Nuova edizione de L’Inchiesta Sicilia – fondata nel Luglio del 1996 da un gruppo di giornalisti indipendenti

Prima che passi di mente di Ignazio Romeo

Ricco di letture e inteventi, il mensile Segno tra il 2005 e il 2022., il volume di Ignazio Romeo "Prima che passi di mente" fornisce un grande apporto. Scopriamo quale

di Patrizia Romano

Patrizia Romano

Ignazio Romeo. Con le letture a cura dell’autore, Ignazio Romeo, “Prima che passi di mente” riunisce sapientemente trenta brevi interventi apparsi sul mensile Segno tra il 2005 e il 2022.
Magistrali gli interventi di Sabrina Petix e Beatrice Agnello, che fano da contorno alla stessa rivista.
La rivista, nata a Palermo nel 1975 e animata dal padre redentorista Nino Fasullo, è nota per l’apporto dato al rinnovamento etico, politico, religioso e civile nella città. 
Nel corso della scrittura, vengono toccati argomenti gravi, come il rapporto tra i palermitani. il potere e la mafia, nonché le uccisioni di Puglisi e Livatino, l’emigrazione intellettuale che svuota la Sicilia, gli attentati jihadisti e suprematisti. Ma anche argomenti meno gravi, come l’ossessione per i capi firmati, il mutare della memoria nell’infosfera contemporanea, l’ipocrisia nell’età dei selfie, fino a formare una sorta di diario delle nostre perplessità in un’epoca, come quella attuale, di cambiamenti radicali. 

L’Inchiesta Sicilia La rivista SEGNO nasce nel ’75, dando un grande apporto al rinnovamento etico, politico, religioso e civile. Cosa è cambiato da allora?

Ignazio Romeo – Ho cominciato a collaborare con Segno, all’inizio piuttosto sporadicamente, solo nel 2005, quando la rivista – guidata con intelligenza e una tenacia fuori dal comune dal padre redentorista Nino Fasullo – aveva alle spalle già trent’anni di vita e di battaglie. Piero Violante dice, con acutezza, che una rivista è un “intellettuale collettivo”, e a Segno la definizione si attaglia benissimo. Dal 1975 moltissime cose sono cambiate. La città ha conosciuto, tra la primavera palermitana della fine degli anni ’80 e la rivolta collettiva alla mafia del 1992, il risveglio civile per il quale Segno si era schierata. Oggi Palermo sembra affrancata da alcune delle sue vecchie tare, e nello stesso tempo più omologata. E soprattutto il Meridione va scomparendo dal discorso pubblico italiano, come se le sue condizioni non costituissero più un problema nazionale. I giovani vanno via, la nostra terra si sta dissanguando in silenzio.

L’Inchiesta Sicilia La rivista SEGNO nasce nel ’75, dando un grande apporto al rinnovamento etico, politico, religioso e civile. Cosa è cambiato da allora?

Ignazio Romeo –Un poco sono cambiato io: invecchiando, la prospettiva da cui si osservano i fatti si fa diversa, più ampia, meno perentoria e forse meno risentita e puntigliosa. Ma moltissimo è cambiato il mondo: globalizzazione e Internet lo hanno modificato in un modo che fino a pochi anni fa sarebbe stato impensabile. Abbiamo vissuto, e continuiamo a vivere, un’autentica rivoluzione nel modo di lavorare, di conoscere, di comunicare, e di rappresentare la società, la politica, le nostre persone, i nostri corpi.

L’Inchiesta Sicilia – Che cosa rivela della realtà contemporanea?

Ignazio Romeo –Quel che di tutto questo processo di trasformazione è via via saltato agli occhi di un uomo di mezza età, che viene da un altro mondo e guarda a questo con curiosità e perplessità, soffermandosi soprattutto su piccoli dettagli rivelatori, sui tic o i lapsus dei nostri comportamenti collettivi.

In Prima che passi di mente vengono di volta in volta toccati argomenti gravi (il rapporto dei palermitani con il potere e con la mafia, le tragiche uccisioni di persone giuste come padre Pino Puglisi e il magistrato Rosario Livatino, l’emigrazione intellettuale che svuota la Sicilia, i mutamenti nel mercato del lavoro, il crescere di un risentimento sociale sordo alle vecchie ragioni, gli attentati jihadisti in Francia e quello suprematista a Christchurch in Nuova Zelanda, la perdita di rappresentatività della politica) e argomenti meno gravi (l’ossessione per i capi firmati, il mutare del concetto di memoria nella infosfera contemporanea, l’ipocrisia all’epoca dei selfie, il timore di toccarsi gli uni con gli altri, lo spaesamento davanti ai continui aggiornamenti della tecnologia), fino a formare una sorta di diario delle nostre perplessità in un’epoca, come l’attuale, di cambiamenti radicali.

L’Inchiesta Sicilia Lei è stato attore e insegnante di storia del teatro. Ha scritto recensioni letterarie e teatrali per il Giornale di Sicilia e L’Ora. Inoltre, ha lavorato per trent’anni come bibliotecario. Ha insegnato storia del teatro ed è stato pure attore. Qual è l’esperienza lavorativa che ha influito maggiormente?

Ignazio Romeo –Se parliamo della formazione alla vita, tutto ha influito. In modo particolare, però, l’esperienza nel teatro con Michele Perriera, che mi è stato maestro nel senso più ampio della parola. Se parliamo del vizio di scrivere, è una necessità a sé, indipendente, piccola ma incoercibile. Come diciamo qui: me lo fa dire la testa. Aver lavorato per i giornali mi ha istruito nelle regole del mestiere; ma la molla iniziale è nella testa, non fuori.

L’Inchiesta Sicilia -Lei invita a leggere i suoi lavori con la mente sgombra da pregiudizi, guardando oltre gli orizzonti. In realtà, come viene accolta la sua lettura?

Ignazio Romeo – A chi scrive piacerebbe poter conoscere i pensieri di chi legge. Purtroppo, avviene molto, molto raramente. Ma alcune lettrici e lettori mi hanno dichiarato di trovarsi d’accordo con ciò che scrivo. Penso che vogliano dirmi soprattutto che apprezzano, più delle singole conclusioni, l’atto di guardare con sorpresa. Inoltre, di ragionare, su cose che di solito passano inosservate.

L’Inchiesta Sicilia – I “pezzi” appartengono al genere dell’elzeviro. Vogliamo spiegare ai nostri lettori, cos’è il genere elzeviro?

Ignazio Romeo – L’elzeviro è un breve articolo di commento, di tono vivace e spirito pungente. Un articolo, che tratta argomenti per così dire laterali rispetto a quelli dominanti nella cronaca e nella politica. Nel modo come lo pratico, tenta di essere una rapida messa a fuoco di aspetti significativi del comportamento sociale. Un cercare di arrivare al centro delle questioni ingrandendo i particolari apparentemente marginali.

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