il presidente del consiglio Matteo Renzi e il presidente del senato Piero Grasso, entrambi presenti allo stadio per Napoli-Fiorentina.

I sindacati di polizia, o quanto meno una parte, prendono duramente posizione contro il Viminale e la politica. Un duro attacco che ha anche il sapore di una piccola rivincita, dopo una settimana in cui gli agenti sono stati sotto i riflettori per il caso degli applausi ai colleghi che hanno ammazzato Federico Aldrovandi. Insomma, la sensazione è che i sindacati si siano tolti un bel macigno dalla scarpa.

Dice, non senza un pizzico di amarezza Gianni Tonelli, segretario generale del SAP . “Vogliamo vedere adesso la stessa indignazione dei vertici della nostra Amministrazione e del Viminale, vogliamo capire se per le autorità dello Stato i morti sono tutti uguali o se qualcuno è più uguale di un altro.

A rincarare la dose di Tonelli ci pensa poi il collega del Consap, Igor Gelarda. “La maglietta del capo ultras con la scritta ‘Speziale libero’ è un affronto personale alla categoria dei poliziotti e alla vedova Raciti. Abbiamo parlamentato con un uomo la cui maglietta chiedeva la libertà per un assassino di un poliziotto”.

Gelarda infatti ricorda che “Antonio Speziale è stato condannato a 8 anni, in via definitiva, per l’omicidio preterintenzionale dell’ispettore capo Filippo Raciti”. “Qualcuno di coloro che reggono le sorti di questo Paese chiamerà forse Marisa Grasso, la vedova Raciti, per scusarsi di cosa è accaduto, dicendo di provare vergogna?”, incalza il segretario della Consap.

E riferendosi al caso esploso a Rimini dove alcuni sindacalisti del Sap hanno applaudito i poliziotti condannati per l’omicidio di Aldrovrandi, aggiunge: “Qualcuno forse scatenerà il putiferio mediatico avvenuto qualche giorno fa a causa di un discutibilissimo, sicuramente indegno e assolutamente fuori luogo applauso fatto da alcuni poliziotti? Tuttavia di applauso si trattava, non di trattativa con una specie di antistato, in questo caso rappresentato dal ‘Masaniello ultras’ affinchè l’ordine venisse mantenuto”.

“A Filippo Raciti, ancora, la Regione Sicilia non è stata in grado di tributare una medaglia d’oro al valore civile – accusa il segretario sindacale – Nè il comune di Catania è stato capace di intitolare una piazza a un poliziotto che ha perso la sua vita per salvarne altre”. “E se nessuno prova vergogna o si scusa, lo faccio io.

Chiedo io scusa alla famiglia Raciti – conclude Gelarda – e a tutti i familiari dei miei colleghi morti durante il loro dovere. E chiedo soprattutto scusa a quei poliziotti che ancora credono nel loro dovere e nelle istituzioni e che continueranno a lavorare in silenzio, in attesa che qualcosa cambi”.

Insomma, i sindacati di polizia il sasso l’hanno lanciato. Ad Alfano, Renzi e Grasso ora tocca rispondere. Il primo a farlo è stato il ministro dell’Interno che pensa al Daspo a vita  per le situazioni come quelle della finale di Coppa Italia.

Ricordiamo che i poliziotti del caso Aldovrandi sono stati condannati in via definitiva dalla Cassazione per “ eccesso colposo nell’uso delle armi” pertanto è  l’elemento della colpa e non del dolo ad essere stato preso in considerazione dai Supremi giudici.

I due casi in questione meritano una riflessione da una parte congiunta , ma , anche, una valutazione, relativamente al loro peso specifico, separata.

In entrambi i casi , comunque si vogliano guardare le due vicende, emerge un’azione, o un’inazione delle forze dell’ordine.

Ma è sbagliato mettere in relazione i due fatti.

La reazione collettiva di sdegno all’inopportuno applauso al congresso del SAP , sfortunatamente,  mette in risalto o addirittura giustifica abnormi reazioni di rivalsa da parte dei poliziotti o reazioni antagoniste da parte di chi notoriamente cerca lo scontro, nelle situazioni favorevoli, con questi ultimi.

Si  è di fatto assistito in pochi giorni ai mutevolissimi umori di una società ormai destabilizzata dove per citare “ Il lupo della steppa” di Herman Hesse “ tutti noi siamo capaci di ergere altari agli idoli che poi dopo poco siamo altrettanto abili a rimuovere”.

I due fatti , semplicemente per la loro  intrinseca incorrerabilità non possono essere utilizzati per aizzare interventi esageratamente violenti dei poliziotti nei confronti di chi manifesta il proprio pensiero con manifestazioni pubbliche di dissenso, nè, tantomeno, possono essere usati per depotenziare l’azione a difesa della sicurezza pubblica degli uomini delle forze dell’ordine.

 

 

 

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