Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

‘Popular leader’

di Redazione

C’è chi punta sugli schieramenti politici per condurre al successo la propria campagna elettorale, chi, invece, punta prevalentemente sulla forza elettorale. Faccia a faccia con Fabrizio Ferrandelli, candidato a sindaco del centro sinistra

di Patrizia Romano

Certo la faccia pulita del bravo ragazzo ce l’ha. Non è soltanto un’impressione colta dai manifesti. Lineamenti distesi, modi cordiali, Fabrizio Ferrandelli, ci riceve senza la prosopopea di un candidato a sindaco che ha già superato la prima prova con l’elettorato. Una prova calda e determinante che ha consacrato il suo ruolo nel suffragio popolare. Ed è proprio un ‘popolar leader’ che ci piace considerarlo. Con la sua lunga militanza, esercitata dall’adolescenza attraverso i movimenti sociali, Ferrandelli ha conquistato negli anni il consenso di quella frangia sociale protesa verso il cambiamento. Una voglia di cambiamento che in alcune aree della città emerge forte e chiara. Le primarie ne sono una dimostrazione. Basti pensare che nel 2007 vi hanno partecipato appena 18 mila palermitani. Le ultime primarie, invece, hanno registrato la partecipazione di 30 mila persone. C’è chi punta sugli schieramenti politici per condurre al successo la propria campagna elettorale, chi, invece, punta prevalentemente sulla forza elettorale. Non è, quindi, un ruolo improvviso quello che Ferrandelli si è determinato all’interno di certe fasce sociali. Magari le fasce meno abbienti; in alcuni casi dei diseredati, dei bisognosi, degli emarginati. Alle quali si aggiungono i movimenti sociali. Tutte fasce, comunque, concentrate sul recupero della normalità.

Ed è proprio questo obiettivo, il caposaldo della sua campagna elettorale.

Ma quale normalità hanno bisogno di recuperare i palermitani?

E’ la normalità che propongo loro nel mio programma elettorale, dove  recuperarla significa svolgere un’operazione di verità sullo stato di salute della città e della sua popolazione. In primo luogo bisogna individuare i nodi che la ostacolano e, a poco a poco, mettere a punto le soluzioni per scioglierli.

Visto che parliamo di programma, quali sono, allora, i punti più salienti e, soprattutto, più concreti?

Il nostro programma prevede, in primo luogo, un Piano energetico fondato sulle energie rinnovabili. Tra queste, l’installazione di pannelli solari, che, in una prima fase, verrà applicata su tutti gli edifici pubblici. Attraverso questa operazione, abbiamo preventivato un notevole recupero di energia pulita, nonché l’impiego  di 700 unità lavorative.

Non pensate che un Piano energetico che prevede l’installazione di pannelli solari possa essere in dissonanza con il Piano di recupero del Centro Storico?

Per il Centro storico, abbiamo previsto l’installazione di tegole fotovoltaiche. Un nuovo prodotto che si pone in alternativa ai pannelli solari, lì dove le caratteristiche artistiche e monumentali dell’edificio non consentono la presenza di pannelli.

A proposito di Centro Storico, cos’altro prevede il vostro programma?

La regolare fruizione del territorio, attraverso una sana pedonalizzazione, particolarmente spinta in alcune zone, la realizzazione di piste ciclabili, la piena fruibilità di musei e monumenti, il recupero e riutilizzo di edifici dismessi. L’obiettivo finale che si vuole raggiungere attraverso queste opere di recupero e risanamento del Centro Storico è quello di trasformare Palermo, entro il 2018, in capitale della cultura.  

Il Centro Storico comprende pure la costa sul lungo mare; un patrimonio e una risorsa considerevoli per la città. Con il precedente recupero della costa estesa lungo il Foro Italico si è dato tanto impulso, ma non è bastato a fare di Palermo una vera città di mare.

Il nostro programma prevede la riqualificazione di 24 chilometri di costa. Un tratto che andrà da Sant’Erasmo ad Aspra, dando, quindi, continuità a quello che è stato fatto già. E’ stato previsto pure un progetto di finanza da realizzare in accordo con i grandi gruppi albrerghieri che hanno interesse a rilanciare e riaffacciare le proprie strutture sul mare. Abbiamo previsto pure il trasferimento del porto commerciale di Palermo su Termini imerese, in modo da spostare il grosso traffico.

