Il Natale richiama il concetto di povertà. La natività, infatti, è un evento che matura proprio in un contesto di forte miseria. Ma parlarne in questi termini, quando il concetto del Natale ha assunto connotazioni meramente consumistiche, sembra quasi fuori luogo. La povertà in Sicilia è tutto l’anno
di Luca Licata
E’ fuor di dubbio che il Santo Natale ci richiama, inevitabilmente, al concetto di povertà. La natività, infatti, è un evento che matura proprio in un contesto di forte miseria. Ma parlarne in questi termini, dopo 2 mila anni, in cui il concetto del Natale ha assunto connotazioni meramente consumistiche, sembra quasi fuori luogo.
Dal capoluogo siciliano ai piccoli comuni, decine e decine di associazioni che operano nel sociale si stanno adoperando per offrire ai poveri il pranzo natalizio. Senza nulla togliere alla spiritualità delle numerose iniziative in favore dei poveri in occasione del Natale, vorremmo ricordare alcuni dati che riguardano la popolazione indigente e che sono presenti dalla vigilia del Natale al giorno dopo.
Superata la spiritualità del Natale, la Sicilia, con il 32,5 per cento di famiglie indigenti contro una media nazionale del 26 percento, è la regione più povera d’Italia. Ha superato anche la Calabria, dove l’indice è tra le regioni d’Italia in cui si registra il più alto tasso di povertà.
Oggi la soglia si è abbassata e le vittime del disagio appartengono a diverse classi sociali: tra loro ci sono anche gli impiegati, i divorziati, le famiglie monoreddito con più figli. Persone senza fissa dimora, in situazione di crisi e nella condizione di povertà e di solitudine, ma anche famiglie che vivono in gravi condizioni di marginalità sociale.
Sono i siciliani poveri o i poveri siciliani, dipende dall’angolazione dalla quale si guarda al fenomeno. Sono, comunque, indigenti da una vita che riempiono sacche di povertà economica e di miseria culturale per 364 giorni l’anno; tranne, appunto, il giorno di Natale.
E sono davvero tanti.
E’ quanto emerge da un’indagine dell’Istat. Secondo dati dell’Istituto di ricerca statistica, il numero di persone indigenti, in Sicilia, è cresciuto del 2,5 per cento rispetto agli anni precedenti.
Certo, la situazione è diffusa in tutta Italia. Solo nell’ultimo anno sono stati oltre 4 milioni gli italiani costretti a rivolgersi agli enti caritativi per un pasto gratuito o un pacco alimentare. Però, al Sud è giunta al limite, dove il disagio economico è sempre più diffuso: in Calabria e in Sicilia in particolare l’incidenza di povertà tocca una famiglia su tre.
In Sicilia, secondo gli ultimi dati Svimez, oltre 4 persone su 10 sono a rischio povertà, il 72 per cento per cento dei lavoratori non riesce a raggiungere il 40 per cento del reddito medio regionale, l’economia è in una fase critica di stagnazione ed è stato raggiunto il primato per povertà educativa.
Uno studio condotto dal Sole 24 Ore sulle province più povere della Sicilia mette tra le prime 10, Messina, che si piazza all’ottavo posto, mentre Palermo si trova al trentaseiesimo, Catania al trentottesimo. Tra le siciliane quella con le migliori prestazioni è Ragusa, che si piazza al settantesimo posto.
La Regione avrebbe il dovere di essere vicina a questa gente. Sono stati studiati dei meccanismi per far fronte ai bisogni immediati di chi soffre, mettendo in gioco lauti finanziamenti da erogare attraverso le strutture sociali che operano sul territorio. In realtà, non sembra che gli esiti siano stati soddisfacenti.
In una prima fase, sono stati messi a disposizione 12 milioni di euro. In una seconda, altri 8. Sono state risorse destinate ad affrontare le emergenze, attraverso gli enti che operano nel sociale, fornendo il vitto, l’alloggio, i vestiti e tutto ciò che serve al fabbisogno immediato. Insomma, un Natale prolungato, con esiti fittizi.
Le istituzioni, però, non hanno ancora capito che non è sull’emergenza che bisogna puntare, ma sulla quotidianità, creando posti di lavoro. E’ soltanto riducendo la disoccupazione che si potrà arginare la povertà.