Riqualificazione del territorio, quindi, in senso lato. E per renderlo fruibile e vivibile in pieno, una volta riqualificato?

Quando parlavo di riappropriarsi del territorio, mi riferivo proprio all’opportunità di creare condizioni per ottimizzarlo al massimo. Il nostro programma prevede una serie di interventi sulla mobilità, che vanno dalla realizzazione del tanto agognato tram al passante ferroviario, dalle aree di parcheggio allo snellimento del traffico. Cose semplici e ‘normali’, ma preposte a elevare la qualità della vita.

Qualità della vita significa anche vivere in una città pulita. E la pulizia è sempre stato il cruccio del nostro capoluogo. Come vi ponete di fronte a questo eterno dilemma?

Lavoreremo per creare un moderno ed efficace sistema di raccolta differenziata dei rifiuti. Il nostro obiettivo è quello di arrivare al 70 per cento della raccolta differenziata.

Realizzare e mantenere queste cose richiedono una forte osservanza da parte dei cittadini. La città di Palermo è preparata a fruire in un certo modo di determinati servizi?

Noi riteniamo che una grossa fetta delle nostre risorse vada destinata alla scuola e al ruolo che questa riveste nella crescita e nella formazione di una popolazione civile e consapevole.

Pensa che il ritorno alla ‘normalità’ basti a una città bisognosa di tante altre cose?

E’ la soluzione vincente quella di cominciare dalla cosa più semplice: restituire i diritti negati. Tutti i nostri sforzi sono diretti a trattenere chi tende a fuggire dalla propria realtà. Ogni due anni, vanno via dalla città 15 mila palermitani. Dobbiamo frenare questo esodo inarrestabile.

Insomma, la forza elettorale c’è. L’appoggio popolare, altrettanto. Ma sotto il profilo degli schieramenti politici non sembrate messi proprio bene. Per vincere un’elezione basta il ‘furor di popolo’?  

Io non voglio essere il sindaco della politica. Io voglio essere il sindaco della città e della gente. Sotto il profilo squisitamente politico ho l’appoggio del Pd e di Sinistra Ecologia e Libertà. In più, ho i Movimenti di neo formazione che raccolgono il consenso popolare.

Quanto sta influendo la scelta dell’Idv?

Il nostro percorso è sempre lo stesso. Quello dell’Idv, invece, è cambiato. Italia dei Valori ha voluto tradire il patto sottoscritto dagli elettori e ha fatto altre scelte, andando verso altre direzioni. Ma noi andiamo avanti ugualmente. Orlando non può essere la fine dell’immaginario collettivo dei palermitani. I palermitani sanno guardare oltre l’Orlando.

Sì, ma…. Orlando non sta facendo un po’ di terra bruciata attorno a….?

Attorno a me! Diciamolo pure… Il suo è un attacco diretto alla mia persona. Lui ce l’ha proprio con me.

Perché questo accanimento?

Perché ha fatto della sua sconfitta e della mia vittoria una ragione personale. E’ naturale che reagisse così…  ‘sua lesa maestà’. Lui diceva di essere candidato alle primarie come ‘Borsorlando’. Non è facile da digerire la sconfitta di un’alleanza che lui credeva invincibile

Un po’ male, però, siete rimasti?

Io pensavo che fosse naturale che l’uomo guida ‘illuminata’ del Consiglio Comunale mi appoggiasse. La sua per me è una scelta incomprensibile

E degli altri, al di là delle magagne interne alle loro alleanze, che non sono da meno alle vostre, cosa dite?

Con gli altri mi confronto sul piano della programmazione. E questo è un ambito su cui, francamente, ci sentiamo forti. Ci sentiamo molto ferrati, soprattutto, sui progetti di cambiamento. Se aggiungiamo che uno di loro ha dalla sua tutti gli assessori di Cammarata…. È chiaro che non ho motivo di temere confronti. E’ il vecchio travestito di nuovo che si ripropone. E per il vecchio mascherato non c’è spazio nelle scelte di cambiamento.

Vecchi o nuovi, non le sembra, comunque, una kermesse di baby candidature?

Io sono stato il primo candidato particolarmente giovane a lanciarsi. E’ chiaro che gli altri schieramenti dovevano puntare, per forza, su una scelta competitiva.

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